Germano Di Mattia possiede una saggezza antica che trasuda dal suo sguardo magnetico, dai suoi modi raffinati e gentili, dalla sua voce melodiosa, ma anche dalla sua forza e determinazione nel raggiungere gli obiettivi, un vero guerriero.

Da Germano, attore, regista e cantante, nonostante sia un uomo di spettacolo, non aspettatevi gossip ma testimonianze di esperienze vita.

La sua personalità creativa e il suo sguardo attento alle cose del mondo, seppur desideroso di quell’oltre che supera la realtà, conquista con il suo tratto elegante, curato e misurato e al contempo pieno di passione. Nel suo lavoro, sia che si tratti di creare sceneggiature, canzoni o romanzi, l’impegno è radicale come un culto che si traduce in un caparbio e appartato lavoro di scrittura che si avventura per cammini ignoti e pericolosi, intercettando il fantasy, l’epico senza mai allontanarsi dall’essenza, dalla ricerca del vero in un percorso insolito e sicuramente affascinante.

Pur essendo nato ad Avezzano, la sua storia personale inizia e si sviluppa oltreoceano: il padre, Quintino, si trasferisce con la moglie Maria Cristina in Venezuela per dirigere una falegnameria insieme ad un fratello. Quattro anni dopo la nascita di Germano, la famiglia torna in Italia. Inizia la sua carriera a 16 anni come fotomodello, poi lavora come attore di cinema, teatro e televisione.

È inoltre compositore e autore; infatti, nel 2020 ha pubblicato un’opera L’arciere. L’Ordine dell’Arco con l’Editore Verdechiaro. Il suo romanzo ha avuto successo e ora sarà pubblicato anche in Spagna e Sudamerica, aprendo la carriera dell’artista ad un mercato molto importante e portando l’Abruzzo e L’Aquila, protagonisti del libro, all’attenzione internazionale. Il libro sarà distribuito insieme al suo album musicale El Arquero con le canzoni scritte ed ispirate al romanzo omonimo e cantate da lui stesso. L’opera si ispira ai numerosi percorsi spirituali effettuati dallo scrittore ed è una sorta di pellegrinaggio interiore tra conscio e inconscio. Contiene ingredienti sapientemente dosati come: sogni, segni e viaggi. I sogni e i segni vanno sempre ascoltati, i viaggi sono quei percorsi che possono segnarti la vita per sempre.

Germano, prima di esplorare la trama del tuo romanzo, vorrei chiederti che ricordi conservi della tua infanzia in Venezuela?

Della mia infanzia d’oltreoceano conservo un ricordo bellissimo e vivo, cambiavamo case di continuo, ho foto dove mi trovo vestito da imperatore romano… Ricordo il mare, la mia tartaruga, i miei adorati zii e cugini a Caracas. Germano, in spagnolo ‘hermano’ significa fratello, credo che mia madre lo abbia scelto, forse prevedendo di farmi crescere in una terra di lingua spagnola, perché non scordassi di essere forte come un guerriero e affettuoso come un fratello, il significato del mio nome è proprio questo! Sento un primordiale legame con la lingua spagnola e ho tutt’ora numerosissime relazioni oltre che di parentela, anche di amicizia e lavorative che mi legano all’America Latina ed alla Spagna.

Sei diventato famoso da ragazzo, la tua famiglia all’epoca come visse la tua popolarità?

Diciamo che i miei familiari persero il controllo, travolti (in senso buono) dal mio successo. Tra le cose divertenti mi è capitato di vedere mia madre insieme a star della televisione e della musica, ai quali raccontava episodi della mia vita. Poi nel tempo le cose si sono normalizzate. Avevo bisogno di trovare me stesso, prima ancora del successo. Quando ho sentito di avere fondamenta forti allora ho anche mollato l’attaccamento alla famiglia, che non significa abbandono, ma semplicemente di vivere in maniera indipendente. Adesso rido quando ripenso a certi aneddoti, ed attendo l’occasione di camminare su un tappeto rosso per raccontare qualche storia importante.

È evidente lo spirito universale delle tue opere e la potenza e lo stile con cui irrompono nel panorama letterario! Scandagli l’animo umano ed il disagio dell’uomo moderno che percorre nuove strade non battute… Come vivi l’esordio nel mercato spagnolo e sudamericano del tuo romanzo?

È uno degli eventi più importanti della mia vita, mi tremano le mani e la voce. Esordire in lingua spagnola in Spagna e Sudamerica non è un’impresa da poco e per me naturalmente rappresenta realmente una grande opportunità! Le enormi aspettative di un mercato del genere non sono neppure minimamente paragonabili al mercato italiano, soprattutto per quanto riguarda le vendite e le possibilità che il romanzo diventi un’opera cinematografica e che le mie canzoni si traducano presto in concerti!

Che vicende narra il tuo romanzo?

Il libro è una favola iniziatica che, in una allegoria moderna, racconta il viaggio dei viaggi che ogni uomo dovrebbe intraprendere: il viaggio all’interno di sé stesso.

Il protagonista, Giuseppe, un giovane mugnaio dell’Abruzzo, desidera diventare un cantante. Un giorno, in sogno, una misteriosa voce gli indica di mettersi sulle tracce di un antico manoscritto e gli preannuncia l’incontro con un uomo saggio. Il ragazzo indugia, ma alla fine decide di partire. Lascia la sua terra per iniziare il viaggio verso l’ignoto. Incontrerà un enigmatico frate cistercense in grado di mutare la percezione della vita che gli donerà un misterioso manoscritto custodito nella cattedrale di Chartres. Inizia così la ricerca del Santo Sepolcro, menzionato nel libro, in cui si nasconde una grande ricchezza. Dopo aver attraversato mezza Europa, Africa e Medioriente raggiunge la Siria, dove l’arciere Orion, maestro dell’Ordine dell’Arco, un antico ordine legato alla costellazione di Orione, lo attende da tempo e si incontrano in una oasi nel deserto. Dopo essere diventato egli stesso un arciere, Giuseppe raggiunge infine Gerusalemme dove, inaspettatamente, svela l’enigma sulla meta finale. L’insegnamento della storia di Giuseppe è di avere fede nei propri sogni, di saperli interpretare, facendo attenzione a quel particolare linguaggio velato, fatto di segni, simboli e di incontri, che lungo il cammino dell’esistenza ci portano alla nostra autentica realizzazione. La sua vicenda ci accompagna alla conquista di un tesoro inestimabile, l’eredità di Celestino, che con il suo messaggio di pace e riconciliazione, la Perdonanza Celestiniana, ci conduce verso la tradizione spirituale della città dell’Aquila, proclamata dal 12 dicembre 2019 Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO.

La vita in fondo non è che una freccia, lanciata da un arco più grande di noi...

Tengo a sottolineare che l’immagine della copertina del libro è dell’artista argentino Ciruelo Cabral.

Celestino V è un personaggio importante nella tua vita artistica, ricordo il film documentario The Celestinian Code diretto da te, vincitore nel 2009 del Salento International Film, nel quale interpreti un maestro templare.

In effetti è così, nel film si narra la storia dell’eremita Pietro da Morrone conosciuto come Celestino V divenuto poi Papa nel 1294. Sono attratto dalle figure che hanno una predisposizione all’ascetismo e alla solitudine, Celestino visse lunghi periodi in diverse grotte in semplicità. Credo che la solitudine e l’ascetismo siano vie maestre per la connessione con il divino.

Il protagonista e il suo maestro arciere Orion sostano ad un certo punto del racconto nel deserto, perché hai scelto questo luogo?

Perché il deserto è sempre una ambientazione che opera un cambiamento nel personaggio. Vi è una quiete che può diventare tempesta, non ci sono suoni né rumori, non ci sono luci, è sufficiente la luce del Sole, delle stelle e della Luna che già di per sé evocano tantissimo… perché vedi l’orizzonte, e ti senti a casa, almeno per me. Il deserto è un luogo caldo dove la notte però puoi morire di freddo, è il luogo perfetto per avere un’iniziazione, non ci sono distrazioni, non ci sono intrusi, si è costretti a guardarsi dentro.

Che emozioni hai vissuto durante la stesura di questo libro?

L’idea di pubblicarlo mi terrorizzava, avevo paura di non aver utilizzato il linguaggio giusto, ma poi c’era qualcosa dentro di me, come una voce che mi rassicurava di aver fatto un buon lavoro. Ogni parola è stata scritta come una musica scesa dal cielo, tutta la scrittura era fluida, come è quando si è preda del fuoco sacro.

Chi da ragazzo ha scritto un diario con le sue riflessioni ed emozioni sa quanto sia difficile superare la timidezza, anche il pudore e permettere a qualcuno di leggerlo, ebbene ho provato questo timore e anche imbarazzo al pensiero che molte persone lo avrebbero letto ma poi ho compreso che era la cosa giusta da fare. Uno scrittore deve regalare emozioni, deve far soffrire e gioire con le sue pagine. Mi sono detto che in fin dei conti, il mio romanzo era meritevole di essere letto, non lo avrei mai pubblicato se non ci fosse stata questa premessa, tuttavia ho fatto molti test prima di proporlo. Mi auguro che il lettore ne trarrà spunti di riflessione anche su se stesso e sul personale significato del viaggio della vita.

Una freccia può essere scagliata solo tirandola prima indietro. Quando la vita ti trascina indietro con le difficoltà, significa che ti sta per lanciare in qualcosa di grande. Concentrati e prendi la mira…