In questa estate balorda, in cui la musica dal vivo è stata poca e soprattutto per pochi (alla volta), a Pistoia, nello scenario spettacolare della Fortezza Santa Barbara, il 26 agosto duecento persone hanno goduto di un concerto jazz di grande livello, che al tempo stesso è stato il ricordo di un magnifico pianista e lo sforzo di mantenere viva una manifestazione che per il 2020 ha dovuto dare forfait, almeno nella sua forma canonica.

Stiamo parlando del Serravalle Jazz, il festival gratuito che si tiene da molti anni sotto le torri della Rocca di Castruccio, e che a marzo aveva il programma già pronto, prima che la pandemia e l’emergenza sanitaria consigliassero di cancellare l’edizione. Passato qualche mese, il direttore artistico Maurizio Tuci, l’Associazione Teatrale Pistoiese e la Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia hanno voluto comunque lasciare un segno anche in una stagione difficile e travagliata, e da quel programma hanno estrapolato due appuntamenti, confermandoli seppure “in trasferta”.

Il primo, quello andato in scena qualche giorno fa, era un concerto di Fabrizio Bosso, uno dei migliori trombettisti italiani e tra i più apprezzati in Europa, a cui è stato assegnato il premio Renato Sellani, che è appunto il pianista ricordato nella serata e di cui parlavo in apertura. Un maestro di classe, stile e sensibilità: e proprio queste sono le caratteristiche che la giuria del Serravalle Jazz tiene in conto quando sceglie i musicisti da premiare. E certamente Fabrizio Bosso corrisponde perfettamente all’identikit, perché non dispone solo di una tecnica sopraffina, ma ha un’eleganza, un suono, una facilità di variazioni di registro che ormai fanno anche di lui un vero maestro.

La scelta dei musicisti che lo hanno accompagnato è stata un piccolo capolavoro di coerenza: sia per la qualità, sia per il fatto che quasi tutti avevano diviso (anche molte volte) il palco con Sellani, che d’altra parte con una carriera così lunga e prolifica aveva suonato con una miriade di jazzisti italiani, e non solo. E allora ecco il clarinetto e i sax di Nico Gori (che come membro della giuria ha fatto anche da padrone di casa), il contrabbasso di Massimo Moriconi, la batteria di Ellade Bandini e la voce di Stefania Scarinzi, tutti compagni di strada (in alcuni casi anche letteralmente, viaggiando da un concerto all’altro in macchina) di Sellani, oltre al piano di Piero Frassi.

Da un mix di ingredienti del genere non poteva che scaturire una splendida performance, che ha regalato al pubblico un jazz di sicuro impatto, suonato magistralmente. Fin dall’avvio di serata in trio Gori-Moriconi-Bandini, con Nico subito in grandissima forma. In sequenza sono arrivati Kary’s trance di Lee Konitz (guarda caso uno dei più grandi passati al Serravalle Jazz) e i due classici Saint Louis Blues e You and the Night and the music, quest’ultima suonata subito dopo l’aggiunta di Frassi, in quartetto. Stefania Scarinzi ha cantato Vivo sonhando di Antonio Carlos Jobim e la celeberrima It don’t mean a thing di Duke Ellington.

A quel punto il concerto si è fermato per qualche minuto, la vedova di Renato Sellani ha consegnato il premio a Fabrizio Bosso, e subito dopo il gruppo è finalmente divenuto un sestetto, che è partito con Bye bye blackbyrd, per poi continuare con The shadow of your smile, che valse un Oscar a Tony Bennett, e A night in Tunisia, capolavoro di Dizzy Gillespie, uno dei più grandi trombettisti della storia del jazz, accostandosi al quale Bosso ha spiegato nei fatti perché merita il premio Sellani e perché oggi è uno dei più bravi in circolazione.

Le anime di Billie Holiday e Louis Armstrong, invece, si sono affacciate alla Fortezza per l’esecuzione di Do you know what means to miss new Orleans, esplicitamente dedicata al direttore artistico del festival, Maurizio Tuci, assente perché indisposto. La chiusura, prima del folgorante bis Mack the knife (pietra miliare di Kurt Weill, anche questa nel repertorio di Armstrong), è stata nuovamente affidata alla voce di Stefania Scarinzi che ha cantato But not for me, l’ultimo di una pioggia di standard che alla fine ha visitato anche il canzoniere di Gershwin, per la comprensibile gioia di un pubblico che aveva tanta voglia di musica dal vivo e che è rimasto incollato alla sedia per due ore.

Il 12 settembre il Serravalle Jazz sarà ancora “in trasferta” a Pistoia, sempre alla Fortezza Santa Barbara (ingresso gratuito su prenotazione) per un concerto dedicato alla musica da film dei grandi autori italiani affidato a un gruppo guidato dal pianista Antonino Siringo con la presenza di Valentina Piccioni, la figlia di Piero Piccioni, che ha firmato alcune colonne sonore indimenticabili che fanno parte della storia del cinema italiano.