Alberi,
eravate frecce
cadute dall’azzurro?
Che terribili guerrieri vi scagliarono?
Sono state le stelle?

(Federico García Lorca)

Il desiderio di riavvicinarsi alla natura diventa per me sempre più forte quando sono stanca, quando i ritmi frenetici che non vogliono lasciare spazio a nulla e a nessuno si fanno insopportabili. Il respiro fatica a trovare il suo ritmo naturale, l’affanno lascia la sua impronta su corpo e mente. È allora il momento di fermarsi. Di non lasciarsi più congestionare da fretta e traffico. Può bastare uno sguardo diverso a un monumento davanti al quale si passa distratti ogni giorno, un’occhiata al cielo azzurro attraversato da un vento leggero che spazza via le nubi. Ancora meglio una passeggiata in un parco cittadino o, qualora se ne abbia la possibilità, nel bosco, quello bello, quello che profuma di fresco.

Sempre di più si va diffondendo la silvoterapia, una pratica che mette in evidenza il potere benefico degli alberi. Si tratta di passeggiare, anche a piedi nudi nei boschi, di abbracciare gli alberi, con cura e calma, di accarezzarli, di annusare l’odore intenso e benefico della resina, di sdraiarsi su un prato, di guardare semplicemente il fazzoletto di cielo azzurro che si intravvede tra i rami intrecciati e abbracciati, svettanti, eleganti, verso di esso. Di radicarsi alla terra, di sentirla, di capire che ci accoglie e che ci ospita, di trattarla con rispetto, tenerezza, reverenza e gratitudine. Di amarla.

Abbracciare le piante è un gesto degno e segno di enorme gratitudine, diffidate di chi, nel sentirvelo dire, vi indica e addita come un poco stonato e strambo. Il modo migliore per questo abbraccio infinito (vi assicuro che vi trasmette una forza indescrivibile, come ogni abbraccio, d’altra parte) è quello di avvicinarsi e di sedersi accanto all’albero prescelto, appoggiando la schiena al suo tronco. Guardatevi bene intorno e scegliete con cura quello che vi ispira maggiormente. È come guardare una distesa fiorita e far cadere l’occhio su una margherita in particolare. Come con quella che sarà la prescelta, quella con cui fare un m’ama non m’ama senza toglierne i petali, lo stesso sarà per il vostro albero.

Trovato un luogo tranquillo, avvicinatisi all’albero prescelto, ecco che la mano destra si posiziona sul plesso solare, all’altezza dello sterno, la sinistra sulla schiena, esattamente sui reni, tra noi e la pianta. Occhi chiusi, mente libera. E l’energia scorrerà subito. Canali energetici dalla terra al cielo, un contratto fra dimensioni che si sfiorano. Testimoni di un mondo invisibile.

Non vi stupisca sapere che la silvoterapia è consigliata anche in ambito medico, adatta per chi soffre di stress, ipertensione, stanchezza, insonnia, problemi respiratori, emicranie, deficit di concentrazione; passeggiare nel bosco svolge un’azione benefica anche sul sistema circolatorio. Si tratta di una pratica rigenerante di immersione in sé stessi, un passaggio verso l’autoconsapevolezza, una riflessione sulle proprie radici e la propria storia. Un percepire solo suoni leggeri e fruscii armoniosi. Un (ri)trovare un equilibrio dimenticato e un’attenzione a quanto di bello ci circonda.

Gli alberi sono maestri dell’arte di respirare. Appena entriamo in un bosco cambia il ritmo del nostro respiro, fateci caso. Diventa più profondo, si distende, si placa, si armonizza, come per magia.

Abbiamo già parlato dello shinrin yoku giapponese, oggi esiste anche il Green Hatha Yoga, molte aziende effettuano seminari in parchi e boschi, al fine di rafforzare il legame fra i partecipanti e superare il desiderio di competitività, favorendo creatività e produttività emotiva. In un mondo sempre più individualista ed egocentrico, gli alberi insegnano a stare insieme, a rafforzare il legame che ci (e li) unisce, ad aiutarsi nei momenti difficili. In una collettività fatta di vera rete empatica.

Leggevo che un albero con diametro di chioma di 15 metri è in grado di fornire in un giorno l’ossigeno giornaliero necessario per 14 persone. Come ignorare, dunque, il potere degli alberi.

I Celti, d’altra parte, avevano classificato i vari poteri curativi delle piante, quali la vita e la protezione (agrifoglio), la rigenerazione (sambuco), la rinascita (sorbo selvatico), la purezza e l’intuizione (biancospino), il potere e l’energia (quercia) o la scelta (melo). Vibrazioni benefiche.

A ciascuno il suo albero, allora. Liberi da fardelli. Alla ricerca di leggerezza, chiarezza e pace.

Le mie foglie sono le mie mani,
ne ho centinaia di migliaia.
Le mie foglie sono i miei occhi
E vedo con meraviglia.
Come centomila cuori,
battono, battono le mie foglie.

(Nazim Hikmet)

Da leggere: Jean-Marie Defossez, Silvoterapia-Il potere benefico degli alberi, Ediz. Il Punto d’Incontro, 2018.