Ago, filo ‘e parole… recupera l’immagine archetipa di una Donna, pensata quasi come una moderna Penelope che si racconta, seduta dinanzi al telaio della sua anima, dedita ad una pacifica industriosità mentre attende qualcuno o qualcosa. Ella intreccia così, con abilità e sapienza, parole e musica per raccontarsi e raccontare, allo stesso tempo, amori impossibili, vissuti sotto i cieli d’Oriente, le notti insonni, trascorse nel pensiero costante dell'amato assente, le melodie dedicate a Selene, dea bella e luminosa che amava l’oscurità avvolgendosi nel suo abbraccio. I ricordi, l’attesa, le suggestioni antiche e mistiche si mescolano per dare vita all'arte di cui la donna si fa artefice, consapevole e appassionata. Ella rinasce, quindi, dopo l’attesa paziente ed incomincia a cantare se stessa, l’amore, la vita.

(Kalìka)

Musica come ricordo, suggestione, vocalità come contatto e relazione: dietro un album possono celarsi storie antiche e profonde, portate in superficie con maestria e fascino da tre eccezionali voci napoletane. Questo il senso di Ago, filo ‘e parole…, primo album delle Kalìka dopo i due singoli Fatmah e Era sulo ajere.

Le Kalìka sono il trio composto da Vania Di Matteo (voce), Anna Rita Di Pace (voce e violino) e Giulia Olivieri (voce) – con la direzione musicale e gli arrangiamenti a cura di Gianluigi Capasso. Il terzetto sboccia per caso da una fortuita collaborazione musicale, divenuta prima un progetto vocale a cappella, tutto al femminile, impreziositosi poi con la collaborazione di un ensemble di musicisti. In linea con il principio del "nomen omen", in lingua hindi la parola kalìka significa “bocciolo”, e proprio l’immagine di un fiore in potenza, qualsiasi fiore, colto nell’attimo prima di manifestarsi in tutta la sua piena bellezza, è parso adeguato per nominare questo progetto. Tre donne, tre voci e tre anime si sono incontrate e scelte tra le righe e nelle note di originali riarrangiamenti di brani editi attinti dalle diverse esperienze musicali in gioco, e di pezzi inediti tutti da scoprire.

Dichiarano le Kalìka: «Il lavoro minuzioso di costruzione del nostro progetto, dal repertorio al sound, è stato supportato da un’intensa attività di ricerca, personale e di gruppo, che ha preso le mosse dallo studio di sonorità percepite vicine e viscerali, in primo luogo quelle del cantautorato partenopeo, senza dimenticare la pregnanza testuale. Il nostro è un melting pot musicale che recupera le sonorità mediorientali e mediterranee, enfatizzandole con intrecci vocali, mix di suoni acustici ed elettronici, risolvendo la tensione tra sacro e profano in un ideale equilibrio sonoro nel panorama world».

Ago, filo ‘e parole… è un’opera suggestiva, aperta e chiusa da una ouverture e un epilogo che raccolgono il senso del disco registrato, missato e masterizzato da Fabrizio Piccolo presso Auditorium Novecento a Napoli. Insieme alle tre vocalist e a Gianluigi Capasso alle chitarre e agli arrangiamenti, partecipano Aldo Capasso al contrabbasso, Francesco Varchetta alla batteria, Pasquale Benincasa alle percussioni, Luigi Esposito al pianoforte, Isabella Parmiciano al violino, Nicola Giordano alla viola, Pasquale Termini al violoncello, Luigi Pelosi al contrabbasso.

Gran parte di quella che sono oggi lo devo a mia madre. È stata lei a regalarmi quando ero alta poco più di un metro un walkman, color carta da zucchero, perché potessi ascoltare musica, impararla, cantarla. I walkman sono passati da un pezzo ma la musica, quella, mi è rimasta dentro. Ho sognato e lottato perché la mia vita intera potesse riempirsi di note e melodie e ce l’ho fatta.

(Vania Di Matteo)

Ho studiato canto e violino fin dalla più tenera età. Un traguardo importante, costatomi molti sacrifici, è stato senza dubbio il conseguimento della laurea al conservatorio San Pietro a Majella di Napoli. La musica è per me linfa ed energia vitale, scorre nel mio sangue e riempie la mia vita intera.

(Anna Rita Di Pace)

Sono nata in provincia di Napoli e cresciuta tra la musica classica napoletana, quella italiana d’autore le commedie di Eduardo. Da che io abbia memoria, il canto c’è sempre stato e, come oggi, ha rappresentato per me passione, croce e delizia.

(Giulia Olivieri)