Studiolo è lieto di presentare il primo solo show dell’artista Gianni Di Rosa (Modica, 1984); sospesa in uno spazio concettuale tra passato e presente, la mostra “The day of triumph is a black hole” è un cammino tra immagini austere ed elegiache, traduzione personale di un eterno ritorno a luoghi, persone, sogni non realizzati e vicende narrate.

Incipit del progetto la finale dei mondiali di calcio 2014 tra Germania e Argentina, evento in cui il giocatore tedesco Christopher Kramer, scontrandosi contro un avversario, riporta un trauma così violento da perdere la memoria di quel momento leggendario in cui diventerà, a sua insaputa, campione del mondo. Di Rosa opera una traduzione concettuale, ponendo il ritratto del giocatore – in forma di autoritratto – in un rapporto di interdipendenza con un feticcio iconografico: un prato sintetico, quale ineluttabile incubatore di memoria. Ciò che emerge è la volontà di partire da un vuoto; il “giocatore-artista” corre nel territorio interiore del ricordo e dichiara il bisogno di trascrivere questo distacco in opera.

Un’assenza dalla quale si diramano altri appunti pittorici: cronache d’infanzia, storie e desideri, come asfittiche promesse di un futuro mai manifestato. L’autobiografia dell’autore corrompe ogni lavoro portando al loro interno particelle di vita vissuta o persino proprie citazioni somatiche: è il caso del suo passato da ex calciatore dal quale nasce l’interesse per i volti ibridi del dittico “Gemelli D”, di chiaro rimando alla cultura Maya della “pelota”, o nel sostituire il proprio volto con quello del celebre calciatore anti-regime Matthias Sindelar (detto Cartavelina) o ancora dell’opera “1984”, citazione del celebre romanzo di George Orwell ma anche sua data di nascita.

Ogni carattere delineato mette in luce la volontà di creare una dicotomia tra la reale oggettività del presente e la melanconica rinuncia di un’aspirazione passata; l’anima fisica e l’anima mentale dei personaggi dipinti si incrocia senza mai coincidere, un processo che l’artista mette in opera spesso per mezzo di un “defasaggio” pittorico suggerendoci come la memoria si poggi come un’aurea sul vero. In questo mondo sospeso tra ieri e oggi, tra pensato e vissuto, i collegamenti mentali si manifestano sul filo del ricordo, si materializzano, mostrando tracce accurate di una realtà rotta. Gianni Di Rosa pensa ad una mostra dove si sta giocando un’ideale partita di pallone o con la vita.