“Devastato il giardino, profanati i calici e gli altari, gli unni entrarono a cavallo nella biblioteca del monastero e lacerarono i libri incomprensibili, li oltraggiarono e li diedero alle fiamme, temendo forse che le pagine accogliessero bestemmie contro il loro dio, che era una scimitarra di ferro. Bruciarono palinsesti e codici, ma nel cuore del rogo, tra la cenere, rimase quasi intatto il libro della Civitas Dei, dove si narra che Platone insegnò in Atene che alla fine dei secoli tutte le cose riacquisteranno il loro stato anteriore, e che egli in Atene, davanti allo stesso uditorio, insegnerà tale dottrina.”

Nell'El Aleph di Jorge Luis Borges, autore argentino che ha vissuto il periodo della dittatura repressiva, si intravede come preveggenza, il disastro di vite umane annientate fisicamente e umanamente dei desaparecidos. Questa pagina nera della storia, al pari del nazismo, ebbe luogo durante la dittatura militare di Jorge Videla, che prese il potere dopo Isabel Martinez de Peron, e fece precipitare l'Argentina in un incubo silenzioso mediante lo sterminio di un'intera generazione tra il 1976 e il 1983. Videla è deceduto in prigione, a Buenos Aires, il 17 maggio 2013 portando con sé segreti che nessuno svelerà mai più, portandosi dietro, mai pentito, il peso di 30.000 persone assassinate, torturate e mai più ritrovate, e la sorte riservata a bambini sottratti alle madri che li avevano appena partoriti.

Per ottenere giustizia per tutti i desaparecidos, morti o ancora in vita e affidati a chissà quali famiglie, nacque la campagna delle madri e delle nonne di Plaza De Mayo, che da anni si batte in modo dignitoso per il diritto di conoscere la sorte dei bambini rapiti e i luoghi dove furono gettati i cadaveri dei loro cari. Di questa, come è stata definita, guerra sporca, adesso rimane il coraggio e la resistenza delle madri e doppiamente madri, che si riunivano in Plaza De Mayo, davanti alla sede del governo a Buenos Aires e che hanno dato vita a un'importante associazione umanitaria presieduta da Estela Carlotto, con lo scopo di localizzare e restituire alle famiglie legittime tutti i bambini sequestrati e i desaparecidos.

Questa donna, che è stata candidata più volte al premio Nobel per la Pace, ha dichiarato durante una sua visita a Livorno nel novembre 2013, che il successo è stato ridare alle famiglie di origine 66 dei 500 bambini sequestrati alle loro madri uccise. Grazie alla pressione dell'associazione sul governo argentino è stata creata la la prima e unica banca genetica nazionale del mondo, dove è conservato il loro sangue: questa banca funzionerà fino al 2020, data massima di vita dei nipoti, i quali potranno recarsi in tale sede volontariamente, a qualsiasi età, per ritrovare la loro identità.

La città di Livorno ha celebrato Estela Carlotto con tre giornate di performance e dibattiti organizzate dalla presidente della WILPF Italia (Lega Internazionale di Donne per la Pace e la Libertà), col patrocinio dell'Ambasciata Argentina e il contributo e sostegno della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Livorno.