Si respira un’aura di serena beatitudine, di mistica riflessione nell’ammirare le tre chiesette, che formano il complesso abbaziale di Sant’Alberto a Butrio, nel territorio comunale di Ponte Nizza (Pavia).

Sembra che a dar vita all’eremo, abbarbicato su uno dei primi contrafforti rocciosi dell’Appennino ligure-emiliano, a 687 metri d’altitudine, fra le faggete e i castagneti dell’Alta valle Staffora, sia stato un frate benedettino, forse cluniacense, di nome Alberto.

Egli lo edificò tra gli inizi dell’XI e la metà del XII secolo, molto probabilmente ove si trovava già un edificio militare d’età tardo-imperiale, al centro delle terre comprese nel feudo marchionale della potente famiglia Malaspina, allora dominatori incontrastati del territorio appenninico settentrionale, che per questo era anche chiamato “Langhe Malaspina”.

Oltre al nucleo monastico principale l’eremita Alberto, protetto dagli stessi marchesi, che all’aprirsi del Mille risiedevano già nel vicino castello di Oramala, fondò anche cellae sparse in valle Staffora e cenobi con ramificazioni nel piacentino e nella pianura oltrepadana.

Il religioso morì il 5 o il 9 settembre del 1073. Pochi decenni più tardi l’abbazia era già un’istituzione molto potente. L’apogeo del monastero si colloca nel Duecento, in parallelo al massimo splendore del castello di Oramala che, proprietà degli stessi marchesi Malaspina, allora ospitò una delle principali corti trobadoriche.

Se in questi verdi colli poco dopo il Mille trovò ospitalità l’asceta Alberto, trecento anni più tardi vi si rifugiò anche il re Edoardo II d’Inghilterra.

Le cronache ufficiali inglesi sostengono che il sovrano sia morto il 21 settembre 1237 nel castello di Berkeley, trucidato dai sicari assoldati dalla moglie Isabella di Francia e dall’amante, Lord Ruggero Mortimer. Invece, il filologo e diplomatico Agostino Nigra (1828-1907), nel saggio Uno degli Edoardi in Italia; favola o storia? (in Nuova Antologia, I, Roma 1901), valuta la possibilità, ripresa anche da altri ricercatori, che il monarca abbia vissuto nell’eremo di Sant’Alberto e vi sia stato sepolto.

Ora le spoglie di Edoardo II Plantageneto riposano in un mausoleo nella cattedrale inglese di Gloucester. L’abbazia oltrepadana, protagonista di un giallo medievale che dura da più di seicento anni, potrebbe essere stata l’ultima dimora di un re d’Inghilterra?

Pare di sì. A confermarlo, oltre alla tradizione orale, concorrono alcune lettere coeve in cui si afferma che lo sventurato sovrano scampò al tentato assassinio e fuggì vagando per l’Europa sotto le spoglie di un pellegrino, terminando il suo viaggio in Valle Staffora, ospite a Sant’Alberto.

Nel chiostro si può ancora osservare una tomba ad arcosolio, sormontata da un arco a tutto sesto, ormai vuota. La leggenda vuole si tratti del primo sepolcro di Edoardo II, riparato a Butrio, dopo essere fuggito dall’Inghilterra.