Primal Opus, Astral Gloria, Opium Natura: non le parole di una formula magica bensì i nominativi delle tre magiche grotte che danno vita al Padiglione Islanda, protagonista indiscusso della Biennale Arte 2019, in corso a Venezia, MayYou Live In Interesting Times. L’istallazione multisensoriale dell’artista Hrafnhildur Arnardottir, conosciuta come Shoplifter, rappresenta un viaggio labirintiforme in un susseguirsi di sale, allestite come caverne variopinte, a metà tra opere d’arte e ambienti scultorei ipernaturali.

Lo spettatore, entrando nel Padiglione verrà subito avvolto da suoni e svariate tonalità di colori che regalano un senso di serenità e sublime beatitudine, ma ciò che lo sorprenderà maggiormente sarà la superficie della quale tutto lo spazio del Padiglione è rivestito: un intreccio variopinto di capelli sintetici.

Abbiamo incontrato l’artista Shoplifter e le abbiamo chiesto come nasce questo progetto: “Chromo Sapiens è una continuazione diretta della mia serie di installazioni su larga scala denominate Neverscape. Le superfici sfocate multicolori hanno dimostrato di avere un enorme effetto terapeutico sulla stragrande maggioranza delle persone che sperimentano le mie installazioni. Penso che sia perché non puoi evitare di scappare in un'altra dimensione quando entri in questo fantastico paesaggio strano, fatto di tali fibre sintetiche e da una gamma di colori che ricorda spesso un arcobaleno esploso”.

Attratta da fibre sintetiche da quando aveva quindici anni, Shoplifter ha deciso di tramutare questa sua ossessione in lavoro, trasformando le fibre in opere d’arte: “C’è qualcosa in questo materiale che scatena intensamente la mia creatività, ho capito come mescolare tra di loro i colori senza perdere il controllo delle fibre e creare dipinti e installazioni scultoree che ricordano la natura, ma in maniera esagerata e stravagante”.

Certamente più che un’artista, Shoplifter sembra si sia trasformata in una strega che ha mescolato il calderone per dar vita alla sua pozione magica Chromo Sapiens. “Tutte le volte che contemplo i titoli per il mio lavoro mi siedo sempre con il mio grande dizionario islandese-inglese. Quando ho letto Chromo, ha fatto eco la parola Homo e poi Sapiens. Essendo Chromo la parola che racchiude tutta la gamma di colori e Sapiens la saggezza, ho finito per nominare il visualizzatore più che l'installazione stessa. Il mio è un invito per gli ospiti ad entrare come Homo Sapiens e ad uscire come Chromo Sapiens, con un acuto senso di comprensione dell'enorme effetto che i colori hanno su di noi”.

Effettivamente, l’artista ha saputo ben cogliere la sfida lanciata quest’anno dal Presidente della Biennale, Paolo Baratta che durante l’inaugurazione ha dichiarato: “Io credo che una mostra d’arte valga la pena di esistere, in primo luogo, se intende condurci davanti all’arte e agli artisti come una decisiva sfida a tutte le inclinazioni alla sovrasemplificazione. L’espressione interesting times evoca l’idea di tempi sfidanti e persino minacciosi ma può essere letta anche come un invito a vedere e considerare il corso degli eventi nella loro complessità, dove il visitatore funge da partner più che da semplice osservatore”.

In quanto comunicazione l’arte lascia, dunque, al visitatore la responsabilità di stabilire una connessione con l’opera d’arte stessa e l’artista non ha alcun controllo sull’interpretazione o sui pensieri dello spettatore, ma può soltanto guidarlo a scoprire una nuova parte di sé mediante l’opera. Attraversando le diverse superfici che compongono l’installazione del Padiglione si avrà anche l’impressione di essere trasportati verso le ampie distese e formazioni rocciose dell’Islanda, con la sua natura e colori travolgenti: “Credo che non puoi impedire completamente alle tue origini di diventare parte del tuo lavoro, è nel tuo DNA, ma spesso, siamo totalmente immersi da questi tempi interessanti in cui viviamo, che ci dimentichiamo i nostri valori. In Chromo Sapiens ho voluto restituire al visitatore il suo tempo per fermarsi a riflettere e pensare”.