Sono cresciuto tra suore e preti, ma non credo. Almeno non per ora. Ho trovato persone di tutti i tipi alcune simpatiche ed intelligenti. Mi ricordo che era sera e stavo passando di fronte alla vecchia parrocchia in cui avevo fatto la prima comunione e ci ero entrato di notte, di nascosto. Come se quello fosse l’unico modo adatto per rientrarci. Mi ha visto un prete e dopo avermi giustamente chiesto cosa facessi in parrocchia di notte mi ha raccontato la seguente storia:

Un giorno un cittadino camminava sul lungo mare e vide che c’era un pinguino in spiaggia. Allora sorpreso chiama i carabinieri spiegando la bizzarra situazione. I carabinieri, con notevole pragmatismo, rispondono di portarlo allo zoo.

Il giorno dopo c’è il carabiniere che aveva ricevuto la telefonata che cammina sul lungo mare che vedo un signore che passeggia con un pinguino “mi scusi, ma non le avevo detto di portarlo allo zoo?” “Certo! Infatti, ci tenevo a ringraziarla, ci siamo divertiti molto oggi cambiamo: andiamo al cinema.

Ecco penso che il mio rapporto con la religione sia lo stesso di quello che c’è tra un passante ed un pinguino. Non so quale io sia dei due, ma so che è tutta una questione di punti di vista ed occasioni e che forse non ci siamo semplicemente beccati. Però, un'altra figura il buon De Vecchi mi ha raccontato che c’è una cosa che accomuna sia gli atei che i credenti pensanti: l’essersi lasciati sfidare dall’idea di infinito. Poi ognuno trova la propria risposta rigorosamente scientifica fiduciosamente religiosa o strampalata che sia.

Nostra signora della malinconia

Nostra Signora
io vi prego
perché nascondo in me
un male che non so scrivere.

Dolcissima donna
divina patrona delle lacrime
consolami
con quegli abbracci che solo tu potresti dare.

Non cerco misericordia
O gentile
ma giusto due mani
da tenere mentre nel mistero mio mi calo

che inconsciamente covo
e che a sprazzi
mi fulmina
e vela gli occhi lontani.

Scendi dal tuo impotente trono
non c’è che freddezza nel cielo,
piovi dolce e fatti terra.
Vivendo il terreno

feconda di fiori la mia vita
mentre accorci
le nostre distanze
nel fango.

Nostra signora
umana patrona
spegni la vacua aureola
ed ergiti donna.

Spegnila, così che
il cielo non possa guardare
mentre amandoci
consumiamo tutto il male

dell’ora nostro umano mistero.

Dio dei deserti

Dio dei deserti
di immensi silenzi
lo so, non sono tra i più solerti
dei cristiani, anzi
ti vedo morto.
Per me, sei stato solo
umano
e non farmene torto
fidati, non c’è nulla di più strano
di un Dio familiare
che non sta lontano
morto facendosi spogliare.

Così va bene, giustifico l’assenza
senza farne dolo alcuno
accetto la presenza
di silenzi e orrori in ognuno
che andiamo a esprimere
nel nostro arco esistenziale
provando ad imprimere un’impronta in riva al mare

Accetto la risacca
e la scomparsa tangibile
di una vita bislacca
come le nostre, mio simile

Però ecco non ti sconfortare
certo esiste una traccia
una risoluzione al terminare
e fidati, ciò la paura non scaccia
però sai siamo solo granelli rimestati
dal mare esistenziale che compone
forme e strutture, sogni agitati
pugni, abbracci e carezze nessuno s’impone
sull’insulso incidere del tempo
consci del fatto che la dissoluzione
è una scomparsa, un passatempo
fino a che batterà il mare
non c’è cosa che non piaccia
sbattuti rinasceremo, non ti tormentare
e temi solo la bonaccia.

Dio dei deserti
di immensi silenzi
che attendo inerti
momenti ridenti
ti confido un mistero
non puoi solo aspettare
di tornare intero
riemergere dal mare
siamo fine sabbia
e ci mescoliamo
siamo umani e divini in questa gabbia.
Basta pensare amico. Viviamo.