Oggi scrivo della mia terra, l’Umbria, una regione che il “mare” ce l’ha dentro. Orizzonti verdi di una bellezza mozzafiato, sconfinati e intatti dove si perdono sguardi e pensieri.

Esistono luoghi che hanno una forte identità, legati a spazi, forme e tradizioni che si ripetono nei secoli.

Qui, esiste una realtà viva e pulsante che ha saputo mantenere, preservare e rivalorizzare un angolo di paradiso: Castello delle Regine.

Situato lungo la via del Grand Tour dell’Umbria meridionale, le cui morbide colline a perdita d’occhio vedono ripetersi nel tempo le attività umane per coltivare, raccogliere e trasformare gli ulivi, molti piantati cinque secoli fa, le vigne, alcune vecchie di cinquant’anni, l’allevamento di chianina, gli orti, i boschi e i pascoli che contribuiscono a creare un’atmosfera senza tempo, eppure contemporanea nel mosaico delle tante attività svolte.

Alla fine degli anni ‘80 Paolo Nodari, famoso avvocato milanese di origini mantovane, capita per caso e per amicizia, in terra d’Umbria, fra Amelia e Narni, nel cuore verde d’Italia. Tutto ebbe inizio con l’acquisto di alcuni ettari di bosco e ulivi e vecchie vigne di Sangiovese Grosso e Merlot. A quei terreni se ne aggiunsero poi altri, fino all’estensione attuale di circa 400 ettari, di cui 200 a bosco, 75 vitati e 30 coltivati a ulivi. Oggi l’azienda agricola si diversifica con cantina, allevamento di chianina e cinta senese, un’attività agrituristica, un ristorante, tre piscine, alcune migliaia di piante di rose e 42 km di strade bianche perfettamente intrattenute.

Tutto questo è stato realizzato in un breve spazio di tempo, e se il numero degli anni è esiguo, il resto è da capogiro. Un’opera titanica di riqualificazione territoriale nell’ottica del più assoluto rispetto del territorio.

Ho avuto modo di conoscere Paolo Nodari e sua moglie Livia Colantonio in occasione della Settimana Mondiale dell’Educazione Artistica che organizzai a Narni, evento promosso dall’UNESCO e sostenuto dall’INSEA - International Society for Education thought Art.

Paolo non esitò a sostenere l’iniziativa coinvolgendo attivamente l’azienda. Trovo il suo entusiasmo per il bello a dir poco unico. Mente brillante e lungimiranza sono le sue caratteristiche. Voglio qui citare un aforisma greco che mi disse durante il nostro primo incontro per il progetto, “kalòs kai agathòs” “bello è buono” un'equazione assoluta tra i due termini.

Credo che la bellezza esista solo negli occhi, nel cuore e nella mente di chi la contempla come tale e Paolo e Livia, in tal senso, vanno oltre l’immaginario comune.

Curiosa chiesi come mai la scelta di stabilirsi proprio in questa zona, dopo i loro innumerevoli viaggi in giro per il mondo. “Non a tutti capita di arrivare a un certo punto della propria vita e sentire la mancanza e il bisogno di un posto dove passare giornate di riposo, magari andando a cavallo per la propria tenuta. Sino a quando, quello che fino a quel momento era solo un bellissimo sogno, diventa una splendida realtà. Vivendola poi, mi sono accorto che in questa tenuta, dove avrei voluto passare solo momenti di relax, c’erano tutte le condizioni per poter dar vita ad un grande disegno. Quindi, da quei bellissimi vigneti ho iniziato a produrre degli ottimi vini, da quegli ulivi centenari ho realizzato del buon olio e quei casolari diruti e sparsi tra le vigne, li ho ristrutturati in un agriturismo di lusso. E poi un ristorante in cui servire solo i prodotti dell’azienda e un allevamento di chianina e cinta senese come nei tempi passati, liberi nei pascoli e nei boschi di quercia.” Mi racconta emozionato ed orgoglioso Paolo Nodari.

Livia Colantonio è una donna particolarmente elegante, la sua figura longilinea e la sua bellezza austera denotano un carattere deciso e volitivo, un pilastro fondamentale per l’azienda. Le sue attitudini sono poliedriche e trasversali. In cucina spesso diventa protagonista nella realizzazione di piatti unici per i quali riesce abilmente ad abbinare sapori e colori, uno spettacolo per la vista e per il gusto. Ma il suo ruolo principale è nel settore marketing, è brand ambassador per l’estero.

La casa di Paolo e Livia è una struttura fortificata del ‘500 e si erge nel nucleo centrale della proprietà, Castelluccio Amerino, da sempre a guardia dei territori circostanti. La sua posizione è dominante, su un colle con vista a 360°, dal monte Terminillo fino al Soratte. Castelluccio Amerino, ebbe in origine, carattere difensivo e militare; torre di avvistamento, poi piccolo borgo medioevale, successivamente centro rurale abitato dai contadini del luogo. Agli inizi degli anni ‘50 fu abbandonato, e cadde in completa rovina. Adesso, restaurato, conserva la sua massiccia imponenza, alleggerita dall’eleganza rinascimentale degli architravi delle finestre e dal giardino pensile, un archetipo di perfezione. Livia Colantonio, padrona di casa, ha reso belli e piacevoli gli interni, e giocando con la storia antica e con il suo nome, ha creato in una stanza, il suo giardino di Livia, che come quello della sorella dell’imperatore Augusto, ha pareti affrescate con tralci di fiori e di foglie e cieli azzurri dove volano uccelli colorati.

La proprietà si estende per circa 400 ettari attorno a Castelluccio Amerino che domina la vallata indicata nei secoli come “Valle delle Regine” tra i comuni di Narni e Amelia, splendidi borghi di antica storia etrusca, romana e medioevale. La costruzione faceva parte della linea di fortificazioni edificate in luoghi strategici a controllo delle valli umbre da sempre percorse per raggiungere Roma dal Nord.

Dal 1500 i possedimenti e i terreni sono stati feudo di diverse famiglie patrizie del luogo, subendone le alterne vicende, finché l’attuale proprietà ha ricostituito e ampliato l’azienda, ripristinandone l’antica vocazione alla coltura della vite e dell’ulivo e puntando a ottenere produzioni di massima qualità nel completo rispetto dell’ambiente. La filosofia è: “Il miglior vino dalla migliore terra”, assicurando che ogni passaggio, dalla produzione dell’uva alla vinificazione, impieghi tecniche naturali. La raccolta viene fatta a mano.

L’agriturismo è stato avviato nel 2000. Le costruzioni abbandonate sono state trasformate in meravigliosi appartamenti, divisi nei Casali del Cipresso e dell’Ulivo, adiacenti al ristorante. Il Casale della Quercia è a mezza collina e il Casale di Patassa, restaurato nel 2004, si trova in una radura ai margini del bosco. L’architettura delle case è rurale, rimanda alla tradizione umbra; pietra a vista, travi in castagno, tegole e coppi, talvolta una colombaia o una torre. L’intervento di restauro non ne ha alterato il carattere, ha solo ridato vita alle case, le ha dotate di comfort e ha riacceso le antiche atmosfere di un tempo che qui, sembra davvero essersi fermato.

Gli appartamenti sono ampi e comodi, spesso duplex, con scale interne solide e in muratura. Nel soggiorno un caminetto con la cesta e la legna già tagliata, gli arredi sono rustici, in legno scuro, qualcuno è dipinto. All’esterno, per gli ospiti, uno spazio sotto al pergolato, per essere come a casa propria e godersi la campagna e una natura incontaminata.

Il ristorante offre una cucina tipica umbra. L’atmosfera è elegante e semplice allo stesso tempo. Il carattere è dato dalle capriate in legno e dall’affresco murale a sanguina che si ispira ai balli campestri di Brueghel. La cucina impiega molti dei prodotti dell’azienda, dalla carne chianina, trattata in modo eccellente, all’olio extra vergine d’oliva. Vini, di produzione della Cantina Castello delle Regine, ma non solo.

I boschi lussureggianti, a prevalenza querce e lecci, si estendono per circa 200 ettari, circondando le vigne e gli uliveti; costituiscono fonte preziosa di ossigeno per l’ambiente e creano lo speciale microclima che assicura una forte escursione termica fra il giorno e la notte, fattore importante per la perfetta maturazione delle uve. L’azienda produce attualmente cinque diversi vini rossi, suddivisi tra vini giovani, medio corpo e da lungo invecchiamento.

Si produce anche un rosato da uve Montepulciano d’Abruzzo, nonché due bianchi, uno, più leggero, da uve Grechetto e Malvasia, il secondo, più strutturato, da uve Chardonnay, Sauvignon e Riesling renano. Infine, un particolare passito da uve Sangiovese. L’azienda produce anche un olio monocultivar moraiolo e un DOP a base leccino, frantoio, moraiolo e raio. Quanto necessario all’alimentazione delle chianine è prodotto in azienda, come anche gli ortaggi utilizzati dal ristorante. Il relais propone un’offerta turistica di élite consentendo agli ospiti di soggiornare in azienda e degustare i prodotti, nonché di godere degli splendidi paesaggi ricchi di storia e di una natura generosa.

Sempre nei boschi trovano rifugio e alimento animali da penna, lepri e cinghiali. I terreni, con prevalenza di sabbia e argilla, sono ricchi e fertili e danno prodotti che sono compiuta espressione di questa porzione di Umbria.

Gli 8000 ulivi producono olio pregiato e gli orti e i giardini di erbe odorose forniscono le materie prime per le ricette proposte dal ristorante, dove tutto quel che viene servito è prodotto in azienda, come anche le succulente carni di chianina e cinta senese, vanto degli allevamenti dell’azienda, che godono di stabulazione semi brada nei trenta ettari di boschi e pascoli a disposizione degli animali.

Le strade interne alla proprietà sono state lasciate volutamente sterrate al fine di rispettare il progetto complessivo limitando il più possibile l’impatto ambientale; l’azienda è inoltre autosufficiente anche per quanto riguarda le forme di energia con impianti fotovoltaici e di biomassa, mentre cinque pozzi e un laghetto artificiale, dove vengono convogliate le acque piovane, provvedono ai fabbisogni idrici. La tenuta, che deve Il suo nome alla “Valle delle Regine”, per la sua splendida collocazione, è situata tra Narni e Amelia in quel lembo di territorio sul confine tra Lazio e Umbria. Luogo straordinario per la produzione di vini e oli di qualità superiore.

L’anno ufficiale della nascita della Cantina è il 2000, moderna e assolutamente tecnologica. Nella parte “storica” della tenuta vi sono circa 25 ettari di vigneto, soprattutto coltivati a Sangiovese Grosso e Merlot, con viti che superano i sessant’anni di vita. Questi danno una produzione la cui scelta qualitativa è fatta, alla base, di uve frutto di basse rese, vendemmiate solo a completa maturazione e solo le migliori vengono destinate ai vini top aziendali. I vigneti vengono lasciati volutamente inerbiti, la “produzione integrata” è una sorta di biologico che prevede la scelta di limitare i trattamenti solo per lo stretto necessario, anche grazie a un particolare microclima che non permette l’attecchimento di malattie nella vigna dovute a ristagno e umidità.

Tutto ciò non è da tutti, ma in sintesi è invece, quello che è capitato a Paolo Nodari, affiancato dall’insostituibile presenza della moglie Livia Colantonio. Persone determinate ed entusiaste, che hanno ridato lustro e prestigio a luoghi densi di storia nel più totale rispetto dell’ambiente naturale circostante.

“Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”, citando San Francesco.