Un fenomeno web, ma con tanta sostanza musicale: nel giugno del 2007 nasce in rete il duo Ebbanesis, composto da Viviana Cangiano e Serena Pisa.

Due voci e una chitarra, che cominciano ad apparire su Facebook con intriganti rivisitazioni di classici della canzone napoletana ma anche celebri pezzi rock cantati in dialetto: è il caso di Carmela, che ha superato le 400.000 visualizzazioni e soprattutto Bohemian Rhapsody dei Queen, che ne ha registrato oltre 2.000.000, diventando un autentico caso mediatico. La stessa pagina delle Ebbanesis è seguita da oltre 150.000 followers da ogni parte del mondo.

Il 24 gennaio 2020 esce il loro secondo album Transleit, un sunto della loro maestria e del loro repertorio, registrato nell'Auditorium Novecento di Napoli, uno degli studi di registrazione più antichi d'Europa.

Dopo Serenvivity, l’album nato dall’omonimo spettacolo, le Ebbanesis tornano dopo solo un anno con Transleit: che differenze ci sono rispetto al precedente lavoro?

Serenvivity era l’insieme di brani che hanno avuto maggiore successo dopo la pubblicazione dei nostri primi video sulla nostra pagina Facebook. Abbiamo voluto così omaggiare le nostre prime soddisfazioni. Transleit è una raccolta di dieci traduzioni in napoletano fatte da noi, con l’obiettivo di valorizzare un dialetto già di per sé riconosciuto in tutto il mondo. Si può parlare, infatti, di una vera e propria lingua che ha dato vita ad un prezioso repertorio musicale.

La formula del duo resta immutata, con la rivisitazione di classici napoletani, swing e rock in versione “intima”, voce e chitarra, e in lingua partenopea. Quale criterio avete adottato nella selezione dei brani? Transleit raccoglie gli unici dieci brani tradotti finora. Per il disco non c’è stata una vera e propria selezione ma la scelta dei brani in generale è avvenuta in taluni casi per gioco, in altri per puro fato, in altri per il significato del brano in sé, in altri ancora grazie ai nostri gusti musicali che si somigliano sempre di più. Ridurre tutto a due voci e una chitarra è per entrambe una sfida, come nel caso della nostra personale versione di Bohemian Rhapsody che, grazie al suo successo inaspettato, è stata un po’ il motore che ci ha spinto all’idea di voler incidere il disco.

Accanto a Bohemian Rhapsody, che tanta visibilità mediatica vi ha dato, ci sono anche due classiconi pop come Michelle e Billie Jean: come mai questa scelta?

Ecco, questi due sono gli unici due brani che non abbiamo tradotto insieme, ci siamo dette “prendiamo due brani che ci piacciono e traduciamoli, se entrambi piacciono ad entrambe li pubblichiamo”. Non c’è stato alcun esito da parte di una nei confronti dell’altra quando ci siamo scambiate le traduzioni. Siamo subito impazzite e non c’è stato bisogno neanche di dire altro. Billie Jean: Serena. Michelle: Viviana.

Non manca il pop italiano, quello dei piani alti delle classifiche, con Attenti al lupo e T’appartengo.

T’appartengo è un nostro omaggio agli anni ‘90. Anni che ci mancano moltissimo in cui eravamo spesso con gli occhi incollati alla tv per vedere Non è la Rai. La nostra preferita era naturalmente Ambra Angiolini e abbiamo voluto farle un omaggio traducendo in napoletano una delle sue canzoni resa celebre proprio grazie al programma televisivo.

Attenti al lupo che diventa Accort’ ‘o lupo è uno di quei brani nati per caso facendo semplicemente un esempio mentre parlavamo di altro. Entrambe siamo grandi estimatrici di Lucio Dalla, un grande della nostra musica pop. Abbiamo tradotto il brano che per noi ha un grandissimo e profondissimo significato per fare appunto un omaggio alla canzone stessa, all’autore (Ron) e all’interprete che sbirciando tra le nuvole, essendo lui un grande amante di Napoli, forse ci ha voluto bene. “Cu l’aiuto ‘e Dio” sempre!

Avete mai pensato di aggiungere altri elementi all’organico o il duo voce e chitarra funziona talmente bene da essere intoccabile?

Per Serena la chitarra è arrivata all'improvviso, con la nascita del duo, non nasce come chitarrista, e si sente anche molto in colpa a usarla come strumento, ma è proprio dall'assenza di un vero e proprio accompagnamento musicale che ci dedichiamo di più alle voci usandole come strumenti. Quindi anche in Transleit abbiamo preferito non rompere questa magia. Non mancheranno però, per i progetti futuri, collaborazioni di artisti di gran valore.

Al centro del vostro progetto, al di là dei risvolti mediatici e del successo, c’è un elemento cruciale: la valorizzazione del dialetto. Quanto è importante custodire ma anche promuovere il napoletano?

Il napoletano è una lingua quindi promuoverlo anche attraverso le traduzioni è una grande responsabilità per noi. E se lo facciamo è solo per il piacere di donare a quelle canzoni che amiamo un sapore partenopeo. È un esercizio che ci porta ad amare ancora di più la nostra città e la nostra cultura.

Transleit è nato in uno dei più antichi studi di registrazione d’Europa: l’Auditorium Novecento. Che sensazione si ha ad incidere in un luogo speciale?

Ah, una sensazione meravigliosa! L'immensità degli spazi riduce la percezione del proprio corpo, ci si sente minuscoli e si respira una grande energia, arte pura. E pensare che lì è stata incisa la prima versione di Gatta cenerentola; che grandi personaggi come Sergio Bruni, Roberto Murolo sono stati parte dell'organico. Beh, insomma: una gran bella emozione! Un posto molto vintage, nel cuore di Napoli; ci si rilassa e ci si concentra al contempo. Gestito, tra l'altro, da veri professionisti del settore.

Maurizio De Giovanni vi chiese di riarrangiare Rundinella. Da quale grande della cultura o dello spettacolo vi piacerebbe avere una nuova richiesta?

Perché no... dal maestro Roberto De Simone.

Transleit sarà inevitabilmente portato in concerto: cosa deve aspettarsi il pubblico dal vostro nuovo show?

Transleit... e non solo: si presenterà probabilmente come un'evoluzione del precedente spettacolo, che non viene cancellato ma integrato al nuovo repertorio. SerenVivity resterà sempre con noi, in minima parte. Siamo legate molto ad alcuni brani di cui non possiamo fare a meno. Sperando di mettere in campo anche le nostre capacità attoriali con una nuova penna, nuovi personaggi, una regia, dei costumi e altro ancora. Un vero e proprio spettacolo.