Ho lottato tutta la vita per riappropriarmi di me e ci sono arrivata quando ho iniziato a fotografare. Credo di essere come rinata con la macchina fotografica in mano.

84 anni e non sentirli. Una carriera, quella di Letizia Battaglia, che dura da trent'anni, mettendo il suo talento e la sua passione al servizio dell'impegno sociale e politico. Prima donna-fotografo a lavorare per un giornale italiano, L’Ora, è stata definita "una delle 11 donne che hanno segnato il nostro tempo" dal New York Times.

Nei suoi scatti, da lei stessa scelti per la mostra ai Magazzini Fotografici di Napoli, traspare una vita intensa, volta a documentare, per amore della propria terra, Palermo, le contraddizioni che è riuscita coraggiosamente a denunciare tramite i suoi reportage.

Fotografare per me è sempre stato rivelare la bellezza.

E quale posto migliore dell'antico Palazzo Caracciolo D’Avellino, nel centro storico di una città simile per storia sociale a Palermo, Napoli, poteva accogliere tale testimonianza. Nelle sale principali dei Magazzini fotografici, fondati dalla fotografa Yvonne De Rosa, si alternano in un convivio fatto di attese, foto storiche, provenienti dall'archivio vintage della Battaglia, presente all'opening della mostra. Da una parte gli scatti sui delitti di mafia che l'hanno resa celebre negli anni di piombo, come quello al giudice Giovanni Falcone ai funerali del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, Tre killer hanno assassinato il proprietario dell’Hotel Riva Smeralda e L’arresto del feroce boss mafioso Leoluca Bagarella. Dall'altra, quasi in un dialogo che non lascia spazio alle parole, le sofferenze della condizione femminile, attraverso gli sguardi delle donne e delle bambine da lei immortalate in bianco e nero, come a volersi passare un terribile testimone.

A corredo della mostra, la rassegna Cinemagazzini: Focus on Letizia Battaglia, una serie di docufilm per studiare la carriera della prima fotoreporter italiana, per scoprire dettagli, storie e retroscena di alcune delle sue immagini in mostra. In particolare, il documentario Battaglia di Daniela Zanzotto che restituisce un’immagine nitida e immediata della fotografa che, per necessità e volontà di cronaca, era pronta a partire ad ogni squillo del telefono, ad ogni sparo per strada e Letizia di Andrea Rizzo Pinna e Simona La Marca, una breve intervista video, realizzata durante la mostra Anthologia svolta presso la galleria Zac di Palermo.

Nell'ultima sala, che un tempo ospitava un borsettificio e che ora, come per riscatto, è uno degli spazi fotografici più in vista della città, è possibile visitare anche la mostra di un'altra fotografa che ispirandosi a Jules Verne, ha utilizzato il tema del viaggio come porta d'accesso al mondo interiore.

Non ditelo a mia madre è il titolo scelto da Sara Munari per una serie di fotografie analogiche e una videoinstallazione realizzate strategicamente in Islanda, per creare la mappa per un viaggio verso l'ignoto, meraviglioso.

Se il genere umano non avesse ambiziosamente progettato nel suo percorso, o non avesse sperato in eventi irrealizzabili o ancora non avesse provato a tradurre in realtà sogni fantascientifici, saremmo ancora coi piedi a terra, senza mai aver provato nemmeno a volare.