Inaugurata il 7 dicembre, presso il Museo Parisi Valle di Maccagno con Pino e Veddasca (Va) sul Lago Maggiore, la mostra dedicata al mito e a I volti segreti della Gioconda che si protrarrà fino all’8 marzo 2020. Un viaggio tra le opere che hanno preso ispirazione dalla storica icona femminile di Leonardo da Vinci, a 500 anni dalla sua scomparsa.

L’evento, organizzato dall’Associazione Ponte degli Artisti “la scaletta dell’arte”, fortemente voluto dal suo fondatore Savi Arbola Appiani, con la collaborazione del direttore artistico Vittorio Raschetti, si sviluppa in due sezioni, una dedicata a video installazioni, l’altra propone un’esposizione di quaranta artisti selezionati1. La mostra darà inizio ad un percorso strutturale per la creazione – in Maccagno con Pino e Veddasca – di un museo stabile, dedicato alla Gioconda e al genio del suo creatore, Leonardo da Vinci.

Sono passati 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci ma la sua Monna Lisa non smette di stupire. Il celebre dipinto è stato ed è, infatti, oggetto delle attenzioni di studiosi, scrittori, intellettuali, curiosi e appassionati, nonché nutrimento della stampa di tutto il mondo.

Era il 1911 quando La Gioconda, esposta al Louvre di Parigi tra tanti capolavori, sparì improvvisamente nel nulla. Per due anni le forze dell’ordine, nello sgomento generale, si misero sulle tracce del dipinto, senza troppa fortuna. Sulla vicenda sono stati scritti “fiumi di parole”, formulate svariate ipotesi sui protagonisti e sul movente che ha portato un uomo semplice come Vincenzo Peruggia a realizzare il furto rocambolesco che in un certo senso ne ha alimentato la leggenda. Molte sono le figure che si sono intrecciate nella storia e la critica si è divisa: sostenere le voci ufficiali delle investigazioni dell’epoca o i racconti popolari tramandati di generazione in generazione nella Val Veddasca, patria del Peruggia?

Graziano Ballinari è l’ultimo erede di queste testimonianze, vissute nell’ultimo secolo con grande orgoglio dagli abitanti della zona. Le sue parole a proposito dell’opera di Leonardo: “L’opera è in Val Veddasca, la Gioconda non si è mai mossa da lì. Oggi, a cento anni esatti di distanza, posso rivelarvi quello che mio padre e Teresa Mei moglie di Vincenzo Lancellotti mi hanno raccontato e confermato tanti, tanti anni fa. La Gioconda l’è scunduda in una gesina in val, non prima ne’ dopo de Gragl. L’è scunduda insci ben che la par in galera tra i sas e i sant che salutavan chi andave e veniva de luntan. (La Gioconda è nascosta in una chiesina nella valle, non prima né dopo Graglio. È nascosta così bene che pare in galera tra i sassi e santi che salutavano chi andava e veniva da lontano)”.

Ma Graziano Ballinari non è il solo a sostenere questa tesi negli anni. Silvano Vinceti scrittore, storico, ricercatore e studioso d'arte, presidente del Comitato Nazionale per la valorizzazione dei Beni Storici, Culturali e Ambientali ascoltata la sua verità, ha condotto un accurato studio durato tre anni fino a pubblicare il libro Il furto della Gioconda. Un falso al Louvre?. Il libro rivela nuovi elementi della storia, confermando molte delle leggendarie voci tramandate dai valligiani e riscoprendo ulteriori particolari trascurati negli studi precedenti. Particolari mai pubblicati da nessuno.

A tenere unito il filo della vicenda la figura del marchese Eduardo de Valfierno, mandante del furto che, con l’aiuto dei fratelli Lancellotti impiegati come operai al Louvre, ha coinvolto Peruggia. La fine misteriosa dello stesso Peruggia, i numerosi complici, i racconti dei parenti stretti e le voci dei testimoni dell’epoca porterebbero, sembra, ad un’unica conclusione: La Gioconda al Louvre sarebbe un falso!

“Per compiere la ricerca, mi sono avvalso di uno staff di storici, storici dell’arte, restauratori ed esperti delle nuove tecnologie periziali al fine di esaminare, valutare e ricostruire ogni significativa parte del furto. Coniugando armonicamente elementi scientifici con ricostruzioni storiche, ho cercato di immergere il lettore nell’avventura investigativa in prima persona. Ispirandomi al genere letterario poliziesco, ho lasciato emergere accadimenti inaspettati che seducono e suggestionano il lettore, ma gli eventi narrati non rientrano in una costruzione fantastica, bensì rinviano all’apparire di documenti originali, testimonianze eclatanti e ipotesi che inaspettatamente danno una svolta clamorosa all’investigazione. Una serie d’improvvisi mutamenti di scenari rimettono in gioco le precedenti narrazioni e dispiegano fascinosi scenari ove entrano in scena nuovi protagonisti: personaggi storicamente vissuti ma ignorati o trascurati dalla consolidata e condivisa storia canonica”, afferma Silvano Vinceti che in occasione dell’inaugurazione del 7 dicembre ha aperto le danze presentando il suo libro e svelando pubblicamente quella che potrebbe essere la verità del dipinto.

A seguire l’art performance del maestro Igor Borozan che ha realizzato “live”, con l’intervento di Helena Koruza, un unicum su tela, composto da cinque ritratti di MonnaLisa, uno delle donne più enigmatiche della storia dell’arte di tutti i tempi. La tecnica utilizzata è stata la sanguigna, materiale che ha ricreato le atmosfere rinascimentali leonardesche con i suoi effetti morbidi e sfumati. Cinque ritratti. Cinque diverse “visioni” di un’unica donna che Borozan interpreta attraverso uno stesso archetipo femminile.

Ad affiancare Borozan, la soprano Silvia Pepe che con la sua straordinaria voce eseguirà opere di canto rinascimentale. Un viaggio a ritroso lungo 500 anni per riscoprire una nuova identità femminile che si incarna nei passaggi, di vita in vita, di corpo in corpo.

Ma solo una tra le cinque Lise raffigurate è la vera, l’autentica MonnaLisa di Borozan. Quella che resterà, come opera permanente, esposta al Museo Parisi Valle di Maccagno con Pino e Valdesca. Un viaggio indietro nel tempo eppur proiettato in un contesto assolutamente contemporaneo.

Borozan che ha interpretato, lo scorso 2 maggio presso Palazzo Primavera di Terni, il famoso dipinto leonardesco e che ha riproposto l’evento in occasione del Fringe Festival per il Milano OFF 2019, chiude il ciclo con questo evento performativo che ridefinisce i tratti di una donna sfuggente, ironica e sensuale.

Vittorio Raschetti: “La Gioconda è in fondo una riflessione intima pensata per essere contemplata da sguardi discreti, la sua immensa gloria postuma ha creato una iper-icona, una meta-icona, una icona che si auto-osserva, ma che, come tutti i miti ci guarda e ci riguarda ed agisce come specchio del nostro immaginario. I miti agiscono in un eterno presente, interrogandoci da sempre sul senso del nostro essere, in questo caso del nostro guardare, del nostro cercare. Il furto della Gioconda diventa un grande evento mediatico, quasi una performance situazionista, lo spazio vuoto sulla parete del Louvre una grande indicazione sull’assenza, sulla condizione ontologica della scomparsa e della fuga come metafora dell’arte, la bellezza rapita, presa in ostaggio, nascosta e custodita in un luogo segreto, l’attesa messianica di un ritorno, ma anche dopo il ritrovamento, la parete nuda del Louvre privo del capolavoro è destinata a segnare l’immaginario collettivo e a prefigurare le poetiche e le pratiche dell'arte contemporanea. La Gioconda diventa l’occasione per una riflessione sullo status ontologico dell’icona sul potere formale di attivare un campo di forze di tensione creativa, dal pastiche pop, all'esercizio grafico barocco al limite del grottesco, dall’assemblaggio neo-dadaista minimalista e concettuale, dall’ironia al gioco, alla celebrazione mistica del capolavoro in chiave contemporanea, oltre il citazionismo postmoderno e trans-avanguardista, passando per la robotica, l’arte digitale e post-umana fino a lambire i territori di uno smontaggio decostruzionista della scrittura musicale in una composizione che evoca un tempo non lineare, una porta sonora della percezione che ci riporta alla genesi a-temporale dell’icona che è sempre, e da sempre, immersa in una estasi del tempo che solo la musica può davvero evocare”.

Maccagno, la Val Veddasca e il suo territorio tornano ad essere idealmente il tramite tra la verità storica e la leggenda, in quel tragitto che il dipinto deve aver fatto tra Maccagno, Cadero e Dumenza, rispettivamente terra natìa dei fratelli Lancellotti e di Vincenzo Peruggia, che sono la chiave di volta per il mistero.

La critica si è sempre divisa: sostenere le voci ufficiali delle investigazioni dell’epoca o i racconti popolari tramandati di generazione in generazione nella Val Veddasca? La Gioconda esposta al Louvre è un falso?

In un’epoca in cui falsari e copisti avevano grande fama, con quale probabilità la Gioconda si troverebbe nella Valle, magari nascosta tra le mura di qualche insospettabile santuario, piuttosto che al sicuro sulla sua parete al Louvre?

1 Gli artisti presenti in mostra: Ada Eva Verbena, Adriano Junio Tommasi, Ale Guzzetti, Alessandra La Chioma (Lale), Antonio Teruzzi, Antonio Rizzi, Armando Trasforini, Ascanio Cuba, Bruno De Grandi, Carla Pistola, Carlo Cecaro, Carmela Corsitto, Caro, Caterina Rotondo, Claudia Pistola, Daniela Dente, Dhoino, Donatella Bianchi, Eleonora Sesana, Elisabetta Cardella, Gianni Miraglia, Giovanni Masuno, Giuseppe Belli, Gladys Maria de la Raba Oropesa, Igor Borozan, Johnny Frog, Ladybe, Laura Feliziani, Leonora Rapezzi, Marco Bevilacqua, Marco Cucurnia, Marco Briolini, Maria Augusta Rossi, Mario Napoletti, Massimo Monteleone, Michela Bolzoni, Michele Penna, Mihaela Mihai, Maurizio Bucchia, Natascia Rizzato, Noemi Ferrario, Paolo Rui, Paolo Zagallo, Paolo Monga, Pier Didoni, Pierluigi Bruno, Raffaello Talo’, Riccardo Riva, Roberto Morreale, Sabrina Pasquini, Samuele Massaro, Silvia Pepe, Simona Campanella, Stefania Lubatti, Stefano Colangeli, Valentina Restivo, Vittorio Simonini.