Era il 1840 quando il Comune di Bergamo commissionava allo scultore neoclassico Giovanni Maria Benzoni (Songavazzo, 1809 – Roma, 1873) un monumento per celebrare la Pace garantita alla città e alla sua provincia dall'imperatore Francesco I d'Austria, una volta cacciati gli ultimi napoleonici e restaurato il vecchio regime. L'opera venne pensata per essere collocata in una delle nicchie interne della biblioteca civica cittadina che in quegli anni si stava trasferendo da Palazzo Nuovo (attuale sede dell'istituzione) a Palazzo della Ragione. Oggi il Monumento alla Pace di Benzoni accoglie i visitatori nell'atrio di ingresso della Pinacoteca Giacomo Carrara.

Pochissimi sono coloro che si soffermano a osservarlo, tuttavia la sua storia, racchiusa in un faldone di documenti e lettere della Biblioteca Angelo Mai, contiene spunti interessanti sul modo di operare di un artista dell'Ottocento e sui suoi rapporti con la committenza.

Ho selezionato una missiva da proporre qui integralmente e senza correzioni ortografiche o linguistiche: l'italiano dell'epoca non era esattamente uguale a quello di oggi e lo scultore non lo padroneggiava perfettamente. È una delle lettere più significative poiché in essa è spiegato il programma iconografico dell'opera. Semmai vi capiterà di visitare la Carrara e vedere il monumento, potrete più facilmente captare le frequenze di quell'epoca e così, immersi in un altro tempo e in un altro spazio, intenderne il Gusto.

Buona lettura!

Ill.mo Sig. Conte Podestà
Mi faccio un dovere d'informarla che fra pochi giorni V. S. Ill.ma riceverà il disegno del monumento da erigersi in Bergamo della cui esecuzione ebbi già l'onorevole incarico. Vi ho unito una dichiarazione che spiega il soggetto del medesimo. Mi è dispiaciuto di non potere spedire l'uno e l'altro appena ebbi la venerata Sua lettera dell'8 Dicembre p.p. avendo fatto dé cangiamenti nel mio primo pensiero, onde mi è stato necessario di formare un nuovo Abbozzo. Dalla dichiarazione potrà Ella rilevare quali siano le variazioni che a mio parere doveano farsi, e desidero vivamente che esse abbiano la fortuna di essere benignamente accolte da V. S. Ill.ma, e dalla Congregazione Municipale, tanto più che non viene alterato per nulla il primitivo concetto. Non ho posto nel Disegno le iscrizioni che rispettosamente propongo nella dichiarazione, e solo ho segnati con punti i luoghi dove a mio credere dovrebbero essere incise. In quanto alla cauzione della quale V. S. Ill.ma mi fa cenno nel sullodato di Lei foglio credo che a quest'ora il Sig. Giuseppe Fontana di Lovere, che mi favorisce in questo affare, avrà fatti tutti i passi a ciò necessari. Debbo poi prevenirla che S. E. il Sig. Ambasciatore del nostro Sovrano a questa Corte ha voluto favorirmi anche in questa circostanza e non solo fare rimettere il roloto del disegno a Milano ma lo accompagnerà da una Sua commendatizia diretta a S. E. il Sig. Governatore della Lombardia donde V. S. Ill.ma riceverà il rotolo. Mi preggio d'informarla che il Sig. Podesti ha quasi terminato il ritratto di S. E. il Cardinale Mai, e spera di poterlo mandare a Milano per la prossima ventura Esposizione. La stessa Eminenza ch'ebbi l'onore di ossequiare ieri sera m'incaricò di riverirla distintamante. Ed io raccomandando me e i poveri miei lavori alla Sua bontà della quale ho avute tante prove e sì ripetute, ho l'onore di protestarmi colla più sentita stima, e rispettosa riconoscenza, e considerazione.
Della S. V. Ill.ma
Umo De. Mo Servitore
Gio Maria Benzoni
Roma li 29 Febraio 1840

Dichiarazione del disegno dell'Abbozzo
Il sottoscritto ebbe nel Settembre p.p. la commissione, per lui ben grata ed onorevole, di eseguire un monumento in marmo da erigersi nella Biblioteca Comunale di Bergamo Sua Patria. Nel contratto fu convenuto fra le altre cose che il monumento dovesse rappresentare la Pace che con una fiaccola capovolta in mano arde un fascio d'armi. In seguito il Benzoni riflettendo sopra questo suo primo pensiero credette che fosse meglio di dare alla Pace un atteggiamento più riposato e tranquillo, una mossa più dignitosa, e che quindi convenisse di decorarla di uno Scettro invece di una face. Considerò anche che sarebbe stato più opportuno di mettere ai piedi di questa allegorica divinità le armi in riposo, anziché farle ardere da Lei. Uno Scettro è simbolo della potenza unita a dignità benefica e decorosa, mentre la fiaccola è attributo più proprio della forza cieca e dé geni malefici. Oltreciò collo Scettro il gruppo sarebbe riuscito meglio composto e avrebbe presentato maggiore armonia nell'insieme, e nelle sue parti. Si aggiungeva a tutto ciò la considerazione che ad esprimere la pacificazione d'Europa bastava il porre le armi in disparte, e come inoperose, e che non era molto ragionevole di consumarle colla facella, essendo le armi indispensabili alla pompa del Principato, ed alla sicurezza dello Stato. Lo scopo dell'artista dovea essere di mostrare il trionfo delle arti della pace, senza ricorrere all'estremo di distruggere le arti della guerra non meno necessarie delle prime. Per queste ragioni il sottoscritto ha pensato di fare un altro abbozzo (conservando però sempre il primo) ed ora ha l'onore di presentarne il disegno. In questo nuovo Abbozzo la Pace, coronata d'olivo, collo Scettro che ha nella mano sinistra calpesta un serpente simbolo della discordia, ed ha ai suoi piedi delle armi immagine della guerra. Colla mano destra porge il trattato di Vienna, e nel rotolo che lo rappresenta dopo le parole Pacta conventa Vindobone 1815 si potrebbe aggiungere il motto: Iustitia eius, fondamentum pacis per significare che debbasi principalmente alla giustizia dell'Imperatore e Re l'accordo degli eserciti alleati, il loro trionfo e la restaurazione della Religione e dé troni, d'onde è venuta la presente pace d'Europa. Il Genio poi delle arti e delle scienze è vicino alla Pace, e la festeggia, ed incorona con una ghirlanda di fiori il trattato di Vienna. Sopra un tronco di colonna collocato fra la Pace ed il Genio vi sono gli emblemi delle arti e delle scienze, e il cornucopia simbolo dell'abbondanza, e vi si potrebbe apporre il detto Pax alit artes col quale si esprimerebbero le speranze alle quali il Genio stesso si solleva in tanta pace del Mondo, e con un Principe così giusto e magnanimo. Nella base vi è un basso rilievo nel quale si rappresenta l'ingresso di S. M. l'Imperatore e Re in Bergamo. Il sovrano, coronato d'alloro, e col suo seguito, è preceduto dalla Fama, nunzia delle sue virtù e delle sue vittorie, e la R. Città di Bergamo, sotto la forma di una donna turrita, presenta a S. M. i Magistrati i quali prestano omaggio all'ottimo Principe e gli offrono le chiavi della Città. Il sottoscritto ha posto le iscrizioni che a suo parere dovrebbero essere nel monumento, non già per entrare nella messe altrui, dal quale pensiero è ben lontano per il sentimento che ha del suo limitato ed incolto ingegno, ma col solo scopo di spiegare meglio il concetto del suo Abbozzo, al quale augura l'approvazione della Magistratura degna rappresentante della sua Patria, e degli altri autorevoli ed illustri personaggi ai quali verrà sottoposto l'unito Disegno.

Gio Maria Benzoni
Roma li 29 Febraio 1840