Il turno non ne voleva sapere di terminare e Tonio aveva una gran fretta di tornare a casa e chiedere al figlio più grande che voto aveva preso al compito in classe. Se fosse andato bene sarebbero andati a pesca. A lui piaceva un mondo preparare l'attrezzatura per andare a pesca. Tonio preferiva andare al molo di Ponente o alla Mezzaluna, verso le sette di sera, e pescare alla bolognese con il galleggiante in profondità per beccare le orate con l'esca coreana. Perché l'orata è un gruffolatore e non si può che beccarlo in profondità. Oppure metteva il galleggiante a uno o due metri dal pelo dell'acqua per pescare i branzini con il bigattino (la larva di mosca ottenuta con la putrefazione della carne).

A quell'ora, dai due moli, oltre a vedere i fari è possibile godersi la vista della città che dal basso appare completamente illuminata durante il crepuscolo. Ma ci sono anche le coppiette che fermano le macchine per trovare l’intimità.

Appena uscito di casa, Tonio doveva sempre fare marcia indietro perché puntualmente si dimenticava di prendere la starlight, fondamentale per la pesca notturna per poter vedere il galleggiante tirare. Martino, il maggiore dei due figli, preferiva pescare dalla spiaggia. Diceva che con il self casting si sentiva più atleta. Era titolare nella squadra di calcio della sua scuola e per il suo fisico alto e il suo aspetto moro aveva molto successo con le ragazze. Esattamente come il papà quando era giovane. Martino era un esperto di lenze e di ami e ogni volta ne metteva tre insieme ai piombi per pescare senza il galleggiante. Ma quando seguiva il padre, pescava come gli era stato insegnato, per dimostrargli che aveva imparato bene e che l'allievo aveva superato il maestro.

Così Tonio era schizzato fuori dell'ospedale verso le due del pomeriggio e si era fiondato a casa dove però non aveva trovato nessuno. Si era detto che stava attraversando proprio un periodo del cavolo, perché niente andava per il verso giusto. Aveva iniziato a preparare l'attrezzatura per lui e per il figlio, ma verso le sei e mezzo Martino non era ancora rientrato e allora aveva preso la sua roba, era salito in macchina e si era diretto al molo. Non che pescare da solo gli dispiacesse, ma aveva bisogno di parlare con il figlio maggiore di alcune questioni e ne voleva approfittare quella sera prima che la situazione potesse sfuggirli di mano.

Arrivato al molo aveva sistemato le canne accorgendosi immediatamente della bonaccia. Ogni volta che il clima tendeva a riportare nel golfo il maestrale o il levante, a Tonio veniva il malumore, perché la sua cervicale impazziva e anche il ginocchio operato per una brutta caduta quando lavorava alle ferrovie, con il passare degli anni, aveva iniziato a dargli un sacco di problemi.

Prima di fare il corso per infermiere, infatti, aveva passato alcuni anni a scaricare zolfo e a occuparsi della composizione dei carri L, i vagoni aperti che venivano riempiti del materiale estratto nelle miniere del sud, trasportati attraverso l’isola fino al Golfo Aranci, e quindi imbarcati. Ma dopo la caduta e la via crucis dell'operazione e della riabilitazione non se l'era più sentita di continuare, e aveva deciso di cambiare mestiere.

Arrivato a quarant'anni era entrato nel tunnel della cosiddetta crisi di mezz'età ed è per questo motivo che ogni tanto parlava e si apriva con me, e mi raccontava del suo passato e si sfogava per tirare avanti qualche altro giorno, fino a quando si presentava un nuovo problema e lui ricadeva in una classica crisi depressiva. Allora litigava con la moglie e insultava gli amici, il figlioletto più piccolo soffriva, e in quei momenti mi chiamava per andare a bere una birra in Via Roma e per vuotare il sacco.

Per esempio, mi ha fatto morire dal ridere quella volta che mi ha descritto una cosa molto divertente che gli era capitata in famiglia. Doveva andare al centro commerciale per comprare una nuova cucina a gas perché, quando gli arrivavano le crisi depressive, in casa si rompeva sempre qualcosa ed allora la moglie lo stressava per girare i negozi. Lui si preparava mentalmente durante il turno, perché avrebbe dovuto riposarsi, ma la moglie se ne fregava e lo costringeva a girare anche quando stava male.

Si preparava mentalmente e quando usciva dal turno era di pessimo umore e avrebbe desiderato dormire, ma a casa di qualcun altro, perché a casa sua c’era la moglie. Allora, fatti la doccia, controlla il figlioletto, costringilo a vestirsi e fallo salire in macchina. Il Carrefour è sempre strapieno e non è il posto ideale per chi vive una crisi di mezz'età o soffre di ansia depressiva, perché ti capita di incrociare tutti i tipi di persone possibili e immaginabili, mentre si dannano l'anima con i parcheggi e con i carrelli, e vanno tutti lì a girare e a perdere tempo e questo ti fa sembrare la città ancora più piccola di quello che è, se non altro per la mentalità provinciale di andare tutti al centro commerciale. A lui questo gli faceva schizzare i nervi, ma era costretto a farlo, perché la cucina a gas si era rotta e la moglie non poteva cucinare.

Insomma, avevano comprato la cucina a gas e pagato perché gliela consegnassero il giorno dopo e, tornando a casa, con la moglie alla guida della macchina, ormai vecchia, che doveva essere rottamata, il figlioletto dietro aveva iniziato a fare casino, saltando e urlando e facendo le boccacce alle altre auto.

«Mino stai fermo ti farai male» gli aveva urlato. «Mino ti ho detto di sederti. Ma che diavolo ha questo bambino?»
«È solo un bambino» gli diceva la moglie.
«Mino vuoi starti fermo una volta per tutte?»
La moglie aveva fermato l'auto in una piazzola.
«Non urlargli in faccia come fai sempre. Poi si spaventa e piange».
Tonio era sceso e aveva aperto la portiera. Gli teneva forte le spalle, ma senza fare pressione.
«Senti Mino, ora ti spiego una cosa. Se tu non ti metti la cintura, stare in macchina potrebbe rivelarsi pericoloso. Metti che mamma frena all'improvviso e tu stai guardando dietro e facendo le boccacce. Sai cosa succede? Che fai un volo fino al parabrezza e poi lo rompi e finisci in strada streccato dalla macchina di mamma e papà».
«Tonio smettila di dire queste cose al bambino, stai diventando scemo?» Aveva sbraitato la moglie.

Ma il bambino non ne voleva sapere di smetterla di urlare.
«Smettila immediatamente Mino. Non costringermi a suonartele. Vieni qui e mettiti la cintura. Ma che diavolo ha tuo figlio? A me mi sembra un ritardato». Aveva accennato Tonio.
«Tonio sei impazzito? Non dire mai più queste parole al bambino. Mettigli la cintura e siediti che ripartiamo».
Tonio era riuscito a tenere fermo il piccolo che aveva iniziato a sputare.
«È proprio un deficiente. Vorrei sapere da chi ha preso. Da me non di certo».

Poi fissando la moglie si era accorto che stava scura in viso e che non era servito a niente fare questo sforzo e accompagnarla a comprare la cucina nuova. Anche con la crisi depressiva in atto. Perché dopo questo episodio sarebbe stato matematico che la notte gli avrebbe indicato la via del divano. E così Tonio si doveva tenere la crisi depressiva e anche il dolore alla pancia.

Cercando di capire da cosa derivasse la sua confusione, durante una di queste conversazioni, ero riuscito a fargli sputare il rospo. E quello che ne era uscito fuori era più di quanto mi avesse mai detto. E aveva confermato in pieno la mia convinzione circa il fatto che Tonio aveva incontrato qualcuno che gli stava mettendo strane idee in testa.

Era successo pressappoco all'inizio dell'anno. Rientrando dal lavoro, un pomeriggio, la moglie gli aveva riferito di un loro vicino che aveva bisogno di un infermiere per un ciclo di flebo antidolorifiche. E a lei era sembrata un'ottima occasione per tirare su qualche soldo in più, oltre al fatto che attraverso il passaparola, lui avrebbe potuto trovare altri pazienti e fare lavoretti extra, perché una volta entrato nel giro sarebbe diventato tutto più semplice.

Così, un po' controvoglia, Tonio aveva bussato alla porta del vicino. Dopo un paio di mesi era diventato uno di casa. Faceva compagnia al vecchio padre, lo accompagnava per delle consulenze dagli specialisti dell'ospedale dove lavorava. Faceva le flebo e le iniezioni. E tutto era andato liscio. Fino a quando aveva fatto amicizia con il figlio del vicino, il nipote del vecchio. Era un tipo appartato che non usciva molto. Stava tutto il giorno chiuso in camera di fronte al computer, tanto che la madre non era ancora riuscita a capire se il ragazzo avesse avuto problemi, tipo il bullismo a scuola, o semplicemente stesse attraversando una fase particolare della sua vita.

Tonio era curioso, perché le volte che il figlio del vicino si era fermato in salotto a chiacchierare con loro, aveva sempre dimostrato di avere pensieri profondi e anche un’ottima conoscenza di film e di libri. Tonio era riuscito a vedere la sua camera. Che era ben fornita di tecnologia. E quando avevano parlato di musica, Tonio si era accorto che i suoi gusti erano datati, lui non aveva un gran bagaglio di conoscenze. Tonio e la moglie non è che si interessassero di queste cose. Certo avrebbe potuto imparare tanto dal ragazzo. Si sarebbe fatto una cultura e avrebbe recuperato il tempo perso. Forse era questo che lo aveva attratto inizialmente, fino al punto di interessarsi a tutto ciò di cui il ragazzo era solito disquisire.

Tonio aveva cominciato a noleggiare film a più non posso, e a stare alzato fino a tardi per guardarli. La maggior parte erano mattoni da paura e la moglie cadeva stecchita sul divano del salotto dopo mezz'ora e si risvegliava quando la maratona era finita. Avevano smesso di fare sesso e lei era rimasta terrorizzata all'idea che Tonio potesse entrare in una libreria, decidendo di mettersi anche a leggere, perché sarebbe stata costretta a divorziare.

Tonio mi aveva detto che non era mica soddisfatto della sua vita e che era troppo giovane per non avere più altre chance.

Se devo essere sincero, io ero convinto che quelle fosse tutte fesserie. Il ragazzino intellettualoide lo stava plagiando e sicuramente non sapeva un bel niente della vita di tutti giorni e della fatica che una famiglia sempre deve fare per tirare a campare. Tonio mi aveva raccontato di una conversazione che avevano fatto e che per lui era stata illuminante. Tonio non aveva mai pronunciato la parola illuminante in mia presenza. Non che parlasse un cattivo italiano, ma aveva sempre preferito dire pane al pane e vino al vino. Per farsi capire meglio. E io ero convinto che questo facesse risaltare maggiormente il suo senso dell'umorismo e la sua capacità di inventarsi espressioni e storie che facevano morire dal ridere.

Comunque il ragazzo gli aveva detto che scriveva sceneggiature e stava disperatamente cercando l'occasione buona.

«L'altro giorno mi hanno chiamato da Roma e mi hanno detto che hanno letto un mio lavoro e sono rimasti colpiti. Se riesco ad andare fino in fondo abbandono questo posto senza voltarmi indietro. Che cosa è riuscito a produrre di buono questo paesino? Un bel niente. Mia madre mi ha detto che qui è nato uno che poi è diventato un famoso attore. Ma secondo me sono tutte balle. Io non ci credo e se anche fosse perché non gli hanno dedicato una piazza o una via? Qui non gliene frega niente a nessuno di quello che fai o non fai, pensano solo ai cavoli loro. Ma se riesco a scrivere una sceneggiatura come quella di Pulp Fiction allora dovranno accorgersi di me e quando mi chiameranno per qualche onorificenza non gli degnerò neanche di una risposta».
«Palp che?» aveva accennato Tonio in imbarazzo.
«Pulp Fiction. È un altro di quei film che devi vedere assolutamente».
Tonio aveva scritto il nome in un taccuino.

«Senti, a proposito di film. C'è una cosa che ti devo dire da tanto. Hai mai pensato di fare l'attore?»
Tonio aveva trattenuto la risata. Questa era la barzelletta più divertente che avesse mai sentito.
«Sul serio» insisteva quell’idiota. «Molti registi hanno preferito lavorare con attori non professionisti. Gente di strada. Più credibili, più umani. Molti film sono stati realizzati così. Tu hai tutte le carte in regola. Se solo avessi una dizione un po’ meno incerta».

Tonio era alto. Aveva due spalle larghe e un busto stretto. Le braccia erano muscolose e le gambe ben proporzionate. Aveva un bel didietro che mandava la moglie in tilt. Aveva perso i capelli ancora giovane, ma ora avere la testa rasata era di moda.
«Che ne dici di fare un tentativo? Se mi chiamano da Roma, faccio il tuo nome e, se accettano, per te sarà un grande cambiamento. Altrimenti, male che vada, ti fai una gita».
Il ragazzo lo aveva completamente preso all’amo.
«Se racconto una storia del genere a mia moglie, dopo essersi fatta una risata, mi ammolla un bel pugno sul grugno».
«Lascia perdere, va là. Forse è meglio così».

Però intanto la pulce nell'orecchio gliel’aveva messa e da allora Tonio non aveva fatto altro che parlare di cinema. Le liti con la moglie erano aumentate e lei non sopportava i suoi discorsi sul fatto che la sua vita gli andava stretta.

«Pensi che io mi senta una regina?» gli diceva. E poi aveva cominciato a litigare spesso anche con Martino con cui non era più andato a pesca. E una volta che Martino gli aveva detto di non fare lo stronzo, stavano anche per venire alle mani. Questa storia è andata avanti per un bel po’ e spesso Tonio, sognando il momento in cui faceva le valigie e abbandonava la famiglia, si era immaginato in nave, libero, leggero per essersi buttato la sua vita alle spalle e aver cominciato un nuovo capitolo della sua esistenza. Non poteva neanche immaginare in che modo lento e doloroso il senso di colpa gli avrebbe divorato il fegato e tutte le interiora, se davvero avesse fatto una scemenza simile. E' stato un periodo molto strano e veramente difficile. Dopo però è tornato tutto alla normalità. Così, all'improvviso.

È successo un giorno che avevo deciso di andare al Centro Commerciale a fare la spesa e vedendo il Mc Donald mi era venuta voglia di farmi un panino. Avevo preso l'ordinazione e con il vassoio in mano avevo trovato posto al piano di sopra. Dopo aver consumato lo spuntino mi ero alzato per buttare i resti nella spazzatura e mentre ripulivo il vassoio avevo visto il ragazzo che stava plagiando il mio amico Tonio mangiare in perfetta solitudine. Solo come un cane fissava il vuoto davanti a sé e mangiava con movimenti meccanici. Gli avevo anche rivolto la parola, forse un saluto, ma non aveva proferito risposta. Aveva continuato a fissare il vuoto come intontito e fra me e me avevo pensato che doveva essere andato fuori di testa. Altroché Roma, cinema e balle varie.

Così avevo deciso di telefonare a Tonio e lui mi aveva detto di averlo incontrato alcuni giorni prima. Stava facendo la spesa con la moglie in quel Centro Commerciale. C'era rimasto malissimo. Stavano andando via, un po’ com’era successo a me, e lo avevano visto da solo mentre mangiava un panino. Tonio si era avvicinato per salutarlo e lui non aveva risposto. Aveva continuato a fissare dritto e a mangiare con movimenti meccanici. Era solo come un cane. La moglie di Tonio si era avvicinata al marito e lo aveva stretto da dietro. Lui si era girato e l’aveva baciata dolcemente. Poi dando uno scappellotto al figlio, ma per scherzo, lo aveva preso in braccio e tutti insieme erano saliti sull'ascensore per non fare le scale.

Si, forse è vero che qui non gliene frega niente a nessuno di quello che fai o non fai, però è sbagliato illudere le persone o mettere nella testa della gente idee assurde che possono rovinare una famiglia. Qui non si tratta di mettere il dito tra moglie e marito, qui si tratta semplicemente di farsi gli affaracci propri.