La cantautrice toscana, Carla Magnoni debutta con un disco suonato con grandi musicisti come Giuseppe Barbera. Una riflessione matura sull'amore e le relazioni.

Cento passi avanti è il tuo album d'esordio. Curioso che un'artista come te, di lunga esperienza, debutti solo ora. Come mai?

È vero, è strano. Ma la vita va così e per non avere rimpianti meglio fare le cose tardi che non farle mai. Quando ero una ragazza ci sono state diverse occasioni che però non ho voluto o saputo cogliere, ho tante canzoni nel cassetto, sicuramente non avevo alcuna disponibilità economica né tantomeno la consapevolezza e la conoscenza che ho adesso. Per molti anni la famiglia ha assorbito la mia voglia di musica e non ne ho quindi sentito la necessità. Adesso sono qui e l’importante è quello che si è adesso e quello che saremo in futuro.

L'album è stato preceduto da due singoli che ben rappresentano lo spirito dell'operazione. Il primo è Notte insonne: il tema chiave è la forza dirompente dell'amore.

Notte insonne rappresenta l’inizio, non necessariamente solo dell’amore ma un po’ di tutte le cose. Gli inizi sono sempre pieni di entusiasmo, di adrenalina, di novità, anche di incognite che magari non ci fanno dormire la notte perché non vediamo l’ora di “fare”. L’amore in particolare ha poi questa potenza che ci lascia storditi, ci fa fare le cose più strane, ci rende invincibili e folli.

Il successivo è stato Quello che non sai fare, dedicato alla disponibilità all'ascolto e all'empatia. In entrambi i singoli c'è un approccio inconsueto per tanta canzone d'autore italiana: l'ironia...

L’ironia è un’arma fantastica perché ti lascia dire cose terribili con leggerezza, adoro l’ironia e mi piace utilizzarla. Nella musica in realtà non lo faccio sempre, ma ho visto che con il passare del tempo mi succede sempre più spesso, anche quando in partenza non ci sarebbe alcuna intenzione. Anche in Quello che non sai fare all’inizio non credevo che avrei usato l’ironia ma è venuta spontanea ed è stata quasi una liberazione.

Abbiamo citato la canzone d'autore, dicitura usata e abusata, che però indica un mondo che oggi più che mai è segnato dalla resistenza culturale all'usa e getta della musica contemporanea. Se dovessi definirti, che tipo di autrice ti consideri?

Mi considero un autore un po’ fuori moda… nel senso che mi piacciono i concetti espressi che lasciano però aperta la via ad altre varie ed eventuali letture, mi piace sempre mettere del pensiero nei miei testi, mi piace dare un peso ad ogni parola. Adoro la lingua italiana e sono (o spero di essere) tra quegli autori che oltre che al significato ricercano il suono delle parole. Non sono una cultrice dell’usa e getta, nella mia vita come anche nella musica. Mi piace lavorare, investire, lasciare decantare, credo che la musica abbia bisogno di tempo come alcuni vini, per maturare. Tutto questo è assolutamente fuori moda, lo so, ma per me l’importante è essere coerente con quello che sento.

Una delle chiavi di volta del disco è la sua identità musicale, merito anche di Valter Sacripanti e dei musicisti coinvolti. Qual è stato il ruolo di Sacripanti?

Valter ufficialmente è il mio produttore artistico per questo album. Nella pratica è stato una guida che non mi ha fatto perdere mai di vista l’obiettivo finale: chi volevo essere artisticamente e cosa volevo dire, aiutandomi a farlo nella maniera migliore, in un modo che fosse più possibile mio ma anche universale, che fosse comprensibile anche se spesso non facile. Mi è stato vicino con rispetto, accompagnandomi senza mai forzare la mia strada ad andare in direzioni non mie. Un ruolo difficile, molto importante che Valter ha saputo ricoprire alla grande.

Gli altri nomi da menzionare sono Giuseppe Barbera, Giuseppe Tortora, Mario Gentili, Riccardo Ciaramellari e David Pieralisi: un importante valore aggiunto.

Sono tutti grandi musicisti, con eccellenti carriere ed esperienze alle spalle. Sono stata molto felice che abbiano accettato di suonare nel mio disco perché con il loro talento hanno dato sicuramente un valore in più a tutto il lavoro. La musica suonata è un’altra cosa un po’ fuori moda, invece quando un musicista suona, nel brano non compare solamente una bella chitarra o un bel pianoforte ma viene aggiunta una personalità, esperienza in più, vita. Soprattutto quando il musicista è bravo non mette solamente uno strumento in una canzone ma mette se stesso. Avete ascoltato, ad esempio, Giuseppe Barbera che suona in Cento passi avanti? Quello non è solo un pianoforte suonato molto bene, lì c’è la vita di Giuseppe, le sue gioie e i suoi dolori, la sua sensibilità, il suo carattere che si fondono con la mia espressione. Per questo quel pianoforte è così bello.

Quanto è stato importante il percorso in musica degli anni passati? Quanto c'è in Cento passi avanti della tua esperienza con No Smoking Band, SetteOttavi e altro?

Nel mio bagaglio musicale c’è tutto quello che ho vissuto, che ho ascoltato e suonato, come nel carattere di ognuno di noi c’è tutto il proprio passato. È impossibile staccarsi dalle nostre esperienze perché ci formano profondamente. Nella mia musica ci sono io, magari in modo a volte impercettibile, a volte in modo palese almeno per chi mi conosce, ma sono sempre e comunque io insieme a tutta la musica che ho amato.

Sei una donna di musica ma anche di parole, di testi: c'è un filo conduttore che guida quelli del tuo album o ogni brano ha una storia a sé?

Il filo conduttore è l’amore, visto nelle sue varie forme, si va dall’amore di coppia, all’amore e il rispetto per se stessi, all’amore malato, all’empatia, c’è l’amore che nasce con la sua folle incoscienza e quello che matura negli anni, c’è l’amore che non sa vivere e quello che invece resiste per sempre. L’importante, nell’amore come nella vita, è non rimanere fermi, è fare sempre “cento passi avanti”.

Cosa ti aspetti da questo lavoro d'esordio?

Più che un’aspettativa ho una speranza: spero che questo album possa far compagnia a qualcuno, che possa dare voce ai sentimenti di altri, che possa appartenere a persone diverse da me. Spero che diventi figlio di un mondo diverso dal mio, che viaggi e viva di vita propria. Questo per me è il successo nella musica: quando una canzone che hai scritto tu diventa bagaglio di altri.