Lo so che può apparire un'affermazione un po' strana ma ascoltate il mio consiglio: “andate a San Vito di Altivole al cimitero, vi piacerà”. In questo paesino della provincia di Treviso, si trova, infatti, a mio avviso, una delle tombe più affascinanti che abbia mai visto: il memoriale Brion. Se non vi fidate di me, fidatevi dei grandi critici d'architettura che vedono in questo memoriale una delle più significative opere del '900. Se neanche questo vi convince, allora rimanete a casa a guardarvi un bel colossal, che ne dite di Dune? E se vi dicessi che alcune scene di questo film sono state girate qui? Non vi resta che vedere il set dal vivo!
Ma partiamo dal principio. Nel 1969 la signora Onorina Tomasin-Brion, commissionò all'architetto Carlo Scarpa il progetto di un luogo sepolcrale per ospitare le spoglie del marito improvvisamente scomparso da poco, il signor Giuseppe Brion, noto per essere fondatore e proprietario della Brionvega. Non si trattava di una semplice tomba, ma di un vero e proprio complesso funerario che potesse ospitare anche altri membri della famiglia, oltre alla stessa Onorina.
La famiglia Brion acquistò, quindi, un terreno a forma di L, immediatamente adiacente al cimitero della piccola frazione di San Vito di Altivole e nel 1970 iniziarono i lavori che si protrassero a lungo. Scarpa realizzò quasi millecinquecento disegni autografi per studiare ogni singolo elemento del mausoleo, e le modifiche, anche in corso d'opera, furono numerose. A complicare il processo intervenne anche il destino. Nel 1978, mentre si trovava in Giappone, l'architetto veneziano cadde da una scala e morì. Il cantiere fu comunque portato a termine grazie ai bozzetti prodotti in precedenza e all'intervento dei suoi collaboratori. Nel 2022 gli eredi Ennio e Donatella Brion decidono di donare al FAI l'intero complesso, con il nome di Memoriale Brion diventando così uno dei beni FAI del Veneto.
Cosa aspettarsi, dunque, dalla visita al Memoriale Brion? Iniziamo dicendo che al complesso monumentale si accede attraverso i propilei, posti sul fondo del cimitero del paese e caratterizzati da una iconica apertura a forma di due anelli intrecciati, uno rivestito con mosaico azzurro e l'altro con mosaico rosa, incastonati in un muro di calcestruzzo a vista. Essi sono il simbolo dell'amore coniugale, tema alla base del progetto di Scarpa.
Varcato questo spazio vi aspettano circa 2200 mq, all'interno dei quali sono distribuiti 4 piccoli “edifici” inframezzati da prati verdi, rivoli d'acqua, vasche con ninfee, disegnati e disposti secondo precise geometrie. Questi 2200 mq, rialzati rispetto al piano di campagna, come un tumulo richiede, e circondati da un muro di cinta inclinato verso l'interno, non sono un semplice luogo di sepoltura, sono uno spazio altro. Superati quei due cerchi incrociati, si entra in un mondo che strizza l'occhio al mondo islamico e infonde la calma dei giardini giapponesi, mentre si è attorniati dalla viva campagna trevigiana che ha come sfondo i colli di Asolo. Un posto che è stato ed è percepito come un luogo di pace, meditazione, silenzio ma anche condivisione e apertura a chiunque voglia andarci per i più disparati motivi. Lo stesso Scarpa diceva: “Questo è l’unico lavoro che vado a vedere volentieri, perché mi sembra di aver conquistato il senso della campagna, come volevano i Brion. Tutti ci vanno con molto affetto; i bambini giocano, i cani corrono: bisognerebbe fare tutti i cimiteri così.”
Una volta entrati il tempo si dilata, e nonostante le dimensioni contenute, vedrete che ci trascorrerete più tempo del previsto. Ovviamente, la costruzione fulcro del progetto è il cosiddetto arcosolio. Si tratta di un arco-ponte ribassato in calcestruzzo, rivestito all’interno da rilucenti tessere di vetro impreziosite dalla foglia d’oro. Sotto di esso si trovano, inclinati, i due scuri ed eleganti sarcofagi di Giuseppe e Onorina Brion, come eternamente protesi l’uno verso l’altra.
Proseguendo ci si imbatte nella tomba di famiglia e nel tempietto o cappella. La prima si trova addossata alla parete nord del muro di cinta, mentre il secondo sembra galleggiare su una vasca d'acqua. Se siete fortunati, la vasca sarà popolata dalle ninfee ma se non sarà la stagione giusta non disperate: potrete infatti scorgere più agilmente delle forme di calcestruzzo immerse nell'acqua, come fossero le rovine affioranti di antichi edifici. La cappella è accessibile anche dall'esterno del cimitero ed è pensata per piccole cerimonie funebri. Essa è un chiaro esempio dell'architettura scarpiana, in calcestruzzo a vista decorato dai casseri, con finestre e aperture che sono in realtà sapienti tagli di luce e le forme geometriche pure disseminate nel piccolo edificio. Di fianco alla piccola cappella si trova un raccolto e ombroso giardino di cipressi, camposanto dei parroci del paese.
A mio avviso, però, l'elemento più suggestivo è il padiglione della meditazione. Luogo magico e dalla tranquillità mistica, è volutamente separato dal resto del complesso. Vi si accede attraverso una porta che si abbassa fino a inabissarsi, tramite un sistema di cavi, studiatissimo ma che passa inosservato al visitatore. Il padiglione è una scatola senza la parte inferiore, sembra quasi volare, attorniata dall'acqua abitata da pesci e vegetazione. All'interno vi è una seduta. Per raggiungerla bisogna chinare la testa ed entrare così in questa piccola bolla. Sedetevi e semplicemente state, davanti a voi vedrete l'arcosolio ma spaziate con lo sguardo, cercate i piccoli tagli che inquadrano il paesaggio e la chiesa del paese. La pace e il silenzio di questo luogo sono speciali, prendetevi una pausa dal mondo.
L'avrete capito quanto questo complesso sia interessante. Non è solamente una delle migliori architetture di Scarpa ma è un luogo che, a prescindere dalla sua matrice cristiana, grazie ad una architettura sapiente e ricca di rimandi e simbolismi, è capace di connettere il visitatore con il senso del sacro, a cui tutte le religioni guardano. Chiunque entri in questo luogo è chiamato a riflettere sul rapporto tra vita e morte. Una visita che arricchisce gli occhi ma anche l'anima. È, insomma, quello che io definisco un luogo bello e capisco perchè Scarpa (e la moglie) siano sobriamente, quasi in punti di piedi (lo capirete scovando le loro tombe), seppelliti qui. Come biasimarli.















