Paolo Fresu special guest in un’opera visionaria e multisensoriale. Pianoforte ed elettronica, modern classical e sound art, un dialogo tra musiche e culture nell'operazione digitale del duo.

Dalle vostre biografie emerge una mole di interessi impressionante, anche extramusicali. Che tipo di sintesi avete realizzato per questo lavoro insieme?

Da studenti abbiamo suonato per anni insieme in Conservatorio tra una lezione e l’altra e per alcuni progetti musicali, è stato spontaneo e semplice riprendere il nostro dialogo e il feeling quando ci siamo rincontrati. In qualche modo è stato come se non ci fossimo mai persi di vista ma allo stesso tempo fossimo persone diverse, arricchite dalle rispettive esperienze maturate in questi anni anche se ovviamente in ambiti molto diversi. Abbiamo messo su un tavolo tutte le nostre esperienze e sensibilità, ci siamo fatti guidare dalla voglia di sviluppare qualcosa di nuovo, qualcosa di ben strutturato che potesse contenere quello che siamo e soprattutto quello che vorremmo essere, il resto è venuto da sé.

Il titolo Contact rimanda al contatto, ma c'è stato anche lo scambio? Cosa ha preso Roberto dal mondo modern classical di Alberto, cosa Alberto dalla dimensione di sound artist di Roberto?

Premesso che Contact è stato un risultato naturale, nel quale tutti i brani sono nati in maniera molto spontanea, senza ostacolare in alcun modo il flusso creativo, Roberto ha preso un ritorno alla melodia, all’armonia e l’idea di una forma canzone rivisitata ed “aumentata”, Alberto ha goduto di strutture timbriche e ritmiche per lui inedite.

Paolo Fresu partecipa in Ikigai: che tipo di contributo ha offerto?

Paolo è un musicista ed una persona straordinaria oltre ad essere un caro amico, conoscendo i suoi progetti e i suoi gusti musicali abbiamo pensato che il progetto potesse interessargli e per fortuna è stato così. Il suo intervento ha restituito al brano una terza dimensione, una profondità ulteriore, una multisensorialità spiazzante. Gli siamo molto grati per l’omaggio che ci ha fatto.

Entrambi avete avuto collaborazioni prestigiose, che cosa avete assorbito dalle personalità con cui avete lavorato, ad esempio, Renzo Piano per Roberto e Luis Bacalov per Alberto?

Roberto: Lavorare con lo studio di Renzo Piano è stata un’esperienza unica ed estremamente formativa. Confrontarsi con una persona con la sua esperienza, energia, genialità e sensibilità è un privilegio indescrivibile. Ricordo perfettamente la prima volta che lo incontrai ad una mia mostra al Muse, il Museo che lui ha progettato a Trento; non ci fu bisogno di raccontargli o spiegargli la mia opera, me la descrisse lui in maniera ineccepibile, cogliendo tutti gli aspetti del lavoro. In quel momento capì che in qualche modo le nostre “sensibilità" erano compatibili.

Alberto: La collaborazione col Maestro Bacalov è durata diversi anni, la sua visione a 360 gradi della musica, la sua libertà di pensiero, il suo entusiasmo, le sue idee e il suo “saper ascoltare” mi hanno arricchito notevolmente e a dir poco “cambiato la vita” non solo musicale, il disco Memories che abbiamo realizzato insieme nel 2016 ha dato una forma concreta alla nostra sinergia, basata in primis sul rispetto e sulla stima reciproca.

Dopo anni e anni di new age, chill out, elettronica più o meno colta e di varia provenienza, il connubio piano-elettronica può risultare prevedibile. Qual è il segreto per offrire qualcosa di sorprendente e personale?

Quando si pensa al connubio piano ed elettronica la prima cosa che viene in mente è Sakamoto/Alva Noto, un progetto che abbiamo amato molto e che si basa sul dialogo tra cultura musicale nipponica e sonorità elettronica di stampo mitteleuropeo. La nostra idea è stata quella di pensare a qualcosa che potesse dialogare con la nostra tradizione musicale sia dal punto di vista melodico/armonico che ritmico. Tutto ciò è stato poi mescolato con una buona dose di elettronica che in alcuni dei brani si allontana dalla “classica” visione minimale in favore di una costruzione oseremmo dire quasi barocca.

Domanda inevitabile: il post pandemia. Avete sempre avuto un'agenda live considerevole, tornerà tutto come prima o siete al lavoro per rimodellare la vostra attività dal vivo?

Per il momento come tutti speriamo che questo periodo assai complesso e difficile possa finire il prima possibile e che potremo tornare alle nostre vite “reali”. Abbiamo molte idee in cantiere per creare un dialogo tra le nostre attività, vedremo se sarà possibile realizzarle. In caso contrario ci inventeremo qualcosa on-line.