Come si fa a stare bene con qualcosa, di cui non riesci a fare a meno, nonostante sai quanto male faccia? Se l’amore è vita, perché una sua declinazione può essere una cancrena che ti avviluppa, rendendo insopportabile quello che prima guardavi con sguardo innocente?

La relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, fornisce un quadro dettagliato ed aggiornato sulle tendenze di consumo di sostanze psicoattive tra i giovani a confronto degli anni pandemici. Tra i dati più significativi emersi, si conferma un preoccupante trend in crescita sull'uso di diverse sostanze, con un’eccezione importante: la cannabis.

La relazione rivela che il 40% della spesa annua per sostanze stupefacenti, escludendo la cannabis (che ricopre il 32% della spesa) è legato all’uso di cocaina.

Infatti, in seguito a un lungo periodo di consumi in diminuzione, a partire dal 2021 si registra un trend in crescita che, nel 2023, raggiunge valori superiori a quelli pre-pandemia. Quasi 54mila ragazzi tra i 15 e i 19 anni riferiscono di aver fatto uso di cocaina nel 2023, quota che, rispetto al totale della popolazione studentesca, sale in un anno dal 1,8% al 2,2%. Aumenta anche la percentuale di studenti che hanno utilizzato la sostanza prima dei 14 anni. La penetrazione sul territorio è confermata dall'aumento nell’ultimo decennio delle segnalazioni per possesso di cocaina/crack a uso personale (Art. 75 DPR n.309/1990), che nel 2023 rappresentano il 19% del totale e coinvolgono principalmente consumatori over-30.

Inoltre, le denunce per reati legati a cocaina/crack sono aumentate dell’8,6% rispetto al 2022, raggiungendo la percentuale più alta mai registrata (46%) per reati di produzione, traffico e detenzione (Art. 73 DPR n.309/1990). Cresce, infine, anche l’impatto sui servizi assistenziali. Nell’ultimo decennio si registra un progressivo aumento della quota dei ricoveri direttamente correlati al consumo di cocaina che, passando dal 12% al 25%, diventa la sostanza stupefacente maggiormente riportata nelle diagnosi principali dei ricoveri droga-correlati.

Il ministro della Salute ha affermato che la chiave per affrontare efficacemente questo fenomeno risiede principalmente nell’investire in prevenzione, con interventi mirati ed efficaci per sensibilizzare i giovani sui rischi legati all'uso di sostanze psicoattive. Ma la prevenzione, che tarda ad arrivare, in questo senso si basa su un approccio solo ed esclusivamente scientifico e non attuativo, supportato dai dati che la relazione annuale mette in evidenza.

La relazione effettuata nel 2024 offre una fotografia completa dell'evoluzione del fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, rivelando le nuove tendenze di consumo e le sfide che le istituzioni e la società devono affrontare.

Questi numeri non sono semplici statistiche, ma il grido d'aiuto di una generazione in crisi, un segnale che non possiamo permetterci di ignorare.

Cosa spinge i nostri giovani a cercare rifugio?

La mia mission, scrivendo questo articolo, nasce da un’attitudine personale, di trovare un minimo comun denominatore tra due concetti, due emozioni, due pensieri agli antipodi, ma legati dalla stessa passione. La mia intenzione è cercare un linguaggio universale che sia trasversale nel comunicare, sia con le generazioni più giovani sia con quelle meno giovani, utilizzando un sentimento che accomuna tutti al di là del tempo: l'amore.

L'innamoramento e l'effetto di una nuova sostanza stupefacente condividono un'ebbrezza primordiale, un'esplosione di dopamina che inonda il cervello di piacere. Tutto appare più vivido, più intenso, più significativo. L'altro, o la sostanza, si ergono a fonte di completezza, a chiave per accedere a un'esperienza trascendente.

L'impulso che mi spinge a tracciare un parallelo tra amore e droga non nasce da una mera provocazione, ma da un'esigenza profonda di esplorare le zone d'ombra dell'esperienza umana.

L’intento è mettere sul banco degli imputati una riflessione, due concetti: amore e droga, passione e dipendenza. Due verità che possano assumere le stesse dinamiche. Il bisogno, spasmodico e incontrollato della ricerca programmata di una felicità artificiale, e quella di una dipendenza naturale alla caccia all’amore assoluto.

Stesse esperienze, vissute con due dinamiche psicologiche e sociali diverse magari legate alla dipendenza e alla possibilità di riscatto attraverso l’amore ritrovato. Lo scopo è di ridurre l’amplesso sociale, che veicola la dipendenza affettiva nella distopia della droga, per creare un dibattito, anche interno, da poter condividere senza paura di essere giudicati. La droga come continua ricerca di felicità.

Analogia di due contraddizioni, due simboli di una condizione umana, due dimensioni di una società che intrappola in un ciclo infinito. Per tutte le volte che ci illudiamo di non ricordare, di non ascoltare l’urlo istintivo e coraggioso di un amore o di una passione, in cambio di un’emozione facile.

Il concetto di una continua caccia verso quello che emoziona, verso ciò che fa stare bene, verso le ragioni invisibili che fanno amare la vita, nonostante tutto, appare come una bella vetrina da guardare. Ostinati a credere in noi stessi, più di tutti gli altri. L’amore che non si ribella al concetto di tempo, sembra sfuggire alle regole ineluttabili dei sentimenti. Si conforma rapida a qualcosa di tangibile, di reale, come la materia descritta da de Lavoisier, dove nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.

L’amore non scompare, cambia pelle, resiste, non finisce solo, per chi ha assaporato la magia di vivere nell’altro, di chi, dopo tanti anni, ancora si emoziona guardando la dolce metà negli occhi. Qualcosa che genera vita continua, come una routine rinnovata che lascia una dipendenza buona. Una dose che ti aiuta a vivere. Un salvacondotto dalla visione di un mondo generale, così come una droga con la sua visione virtuale e periferica delle cose. La sostanza che ti fa allontanare dalle consuetudini del mondo, per farti vivere il viaggio introspettivo delle emozioni perdute. Preferiamo quindi l’agio di una felicità capitalista e dei suoi scarti, facile da raggiungere, ma finta e vacua. In un'epoca in cui l'amore è spesso confuso con la dipendenza e la droga diventa un rifugio effimero dalle amarezze della vita, ci troviamo intrappolati in un labirinto di emozioni solitarie.

Amore e droga, due forze potenti e ambigue, si trasformano in un veleno dolce e necessario. Propedeutico ad affrontare la vita amara di una società che non sa più amare e confonde, rigettando a noi stessi il compito di ritrovarci come entità multiple e non come sostanza singole.

Com’è possibile amare il veleno più dell’antidoto?!