Mi sono ritrovata nella condizione privilegiata di fotografare qualcuno che, in un primo momento, pensavo avesse un dono per l’obiettivo ma che si è rivelato un vero e proprio talento.

È quanto affermava una delle fotografe più apprezzate sulla scena internazionale del Novecento, Eve Arnold, la cui opera fotografica è ora ad Abano Terme, nella cornice di Villa Bassi fino all’8 gennaio 2020 nella mostra che recita Eve Arnold. Tutto sulle donne.

Settantacinque immagini che scandiscono un percorso tra le vicende del XX secolo, tra personaggi celebri o sulla via del tramonto, ma anche lungo le tante storie del ‘900.

Nata a Philadelphia, in Pennsylvania, nel 1912 da genitori immigrati russi, Eve Arnold inizia a fotografare con una Rolleicord. Nel 1943 si trasferisce a New York, e nel 1950 studia con Alexey Brodovitch – fotografo e art director russo, direttore della rivista Harper’s Bazaar e uno dei pionieri della moderna editoria statunitense - alla New School for Social Research. Nel 1951 entra a far parte dell’agenzia Magnum Photos, diventandone membro effettivo nel 1955.

Una fama, quella di Eve di Arnold, legata soprattutto ai ritratti realistici di donne celebri, spesso anche sconosciute, realizzati per Life e Look. “Non mi interessava l’illusione di realtà, volevo avvicinarmi a ciò che stava accadendo”, ricorda la fotografa americana che, da instancabile viaggiatrice, fu anche una straordinaria reporter.

La rassegna a cura di Marco Muniz, si apre con una foto di Robert Penn – sorta di omaggio all’artista - che ritrae la Arnold sul set del film Becket e il suo re (1963) – i cui principali protagonisti erano Elizabeth Taylor e Richard Burton. Ma l’excursus vero e proprio, muove dalla sequenza di foto dedicate a un’icona del cinema: Marilyn Monroe. Davanti al suo obiettivo l’attrice è immortalata lontana da glamour e stereotipi, ma colta piuttosto in tutta la sua fragilità e spontaneità.

Mitiche, tra le altre, le immagini in cui si appresta a scendere la scaletta dell’aereo all’aeroporto di Chicago, le bellissime riprese di spalle, o quelle che la rappresentano come una silhouette stilizzata o la mitica foto in cui è rilassata tra le bianche lenzuola, a cui fanno eco le immagini dal set del film Gli spostati (1961).

A seguire è Harlem Fashion, e la serie su Marlene Dietrich ripresa in frammenti diversi: seduta e pensierosa, durante le prove con l’orchestra, o con una sigaretta in bocca come nel suo riconoscibile stile. L’obiettivo di Eve Arnold volge anche alla famosa attrice statunitense Joan Crawford immortalata in un sorprendente ritratto allo specchio e nelle fasi del trucco. Ma della Arnold sono anche i bellissimi reportage sui riti voodoo ad Haiti (1956), dall’Afghanistan e dall’ Egitto con il progetto Oltre il velo, dedicato alla condizione delle donne. Dall’India su Indira Gandhi e, con uno sguardo particolarmente intimo - A Baby’s Momentous First Five Minutes - i primi cinque minuti di vita dei neonati al Mother Hospital di Port Jefferson.

I gesti e le azioni quotidiane - come stirare, rammendare, sfornare biscotti e molto altro ancora - di una casalinga londinese durante gli anni ’70 per un’indagine volta a focalizzare l’attenzione sulla donna nella sfera domestica, e dalla Cina e la Mongolia – In China - sono uno straordinario ritratto di un’anziana donna sul cui volto risaltano i segni del tempo, e Addestramento dei cavalli per la Milizia in Mongolia in cui esplode il suo ineccepibile stile compositivo e narrativo – o l’espressione dei mondi di una grande fotografa.