Diario di bordo. Anno zero. Giorno tredici.

Nell’era eterna dell’anomia. Lo sapevate? Fino a poco tempo fa, qualche vaccino fa diciamo, il vivo si curava con la polvere di morto, più precisamente con la polvere derivata da un corpo umano mummificato. Come panacea di tutti i mali, dall’asma respiratoria fino al mal d’amore quelli - che avevano le giuste conoscenze - lo utilizzavano da millenni, con tracce comprovate della portentosa medicina che arrivano, nero su bianco, fino al 1920.

Che l’alimentazione sia assimilata dal e al cannibalismo non è una gran scoperta riservata ai cultori e signori dell’antropologia. Condivisa da ciascuno di noi nella nostra pratica quotidiana ed immediata, insomma, come dire che l’alimento sta allo status di conservazione come il crudo sta al cotto.

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.

(Franco Battiato, La cura)

Ti mangerei di baci! Così si impara!

Con i primi dentini, appena sunto il latte materno, ecco avanzare il fantasma del cannibale che, nell’oscuro fondo – non tanto – della nostra memoria, ci suggerisce o ci suggerirà con modificazioni progressive il desiderio di incorporare e assumere, inglobare il nostro oggetto dei desideri. Mi mangio il fegato? Ti mangerei tutto… Tra sublimazioni eucaristiche e pensieri inesauribili, l’idea del cannibale pare faccia più parte del nostro vissuto più di quello che si possa pensare. Arens sostiene che il cannibalismo rappresenta un mito, attraverso cui i vari gruppi sociali giustificano predominio ed emarginazione del diverso, solcando il limite tra umano e bestiale, che resta sempre il grande tabù, scegliendo di fagocitare ciò che non va giù, il prossimo per l’appunto. Nella misura in cui il divieto è distinzione, il cannibalismo è feroce’. Il mio compaesano al 50% Eibl-Eibesfeldt spiega che mangiare il nemico è la liberazione del senso di colpa sul piano morale verso il nemico, una sorta di assoluzione-purificazione. Ma lasciamo perdere le cose difficili.

La pollastrella è il piatto forte. Ma anche Salomè non è da meno. Indovinate chi c’è a cena.

“Voglio la testa di Jochanaan” (ripetere 7 volte per il risultato).

Gironzolando nel web, ed è divertente lo assicuro, si approda a verità più o meno storico-scientifiche sulla faccenda della polvere di Mummia e, tra cure della paralisi, mal di gola e perfino mali di tipo psicologico, si scopre che, più o meno, chi aveva fame di salute, faceva il cannibale – ma del morto- in questo caso, e guariva. C’era pure il liquore di Mummia da sorseggiare, costosissimo, non proprio per tutti quindi (1600). Non vi racconto, tanto ve lo immaginate no? del super commercio, proficuo ed inevitabile, di cadavere da viandante e pezzente, sta di fatto che farmacie e imprenditori della salute compravano e vendevano a go-go, e, con le giuste conoscenze potevi acquistare pure un corpo intero, un po’ come adesso, insomma, nel senso che ahimè di salute si fa buon, è il caso di dirlo, business. C’era pure un certo Elmagar l’ebreo, il commerciante, che si stupiva di ‘quanto piacessero sti cadaveri tritati, pure i morti di lebbra e peste andavano a ruba e nessuno si accorgeva che la spezia portentosa mica veniva dalle mummie’ (vere)!

Nella top ten dei medicinali, con tanto di legge che permetteva solo al boia di recuperare – e poi vendere - il sangue del morto c’erano proprio loro, i giustiziati.

Infatti, la scienza andava avanti.

Paracelso, l’elvetico alchimista, a un certo punto afferma che sì, va bene mangiarsi giustiziati e chi aveva subito una morte violenta, ma, mi raccomando, per favore, preparare la carne del morto battendola in fretta dopo la morte, la sua raccomandazione, poiché il rischio è che se ne trasferisca male il suo immenso valore curativo.

Inutile dire che, chi poteva permetterselo, acquistava mummia vera in polvere, mica quella contraffatta o di seconda scelta.

Insomma un gran commercio e una top over the top era acquistare il cadavere da ventiquatrenne, era specificato così, e, mi raccomando, dai capelli rossi, poi messo in ammollo e bagnato in aloe e trementina, fatto essiccare bene bene. Vi è venuto il vomito?

Fatevelo passare con la mitica Usnea, infatti, nel 1700 della Londra già moderna che insegnava al mondo il diritto, ci si faceva passare il mal di testa con la muffa di Teschio umano o Usnea. Gli scienziati e intellettuali Boyle e Bacon della Encyclopédie di Diderot e d'Alembert, mica nomi da poco insomma, riconfermano il ‘farmaco di Mummia, attraverso tutti media del momento, e qui si arriva al 1900, sì sì, non ho detto 900, ho detto 1900, più precisamente nel 1911, e, scrutando con attenzione nei listini del farmaco, troviamo il ‘solito’ e certificato: Preparazione di Mummia autentica.

Nel 1855 a Milano, esce il volume Medicina delle Passioni e scientificamente si mette a distinguere l’antropofago, l’omofago, il polifago, chissà se oggi passerebbe per fake news o verità scientifica, metafore religio-pagane, possiamo passare anche per il caro amico Freud che parla di ‘fratelli essiccati’, per il quale si arriva al pasto totemico del Vangelo secondo Giovanni: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, in me rimane e io in lui” ed anche il buon Swift spiega come sezionare un bambino nelle portate del pranzo di famiglia, per non creare discriminazioni… (ed è il 1727). Ce n’è per tutti i gusti.

Poscia, più che ‘l dolor poté ‘l digiuno.

(Dante Alighieri, Inferno, canto XXXIII)

Mostruoso? E pensate che non ho scomodato Crono, i Comunisti, la vagina mangia-uomini, il mio amato Shakespeare, Anna Maria Maiolino che con la serie In-Out (antropofagia) rielabora le note tesi di Oswald de Andrade del noto Manifesto Antropofagico (1928), i vari sacrifici fondamentali per augurarsi la buona sorte, et cetera. Antropofagia - dal greco ἄνθρωπος, ‘uomo’ e φαγ ω ‘mangio’.

Se Zeus ingoia Metis per assicurarsi il potere, proviamo a introiettare Utopia per inseguire la Libertà.

Film consigliati: La concejala antropófaga – Pedro Almovòdar; Supervivientes de los Andes - René Cardona.

Viaggio consigliato: Montescaglioso, MT, per il Cucibocca.