La perdita improvvisa di una persona amata, se mai fosse capitato anche a voi, fa realizzare in un solo attimo tutte le cose che avremmo dovuto dirle. In particolare, trovo che il tempo subito dopo la morte sia estremamente difficile per noi, poiché il sentimento di perdita ci è nuovo e quei giorni sono colmi di silenzio e tristezza. Infinite volte ci pentiamo e ci sentiamo colpevoli di ciò che avremmo dovuto dire quando ne avevamo l’occasione. Queste emozioni sbloccano ricordi passati insieme e ci aiutano a riviverli attraverso la nostalgia, e in uno strano modo ci permettono anche di apprezzarne maggiormente il valore. Riflettiamo sui nostri pensieri e a quanto veramente siano importanti per noi, a come sia ingiusto che nelle nostre vite sfrenate non ci sia tempo di comunicare ai nostri cari quanto importanti siano stati quei ricordi per noi.

Nella recente scomparsa di mio nonno, il patriarca della famiglia, ho deciso di riflettere sulla sua vita e su quanto lui fosse importante per noi. Ed è proprio nel momento in cui mi ritrovavo a sedergli accanto, durante il coma nel suo ultimo giorno di vita, che ho trovato le parole mai dette prima. Dissi semplicemente: “avevi ragione, avevi ragione su tutto”. E mentre piangevo nel proferire quelle parole, non solo speravo che si svegliasse, ma che potesse sentirmi. Non era cosciente e non poteva rispondermi, ma una parte di me sentiva ancora la sua presenza.

Mio nonno inizia la sua vita in un umile paesino nella regione della Puglia in Italia, ma le sue ambizioni lo portano in vari posti nel mondo; da Roma alla grande Mela fino in Florida. Gran lavoratore di successo nel suo business, il suo traguardo più grande rimane comunque la famiglia; una grande famiglia. E non solo quella del presente, ma anche quella del futuro. Mio nonno getta infatti le basi del successo per i suoi discendenti, una cosa di cui andava veramente fiero. Come lui era solito dire, “vogliamo che le future generazioni siano sempre migliori di noi”; e non potrei essere più d’accordo.

Sono cresciuta con i miei nonni che vivevano dall’altra parte della strada. Ho passato molto tempo a casa loro e per questo conservo moltissimi bei ricordi. Se chiudo gli occhi pensando a mio nonno ed alla mia infanzia, riesco a vedere subito il giorno in cui mi regalò la mia prima bicicletta e mi insegnò a guidarla; penso al giardino di pomodori e a quanto amasse il suo caffè espresso, permettendomi di averne un po’, ma “solo un pochino”, come diceva sempre.

Crescendo, le nostre conversazioni si facevano più serie ma comunque sempre molto gradite. Lui aveva vissuto una vita piena di avvenimenti e ciò gli permetteva di potermi dare saggi consigli ogni qualvolta ne sentivo il bisogno. A volte quei consigli erano duri da ascoltare e quindi, in quel particolare momento, non potevo fare altro che rimanere in silenzio. Ma nonostante tutto era sempre in grado di leggere attraverso quei miei silenzi, a volte dolorosi sebbene necessari, poiché al di là di essi c’era sempre un suo profondo messaggio d’amore. Più vado avanti con la mia vita e più diventa chiaro come lui avesse ragione su tutto, ma ancora una volta mi rendo conto di non averglielo mai detto.

Nonostante questa sia la conversazione che non abbiamo mai avuto, mi piace pensare che lui stia leggendo queste mie parole da lassù. Vive ancora nel mio cuore proprio come quelle calde giornate d’estate quando ero ragazzina e giocavo tutto il giorno nel suo cortile. Mi salutava poi con un semplice “ciao” ed un dolce sorriso, ma entrambi sapevamo che non era un addio.

So che sei ancora qui con me, ma ora ti ascolto con il mio cuore.

*con la collaborazione di Andrea Vitto