In molte città che oggi sono ai primi posti nelle classifiche delle città verdi in Europa come Lubiana o Lione, ottimi esempi nella gestione e pianificazione di parchi e giardini cittadini, viene dato spazio a sistemi innovativi di gestione che riguardano soprattutto il risparmio di acqua. Un esempio tra tutti è l’uso di specie perenni e non annuali, come invece si usa troppo spesso qui in Italia, nelle bordure delle aiuole, nei giardini e lungo le strade, oltre alla creazione, in nord Europa di rain garden spazi di raccolta delle acque delle strade urbane creando piccoli avvallamenti che diventano vasi di raccolta per le piogge e allo stesso tempo giardini e spazi verdi.

Altra pratica importante per il mantenimento delle aree vegetate è quella di creare erbai e praterie di media altezza, invece di sfalciarli continuamente rasoterra, consuetudine costosa che ci priva dei tanto amati prati fioriti. L’utilizzo di miscugli anche di limitato numero di specie da fiore che vanno a integrare le praterie spontanee dà un valore aggiunto non solo in senso estetico ma ecologico e di mantenimento dell’umidità che impedisce ai terreni di diventare aridi e gialli.

Molte ormai le aziende sementiere che producono questi miscugli adatti a varie esigenze di terreno, altitudine ed esposizione. Già molti anni fa una geniale agronoma, Elisa Tomat, produceva le prime sperimentali sementi miste per realizzarne in città, nei giardini privati e nei parchi naturalistici. Ne parlava nel delizioso libro Nativa dei prati, con l’Introduzione di Pia Pera, illuminata narratrice, nella bellissima collana dedicata ai giardinieri d’eccezione di Maestri di Giardino Editori, già nel lontano 2015. “Cari lettori – scrive – vorrei innanzitutto mettervi in guardia: avete nelle vostre un libro che può farvi cambiare ritta del tutto. Vi farà perdere la retta via e vi porterà lontano dalla comoda e rassicurante familiarità dei prati verde…”.

Gli argini dei fiumi nelle città, i grandi parchi, le aree di risulta, in attesa di nuova destinazione, sono luoghi strategici per la compensazione ecologica e sono di primaria importanza per chi vive negli spazi già così compromessi per la qualità dell’aria. Nella pianura padana Padova è ad esempio una delle prime città italiane che soffre il fenomeno isola di calore (Morabito et al., 2015), soprattutto in negli ultimi venti anni che vedono in crescita il consumo di suolo e contemporaneamente i periodi di siccità prolungata. Milano dal canto suo è la terza classificata tra le città più inquinate al mondo e l’amministrazione ha rinunciato ai fondi previsti dal Pnnr per la creazione di foreste urbane e periurbane.

Il forte sospetto è che questa rinuncia sia dovuta all’inedificabilità che questi terreni avrebbero poi acquisito. Torino è sempre in testa tra le città più inquinate d’Italia ma non brilla per nuovi investimenti. I prati fioriti, le piante perenni e i boschi urbani e di periferia rappresentano l’unica soluzione alle famose “bombe d’acqua” perché assorbono le piogge in eccesso e riducono della metà quella che arriva da strade e superfici impermeabilizzate, oltre a essere in casi di siccità e inquinamento l’unico serbatoio idrico possibile. Sono migliaia i contributi scientifici e gli interventi di specialisti e paesaggisti in Europa, sulla gestione innovativa di aree vegetate con prati alti, fioriti, bordure naturalizzate, zone umide con piante fitodepuranti, giardini con piante da foresta urbana.

E’ sconsolante vedere ancora l’ossessionante corsa alle rasature dei prati che lasciano in città mari di erba gialla inospitale quando, senza andare lontano, si potrebbe copiare, perché no, da quei parchi ideali dove specie diverse di erbe spontanee prosperano formando prati naturalizzati in quanto gestiti negli anni senza decespugliatori che rovinano i colletti degli alberi e macchine trincia erba che non permettono l’instaurarsi dell’ecosistema erbaceo spontaneo. Le potature inutili su tutte le alberature – purtroppo anche di ridotta grandezza – sono visibili ancora in molte città italiane e soprattutto negli spazi privati (che imitano le brutture !) e nel caso del pubblico a giustificare probabilmente appalti ormai

consolidati e standard che affidano lavori a ditte di manutenzione poco attente e inesperte, che procedono con metodi vetusti e contrari a tutti i regolamenti vigenti sia a livello regionale che nazionale. E operano contro i principi della Commissione Europea in materia di buone pratiche per limitare, mitigare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo.

Allora, rinnoviamo la città con investimenti mirati a tecniche come la semina dei prati fioriti che costituiscono una nota di colore, soprattutto in primavera ed estate, e creano un effetto bello e spontaneo. Le fioriture sono scalari anche se, in generale, il picco della fioriturasi ha tra maggio e giugno con una seconda fioritura in settembre. I prati spontanei o quelli creati ad hoc con specie da fiore (ranuncoli, fiordalisi, papaveri, non ti scordar di me, calendule, salvie, aster, achillee ecc. ) sono tanto più interessanti e servirebbero alla rinaturalizzazione di aree degradate o a creare un raccordo tra edificato e campagna, in quelle “terre di nessuno” in stato di abbandono. E ancora, molto apprezzabili sono le potenzialità d’impiego di tale approccio nelle famigerate rotatorie o nelle aree di risulta di tangenziali e autostrade dove invece si continua ancora a eliminare più che ad integrare la flora esistente.

Ecco le urgenze per i luoghi urbani: oltre all'erba gestita in maniera sostenibile, il blocco delle potature eccessive, l’abbattimento di piante sane adulte ed ecologicamente importanti, il salvataggio delle centinaia di alberi nuovi, messi a dimora con vanto di tutti i comuni (che fanno a gara di numeri) che invece il più delle volte diventano morenti al primo anno per mancanza di acqua, e in autunno seminare prati fioriti o lasciare in pace quelli esistenti perché intere aree si possano rinaturalizzare. Non da ultimo, queste soluzioni diventano ancor più interessanti considerando che si otterrebbe il duplice effetto di avere un qualcosa di esteticamente gradevole e a costi contenuti. Torneranno i prati?