Fotografe talentuose che, attraverso i loro scatti, sono riuscite a suscitare autentiche emozioni, raccontando storie con uno sguardo unico. Oltre ad aver dato vita a una serie di movimenti e collettivi, le fotografe italiane hanno raggiunto importanti traguardi, ottenendo visibilità e riconoscimento internazionale.

Le fotografe italiane hanno contribuito a ridefinire la fotografia come linguaggio artistico, superando gli stereotipi e aprendo nuove prospettive e sperimentazioni. Le loro fotografie sono caratterizzate da una sensibile attenzione al dettaglio, capace di restituire l’anima di luoghi e persone.

Il loro sguardo sensibile e l’indiscussa abilità tecnica ci regalano interpretazioni originali e personali di luoghi, persone e storie. Vere artiste che attraverso lo scatto arrivano all’essenza di ciò che le circonda offrendo un’immagine unica e inconfondibile della fotografia italiana al femminile.

Immaginate quindi per un momento di essere una fotografa italiana, dalle mille culture, appassionata, e di sentire qualcosa dentro, dopo tanti “reportage”, che vi spinga a guardare oltre: cominciate un lungo processo di riflessione poetica sullo straordinario lavoro di tante artiste italiane capaci di raccontare con la fotografia uno spaccato della quotidianità con vizi, virtù e paradossi di una società che cambia; finirete in un vortice emotivo.

Come uscirne? Semplicemente raccogliendo e dando senso ad un’arte visiva che non è una visione al femminile ma solamente un altro sguardo, diverso, a volte ingenuo e volte disperato ma obiettivo, illuminato e sincero.

Con queste premesse nel 2014 nasce la Collezione di Donata Pizzi, fatta di opere che documentano momenti importanti della storia italiana e della fotografia in Italia negli ultimi cinquant'anni, puntando sui cambiamenti concettuali, estetici e tecnologici.

Oltre 90 artiste ci parlano della centralità del corpo e delle sue trasformazioni, la necessità di dare voce alle esigenze personali e alla quotidianità familiare, il rapporto tra memoria privata e collettiva. Immagini dai generi diversi, dal reportage alla fotografia concettuale e sperimentale.

Paola Agosti, Meris Angioletti, Pippa Bacca, Martina Bacigalupo, Isabella Balena, Marina Ballo Charmet, Liliana Barchiesi, Letizia Battaglia, Betty Bee, Mariella Bettineschi, Silvia Bigi, Tomaso Binga (Bianca Menna), Giovanna Borgese, Marcella Campagnano, Silvia Camporesi, Monica Carocci, Giulia Caira, Lisetta Carmi, Gea Casolaro, Elisabetta Catalano, Francesca Catalano, Francesca Catastini, Carla Cerati, Maddalena Chiarva, Martina Cirese, Daniela Comani, Agostoa Conchiglia, Marilisa Cosello, Paola De Pietri, Agnese De Donato, Erminia De Luca, Martina Della Valle, Paola Di Bello, Rä di Martino, Anna Di Prospero, Bruna Esposito, Irene Fenara, Eva Frapiccini, Elena Franco.

Linda Fregni Nagler, Vittoria Gerardi, Simona Ghizzoni, Bruna Ginammi, Elena Givone, Nicole Gravier, Giulia Iacolutti, Il Mercoledì ci vediamo (Bundi Alberti, Diane Bond, Mercedes Cuman, Adriana Monti, Paola Mattioli, Silvia Truppi), Adelita Husni-Bey, Luisa Lambri, Lisa Magri, Lucia Marcucci, Raffaela Mariniello, Allegra Martin, Paola Mattioli, Malena Mazza, Libera Mazzoleni, Gabriella Mercadini, Marzia Migliora, Ottonella Mocellin, Verita Monselles, Maria Mulas, Brigitte Niedermair, Cristina Omenetto, Stephanie Oursler, Michela Palermo, Lina Pallotta, Giulia Parlato, Beatrice Pediconi,, Luana Wojaczek Perilli, Lucia Pescador, Claudia Petraroli, Agnese Purgatorio, Luisa Rabbia, Moira Ricci, Giada Ripa, Francesca Rivetti, Silvia Rosi, Sara Rossi, Marialba Russo, Lori Sammartino, Chiara Samugheo, Marinella Senatore, Shobha, Alessandra Spranzi, Alessandra Tesi, Grazia Toderi, Sofia Uslenghi, Francesca Volpi, Alba Zari.

Era necessario citarle tutte? Assolutamente sì, altrimenti non ci si rende conto della portata della Collezione, e non si ha la reale dimensione del fenomeno artistico.

Quando, nel non troppo lontano 2016, Donata mi chiese di occuparmi dell’allestimento della prima grande mostra della sua Collezione alla Triennale di Milano curata da Raffaella Perna, non avevo idea della dimensione del patrimonio raccolto e della pluralità di linguaggi da esporre.

Fotografe tante, con immagini diverse per genere, dimensione, linguaggio. Libri d’artista, cataloghi, video interviste da distribuire nello spazio della ex Galleria Gae Aulenti cercando di dare un senso a tutta quella cultura visiva.

Dietro a tutto questo concentrato di poetica visiva c’era un preciso pensiero di curatela. Inutile seguire un ordinamento cronologico, troppo scontato. Affidarsi ad un ordine alfabetico appariva scolastico, fortunatamente era stata trovata una chiave di lettura per temi. Quattro semplici sezioni: la prima (Dentro le storie) dedicata al fotogiornalismo, una seconda incentrata sul rapporto tra immagine fotografica e idee femministe (Cosa ne pensi tu del femminismo?), una terza sui temi dell'identità e della rappresentazione delle relazioni affettive (Identità e Relazione) e, infine, quella con uno sguardo sul futuro della Collezione che raccoglie le sperimentazioni contemporanee che esplorano il potenziale artistico della fotografia (Vedere oltre).

Su queste premesse, e considerata la qualità delle immagini da esporre, la mostra si è costruita da sola. La Galleria sembrava già pensata per ospitarla. Le immagini si appendevano seguendo libere licenze poetiche e le dimensioni si adattavano quasi per magia.

Una bella mostra non ha bisogno di un allestimento ma solo di un grande pensiero.

Dopo le prime mostre in Italia, la Collezione ha cominciato a girare il mondo con continui prestiti, ulteriori acquisizioni, sempre alla ricerca di una sua identità e formula divulgativa. Il prossimo anno la Collezione sarà aperta al pubblico in uno spazio a Roma, ma la sua inclinazione a rinnovarsi e girare per mostre e musei continuerà per molto ancora.

Ora possiamo riflettere sull’opportunità di questa operazione culturale, sul suo futuro, chiedendoci a quale pubblico puntare per la divulgazione dei suoi contenuti, in un frangente in cui le nuove generazioni devono imparare a leggere il Novecento e devono sviluppare un senso critico sull’arte, specialmente su quella contemporanea.

Vorrei restituire un’esperienza positiva. Durante le mie lezioni di Storia dell’arte, quando si arriva a dialogare sulle avanguardie del Novecento, gli studenti mi chiedono come mai non si parli mai di artiste… Ecco che si apre quello spiraglio che mi permette di coinvolgerli con storie che raccontano una realtà diversa. Partendo da quelle straordinarie pioniere del modernismo che hanno contribuito all’irripetibile scuola del Bauhaus, passando per le grandi maestre del Design Italiano, fino ad arrivare a quella magnifica mostra del 2021 al Centre Pompidou dal titolo Elles font l’Abstraction che restituisce universalmente il reale valore dell’arte al femminile del Novecento.

Puntando sull’interesse delle nuove generazioni verso e con un altro sguardo, la Collezione della fotografia italiana al femminile si presta a diventare luogo d’incontro di diverse culture, spazio di ricerca e sperimentazione visiva per linguaggi alternativi, che non saranno immuni dal dirompente arrivo dell’intelligenza artificiale.