Quante volte abbiamo stappato una bottiglia e guardato il tappo di sughero cercando di definirne la qualità del vino, o usato galleggianti da pesca, scarpe, sottopentole o altri oggetti realizzati in sughero senza curarci troppo del materiale, delle sue qualità e del suo riutilizzo?

Il sughero si sa, è una pianta sempreverde che cresce nelle regioni del Mediterraneo: in Italia (Sardegna, Sicilia e Toscana), in Portogallo, Spagna, Francia e Nordafrica. Attualmente nel Mediterraneo su 36.000 km2 di sugherete ne vengono sfruttate circa 20.000 km2 con una resa di circa 300.000 tonnellate di sughero l'anno, di cui 15.000 solo in Italia (12.000 provenienti dalla Sardegna).

Questo arbusto, con la sua scorza rugosa, ha sempre affascinato l'uomo e accompagnato la nostra vita. Gli Egizi, i Greci e i Romani lo avevano capito e impiegato nel loro quotidiano per usi molto diversi che miglioravano le attività della vita domestica, commerciale e di svago.

Il sughero si ricava dalla quercia da sughero o Quercus Suber L. una pianta molto longeva che può vivere anche 350 anni. La corteccia, di anno in anno si inspessisce per raggiungere dopo circa 14 anni il massimo spessore che va dai 20 ai 70 millimetri. In determinati periodi dell'anno, quando il clima non raggiunge temperature troppo fredde o troppo calde, il sughero viene estirpato senza danneggiare l'albero. Recuperare il sughero produce economia e modifica per qualche tempo la percezione del paesaggio, arricchisce la varietà dei verdi delle foglie con la tonalità di marrone acceso del tronco spoglio, un colore che pare irreale quasi dipinto.

Coltivare le querce da sughero non è un'impresa facile, serve molta pazienza e attenzione visti i tempi che servono alla pianta per poter essere decorticata. Il primo raccolto, che viene chiamato “sugherone” o “maschio” fornisce un materiale primario, ruvido e nodoso utilizzato per gli agglomerati. Dalle decortiche successive, invece, si estrae il sughero secondario che presenta caratteristiche diverse dal primo e per questo adatto per prodotti più raffinati e ricercati come i tappi delle bottiglie di vino.

Poi cosa succede?

Nelle migliori delle ipotesi siamo abituati a conservare qualche tappo di bottiglia nel cassetto della cucina, pronto a sostituire un tappo rovinato o di plasitca, oppure a interrogarci su quale contenitore di rifiuto è giusto per smaltire questo materiale.

In questi anni, nelle riflessioni sui materiali e sulla sostenibilità, il mondo del design ha visto muovere nuove idee legate all'utilizzo del sughero nella produzione creativa con esercizi di stile che partendo dallo studio della materia hanno portato a raffinare e ripensare i metodi di trasformazione e produzione dell'oggetto in sughero.

Ripercorrendo i processi di buona pratica, vengono in mente diversi progetti interessanti tra i quali salt and pepper di Nendo per Materia e la leggerezza del Sughero di Jasper Morrison, lo stesso della Cork family by Vitra, che ha esposto recentemente i risultati del suo lavoro in una mostra alla Kasmin Gallery di New York.

Sembra proprio che il sughero abbia allontanato gli stereotipi che lo vedevano relegato a un utilizzo di second'ordine per diventare un materiale raffinato che necessita di buone idee per diventare parte di un processo creativo e un vero e proprio prodotto di design.

Colori, lavorazioni, forme e funzioni devono legarsi a un'idea creativa originale capace di conquistare il pubblico esigente del mercato internazionale. Monomaterico o associato ad altri materiali, il sughero può diventare un inseparabile oggetto per decorare o servire gli ambienti del vivere quotidiano. Se prima il sughero era semplice forma e materia oggi è anche riciclo, sostenibilità e nuove idee.

Appare chiaro che le azioni per la tutela e il rispetto ambientale debbano essere misurabili nell'immediato fuori dalle false promesse di un futuro migliore che ha sempre dato l'idea di non arrivare mai. Il mondo del sughero da tempo lavora per esprimersi al meglio e raccontare il proprio modello di lavoro, navigando per la rete è facile trovare aziende che stanno sviluppando nella propria attività di produzione industriale processi sostenibili e rispettosi dell'ambiente e iniziative di sensibilizzazione e valorizzazione di carattere internazionale.

In quest'ottica il sughero sta diventando ETICO in progetti attenti alla raccolta dei tappi di bottiglia in tutto il territorio nazionale. Materiale di prima scelta che si sta recuperando per riprendere vita sotto forma di oggetti di alto design. Tavolini, sedute, lampade, etc... prodotti realizzati in Italia e destinati al mercato di tutto il mondo.

Non semplici oggetti ma prodotti unici, dalla cura artigianale e il design raffinato. Una scommessa su ogni singolo oggetto di design alla ricerca di nuovi processi produttivi con quella qualità fatta in Italia da maestranze artigiane che da sempre hanno fatto scuola in tutto il mondo. Fabbri, falegnami, tagliapietre, tornitori... vengono coinvolti nella realizzazione di parti dell'oggetto di design per completare i processi di trasformazione del prodotto finito. Una filiera che garantisce la massima qualità e garanzia del prodotto.

Il sughero è quindi veramente un materiale riciclabile che può piacere. Si accosta a diversi materiali e possibili colorazioni e personalizzazioni, può convivere con altri materiali e vivere una nuova vita nell'olimpo degli oggetti che abbiamo voglia di possedere e sentire con noi ogni giorno.

Serve, però, comprenderne bene le caratteristiche tecniche, i processi di lavorazione necessari al recupero e i costi che lo accompagnano per poter veramente creare un prodotto sostenibile e attraente.

La sfida al riciclo del sughero sembra quindi iniziata, basta unire intuizione, sensibilità, gusto estetico per provare a immaginare e disegnare prodotti che interpretino al meglio questo materiale.