La scoperta di sé è sempre un viaggio affascinate, tuttavia non mi ero mai posta la questione dei ‘capelli’ fino a poco tempo fa, presa come tutti dal mormorio vuoto di una vita convulsa che, spesso e volentieri, ci distanzia dal cuore delle cose. Domanda: quante sono le ‘questioni’ che ci sfuggono, semplicemente perché siamo distratti, abbondantemente, volenti o nolenti, da incombenze pressoché inutili?

Tengo a precisare che questo scritto non vuole e non può assolutamente essere un trattato, per ovvi limiti inerenti alle mie competenze. Tuttavia, ho sentito il desiderio di approfondire un tema che ha pungolato il mio interesse e che è risultato rivelarsi tutt’altro che banale. Durante questa ricerca ho trovato innumerevoli spunti di riflessione ed ho scoperto un mondo assolutamente ricco di fascino e, a tratti, velato nel mistero. Una sorta di scatola cinese, insomma.

Il propulsore è la mia curiosità irrefrenabile, la riflessione condivisa è l’intento.

Partendo, dunque, dal presupposto che tutto in natura ha un significato specifico ed un suo preciso scopo, è lecito affermare che i capelli non possono essere una semplice appendice del corpo.

Mi piace seguire la tesi secondo la quale i capelli siano l'estensione fisica dei nostri pensieri.

Ho voluto pertanto approfondire la valenza simbolica, psicologica, antropologica e culturale che i capelli hanno rappresentato nella storia e nelle società del passato, cercando di creare un confronto diretto con l’attualità, soprattutto occidentale.

In questo ennesimo ‘viaggio’ sono emersi dettagli davvero interessanti. Tra gli autori, ho avuto l’opportunità di conoscerne uno in particolare di cui, purtroppo, si hanno poche notizie: G.A. Gaskell, uno dei più abili scrittori americani nonché professore e ricercatore vissuto nella seconda metà del 1800. Nel suo Dizionario di tutte le Scritture e dei miti scrive:

I capelli della testa sono un simbolo di fede, l’intuizione della verità, o le più alte qualità della mente.

Secondo la concezione di diversi popoli antichi, infatti, ognuno di questi ‘filamenti’ rappresentava una sorta di antenna, ponte di connessione sia del nostro corpo fisico con la materia circostante, sia del nostro spirito con il piano sottile. Per questi popoli, dunque, rivestivano e, in parte ancora rivestono, un ruolo profondo se non addirittura vitale, dato che vengono collegati con il sistema nervoso, l’intuizione e le capacità extra-sensoriali.

Nella cultura occidentale contemporanea, invece, salvo qualche eccezione, i capelli sono semplicemente un fattore esteriore e il modo in cui le persone acconciano i loro capelli, una mera scelta estetica.

Le loro radici sul capo, in alto a coronare il cranio, suggeriscono anche un altro tipo di valore, quasi un aggancio tra il mondo materiale e quello mentale-spirituale. Rappresentano le radici, perché custodiscono in loro i ricordi e la memoria: i ‘fili dell'anima’ dell'essere umano, proiezioni di pensieri e processi mentali in connessione con il Tutto.

Essi, infatti, pare siano in grado di captare e convogliare il ‘prana’, termine sanscrito equivalente al greco ‘pneuma’, che vuol dire soffio, usato altresì con riferimenti specifici a termini come ‘anima’ e ‘spirito’. Grazie alla luce solare, questa energia giunge alla ghiandola pineale, la zona del cervello dedita alla ‘visualizzazione’.

I capelli risultano essere dei veri e propri ricettori-conduttori altamente evoluti che trasmettono vaste quantità di informazioni affinché vengano processate dal cervello.

Non a caso, per lo Yogi, pratica di meditazione tipicamente orientale, i capelli lunghi contribuiscono ad accrescere addirittura l'energia Kundalini, aumentando intuizione e vigore vitale.

Lisci, ricci, biondi, bruni, rossi, corti, mossi, lunghi, crespi, brizzolati, i capelli rappresentano una porzione importante dell’identità personale, sono il riflesso esteriore di una interiorità complessa e articolata, i rappresentanti simbolici dei contenuti più reconditi dell’anima.

Le condizioni vitali dei capelli sono uno specchio fedele dello stato generale di salute dell’organismo, che è in larga parte influenzato dal sistema ormonale, al quale si legano indissolubilmente anche gli stati emotivi e psicologici di ogni individuo. Non è un caso, infatti, che molto spesso si verifichino casi di alopecia in concomitanza a lutti o separazioni.

I capelli sono costituiti da cheratina che ne è la componente più importante: trattasi di una proteina filamentosa, tra le proteine ad alto tenore di zolfo. Anche questo, se vogliamo, è un dettaglio curioso se osservato in chiave alchemica.

È davvero tutto molto intrigante, la mia ricerca ha avuto inizio da alcune domande che mi sono posta e che mi hanno poi spinto oltre: in epoche passate popoli di culture diverse, non tagliavano i capelli. Perché? Come mai oggi in molte dottrine e iniziazioni, soprattutto in determinate circostanze e per talune categorie, il taglio dei capelli è un passaggio quasi obbligato?

Una risposta potrebbe consistere per motivi di igiene e di ordine, nel caso dei militari. Oppure un simbolo di devozione a dio come, ad esempio, la tonsura, in ambito religioso.

Personalmente trovo queste risposte alquanto parziali se non addirittura fuorvianti.

Ad esempio, sempre ricercando, ho trovato un passo contenuto nel libro dei Numeri, quarto volume della Torah e della Bibbia cristiana (6,2-5), le indicazioni che Dio dà a Mosè sono assai esplicite:

Quando un uomo o una donna farà un voto speciale, il voto di nazireato, per consacrarsi al Signore (…) Per tutto il tempo del suo voto di nazireato il rasoio non passerà sul suo capo; finché non siano compiuti i giorni per i quali si è consacrato al Signore, sarà santo; si lascerà crescere la capigliatura.

In questo passo si evince un palese controsenso a quanto sopracitato.

Altro dettaglio non trascurabile: i capelli lunghi sono stati tradizionalmente un simbolo di mascolinità. Tutti i grandi guerrieri della storia avevano i capelli fluenti, dai greci agli scandinavi, dagli indiani d'America ai giapponesi. E più lunghi e belli erano i capelli, più virile era considerato il guerriero. Non a caso Omero descrive divinità ed eroi rappresentandoli con capelli abbondanti e barbe folte che coprivano il volto e il torace. I vichinghi ostentavano le loro lunghe trecce fulve, mentre i samurai attribuivano ai loro lunghi capelli il simbolo del loro onore.

Quando un guerriero veniva catturato, i suoi capelli venivano tagliati per umiliarlo, per togliergli potere e bellezza.

Analogamente è possibile pensare ad un parallelismo con la pratica dello scalpo, cioè l'uso di staccare dalla testa del nemico ucciso una porzione del cuoio capelluto quale ambìto trofeo.

Ciò che ha destato particolarmente la mia attenzione è stato un articolo relativo ad un curioso evento accaduto durante la guerra in Vietnam. Sembra che durante il conflitto, le forze speciali del dipartimento di guerra, avessero spedito degli agenti segreti per setacciare le riserve degli Indiani d’America, alla ricerca di giovani uomini, forti e con particolari abilità di resistenza e combattimento da reclutare. Così fu fatto, ma pesanti fallimenti nelle prestazioni sul campo, spinsero il governo ad eseguire dei test incrociati al fine di comprenderne la motivazione. Dallo studio emerse un dato a dir poco sconcertante: dal momento in cui furono loro tagliati i capelli, come avviene da prassi nell’esercito, tali reclute indiane non furono più in grado di ‘sentire’ il nemico, né di percepire il proprio sesto senso, né fare riferimento alla loro intuizione o accedere ad informazioni, per così dire, extrasensoriali. Sembra che, con il taglio dei capelli, le trasmissioni di informazioni sottili dà e verso l’ambiente, venga grandemente ostacolato.

Ad avvalorare queste tesi subentra la fotografia Kirlian, sperimentata a partire dal 1939 dallo scienziato, ricercatore e inventore russo Semën Kirlian. Kirlian sviluppa il primo metodo scientifico a dimostrare l’esistenza di ‘qualcosa di più’ del semplice corpo fisico. Infatti, a seconda della persona, delle sue condizioni di salute e psicologiche i risultati variano continuamente riuscendo a dare una visione, seppur parziale, di quel corpo sottile citato fin dai tempi della Bibbia e chiamato ‘aura’.

Tornando alla storia e alla mitologia i riferimenti ai capelli come sede di forza, energia, fertilità e sessualità sono innumerevoli. Li ritroviamo praticamente in tutte le culture umane, per una sorta di memoria atavica comune, le cui radici si perdono nella notte dei tempi.

Fin dall'antichità hanno avuto un ruolo predominante nelle tradizioni e nei riti, rappresentando, di fatto, il simbolo dell’energia vitale, quale emanazione di una potenza superiore.

L’episodio biblico di Sansone, la cui forza si concentrava nella rigogliosa capigliatura, ne è sicuramente l’esempio più significativo. Dai capelli Sansone traeva la sua incredibile forza che gli faceva compiere azioni sovrumane, grazie alla sua folta chioma egli era invincibile.

È bene prendere seriamente in considerazione che tutte le leggende e i miti nascono da simboli archetipi che esprimono un fondo di verità sommersa, accessibile solo a chi si spinge più in profondità.

Se osserviamo a 360°, nel tempo e nello spazio, è un dato certo che, quando le persone venivano conquistate o schiavizzate, erano sottoposte stranamente al taglio dei loro capelli, quale segno di impotenza, umiliazione, sottomissione e schiavitù.

D’altro canto, i sovrani di varie epoche, manifestavano il loro potere illimitato anche nell’inviolabilità delle loro chiome che non si facevano mai tagliare. Basti pensare ai Merovingi, dinastia franca che regnò in alcuni territori di Francia settentrionale, Germania e Belgio dal V all’VIII secolo d.C., definiti con il termine di ‘reges criniti’, ovvero re dai lunghi capelli.

Jules Michelet, nel suo L'origine del diritto francese ricercata nei simboli e nelle formule del diritto universale scriveva:

Questo potere del re era confermato dai lunghi capelli che solitamente ornano le teste degli eroi; (…) Era un uso dei re franchi di non tagliar mai la chioma e lasciarla intatta così com’era nell’infanzia.(…) Presso le tribù germaniche gli uomini liberi non portavano nessun altro segno esteriore della loro condizione privilegiata, all’infuori dei lunghi capelli.

I capelli erano da sempre, presso le tribù germaniche e quindi anche presso i Merovingi, un segno di potere.

A questo punto è bene sfatare un ‘mito’ e fare una doverosa precisazione sulla pratica davvero barbara di scalpare il nemico. Quest’uso, attraverso i film western, è stato associato esclusivamente agli Indiani d’America. In verità lo scalpo rappresenta un’azione punitiva per molti popoli, tra cui anche i germani. Ne parla lo storico Jean Hoyoux nel suo articolo Reges criniti. Chevelures, tonsures et scalps chez les Mérovingiens scritto per la rivista scientifica Revue belge de philology et d’histoire.

Dai meandri della storia, scavando, emergono racconti sorprendenti. Sta di fatto che oggi, queste dinastie franche attraverso il filtro benefico nonché distopico di romanzi e film hollywoodiani, sono innalzate a ceppi sacri di creature sovrannaturali, a metà strada fra esseri umani e divini.

Tornando a noi occidentali, quindi ad oggi, per ‘convenzione’, la maggior parte degli uomini ha i capelli corti. Come mai?

Così come sono state conquistate tribù e popoli interi, il taglio di capelli è diventato talmente frequente che le antiche conoscenze sul ‘potere’ dei capelli, si sono disperse dopo alcune generazioni, lasciando che la cosiddetta moda e l’incalzante conformismo, ne offuscassero ulteriormente il vero e proprio significato. La memoria umana, si sa, non eccelle in resistenza.

Alla convinzione che i capelli siano portatori di energia vitale si riallaccia altresì il loro impiego, largamente diffuso ieri come oggi, nelle pratiche di stregoneria. Sortilegi, incantesimi o rituali, soprattutto d’amore e di maledizione, per i quali è necessario un elemento corporeo della persona a cui deve venir fatto l’incantesimo. Serve un ‘legame’, un qualcosa che ricollega. L’ingrediente prediletto richiesto è costituito, per l’appunto, dai capelli. È bene sottolineare che, a prescindere dal credere o dal non credere, la magia non ha polarità, è l’intento di chi la pratica a renderla bianca o nera. Ma la domanda è: perché proprio i capelli?

Va detto anche che i capelli lunghi sono selvaggiamente erotici e lussuriosi. Suggeriscono una libertà sessuale che la chiesa, in primis, considera diabolica. Così, nei secoli, molte streghe vennero considerate cospiratrici del diavolo contro il cristianesimo, pertanto arse vive al rogo dopo essere state rasate per eliminare qualunque potere magico avessero.

Questo avviene quando la strega e la seduttrice diventano una cosa sola. Dopo tutto, il richiamo erotico, interessante l’assonanza con eretico, è collegato ad un piacere e ad un potere talmente intensi, che devono evidentemente essere vietati!

La nostra specie appartiene purtroppo a una lunga storia di privazione sessuale precoce e di una malsana e distorta visione al riguardo, in nome di una pseudo liberazione spirituale.

Anche la dea Kali, la dea più nota del pantheon induista, simbolo dell'energia femminile attiva e dirompente, dalla potenza inarrestabile, colei che si manifesta con mille altri nomi e forme, viene raffigurata con i capelli lunghi. La sua nera chioma sciolta e scompigliata è simbolo della sessualità sia da un punto di vista archetipico che dal punto di vista concreto dell’organizzazione sociale in India, dove è possibile sapere se una donna è vergine, sposata o vedova a seconda di come tiene i capelli. La sua è una sessualità libera, sfrenata e selvaggia. Nella letteratura la Grande Dea, si scioglie i capelli ogni volta che è adirata o chiamata alla battaglia.

Non posso, a tal proposito, non citare il collegamento col mito greco di Medusa, la Gorgone per antonomasia. Il suo nome significa ‘colei che domina’: Medusa era, infatti, una giovane bellissima, il cui potere era quello di ammaliare chiunque grazie ai suoi magnifici capelli fluenti. Ovidio così la descrive nelle sue Metamorfosi:

Di eccezionale bellezza, Medusa fu desiderata e contesa da molti pretendenti, e in tutta la sua persona nulla era più splendido dei capelli: ho conosciuto chi sosteneva d’averla vista.

Talmente belli i suoi capelli che persino il dio Poseidone si invaghì di lei ed ottenne i suoi favori nel tempio di Athena. La violazione del luogo sacro scatenò la vendetta trasversale della Dea vergine su Poseidone, così le belle chiome di Medusa ispiratrici dell'amore di Nettuno, furono trasformate in un groviglio di vipere.

La storia di una donna forte e bellissima, violentata, demonizzata e poi uccisa dal patriarcato non sembra solo essere un antico mito, a quanto pare.

La donna dietro il mostro rivive nei secoli, attraverso l’arte, come simbolo di potere e seduzione femminile legata indissolubilmente ai capelli, capelli come serpenti.

Un simbolismo ancestrale che sceglie proprio il serpente a rappresentare il tempo e i cicli della vita, grazie alla sua capacità di mutare pelle e rigenerarsi, similmente ai capelli.

Sin dall’antichità, dunque, i capelli venivano visti come una sorta di componente magica, un qualcosa che cresce da sola e che è dotata di vita propria, quasi indipendente dal corpo vivente.

In realtà gli antichi sapevano molto bene quello che la ricerca moderna sta dimostrando. I capelli rappresentano un tessuto che si può conservare a lungo e con facilità, non solo, nelle loro cellule è racchiusa la chiave genetica di ciascun individuo che potrebbe, in teoria, consentire ampio margine d’azione all’ingegneria genetica.

Drammi, poesie, leggende e favole di ogni tempo e luogo celebrano i lunghi capelli.

Anche le rappresentazioni di Romeo e Giulietta di Shakespeare, con allestimenti in cui l’attrice protagonista gettava dal balcone la treccia all’amato, fanno pensare a fili o a corde che servono a collegare e a legare. Sono usati come strumento per avvicinare e stabilire relazioni affettive, per legare a sé, con il potere della seduzione.

Persino statue e quadri di Maria Maddalena, dove spesso appare nuda, ma coperta da una chioma che diviene un mantello fluido e avvolgente.

Voglio, a tal proposito, riportare un’ultima considerazione assai interessante contenuta nella rubrica I Capelli tratta dal blog Nell'AniMo Antico:

Vediamo anche un simbolo importantissimo dei capelli della Maddalena che lavano i piedi di Gesù: questo gesto rappresenta ben altro che la sottomissione femminile al maschile o una semplice lavanda plantare. Abbiamo il simbolo dei piedi che è la parte più estremamente bassa e materiale dell'essere umano e collegata con la Terra, quindi la parte Yin, ctona, oscura e sessuale, e poi il simbolo dei capelli che sono la parte più estremamente alta del corpo e collegata con il Cielo, quindi Yang, l'estensione dell'anima, la spiritualità, ma allo stesso tempo bellezza esteriore (che rispecchia l'interiore); questo incontro rappresenta l'Animus e l'Anima che si incontrano, che si sfiorano, una Monade nella Monade.

Concludo queste libere riflessioni, condivisibili o meno che siano, dicendo che potrebbe essere giunto il tempo in cui considerare che molto di ciò che diamo per scontato, non sia poi così attendibile o, comunque, univoco. E come scrisse Cesare Pavese:

Finché si avranno passioni non si cesserà di scoprire il mondo.