Depositions è il titolo della mostra dell'artista palestinese Jumana Manna nel sito archeologico che conserva i resti dell’Acquedotto Augusteo del Serino nell'area Borgo Vergini nel Rione Sanità a Napoli.

Si tratta del quarto intervento di Underneath the Arches, programma di arte contemporanea diretto da Chiara Pirozzi e Alessandra Troncone, in collaborazione con l’Associazione VerginiSanità, che ha l’obiettivo di attivare processi di promozione e valorizzazione del patrimonio storico esistente attraverso la produzione artistica contemporanea.

Nelle prime tre edizioni il sito ha ospitato gli interventi site specific di artisti come Arturo Hernández Alcázar, artista messicano che ha interpretato le stratificazioni culturali e geologiche di Napoli, fondendo in un'unica traccia suggestioni sonore provenienti dal territorio; l'artista turca, Hera Büyüktaşçıyan, che con la sua installazione è riuscita a immergere lo spettatore in un bacino d'acqua, elemento di trasformazione e metafora della fluidità della memoria; l’artista cubano Adrian Melis che ha coinvolto alcune persone del quartiere, per riattivare, tramite la tecnica della Foley Art, l'originale flusso d'acqua dell’acquedotto.

Per questa quarta edizione, le curatrici hanno scelto il lavoro di Jumana Manna, artista visiva e regista palestinese che vive a Berlino perché, coerentemente con lo spirito del progetto, la sua ricerca esplora l’articolazione del potere concentrandosi sul corpo, la terra e la materia in rapporto alle eredità coloniali e alle storie dei luoghi. Riflettendo sulle tradizionali pratiche di conservazione nei campi dell'archeologia e della scienza, Manna mette in discussione queste pratiche, svelando la potenziale sregolatezza delle rovine come parte integrante della vita e della sua rigenerazione.

L'anima di Depositions nasce dalla tradizione in uso nei Paesi del Medio Oriente di lasciare il pane vecchio fuori dalle abitazioni; difatti l'artista ha realizzato una serie di piccole sculture in ceramica che ricordano quest'usanza.

La pratica di offrire un cibo non consumato a favore di uno sconosciuto, oltre a liberare il donatore dal peso di questo peccato, ricorda l’usanza, presso le antiche civiltà mediterranee, di realizzare doni votivi per gli dei, nella forma di pani e focacce in argilla, reperite negli arredi funerari. Alcuni di questi sono stati fonte di ispirazione per l'artista che ha potuto osservarli al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e in altri musei campani.

Le sculture realizzate dall’artista per creare l'installazione site specific presso il sito dell’Acquedotto, sembra infatti voler creare un collegamento anche temporale tra pratiche apparentemente lontane nel tempo ma tuttora comuni, in territori come quello napoletano che conserva nei suoi quartieri proprio questo spirito di condivisione.

Ad anticipare la mostra Depositions, la proiezione, al Museo Hermann Nitsch in collaborazione con la Fondazione Morra, del film A Magical Substance Flows Into Me (2016). Jumana, in veste di regista, ripercorre l’esperienza di Robert Lachmann, etnomusicologo di fede ebraica emigrato in Palestina negli anni ’30 del Novecento. Oltre al tentativo di fondare un archivio e un dipartimento di musica orientale all’Università Ebraica di Gerusalemme, Lachmann creò un programma radiofonico per il servizio di trasmissione palestinese dal nome Oriental Music, dove invitò i musicisti delle comunità locali a suonare dei brani vernacolari.

Sulla scia del percorso di Lachmann, l'artista ha visitato le diverse comunità urbane e rurali della Palestina (curdi, ebree del Marocco e dello Yemen, i samaritani, i beduini, i cristiani copti) tessendo dei legami fra le comunità che vanno a scardinare le logiche di segregazione di stampo coloniale e fanno emergere riflessioni sull’autorappresentazione, l’autenticità e sul patrimonio di ognuna di queste.