Sul finire dell’estate, quando le strade basse ritornano praticamente deserte e la gente più disponibile, abbiamo scelto di visitare i magnifici castelli della vicina Slovenia. La posizione geografica della Slovenia, terra di passaggio tra Oriente e Occidente europeo, ha fatto sì che nel corso dei secoli, dall’epoca antica a quella contemporanea, sia stata spesso oggetto delle mire espansionistiche di popolazioni straniere; tale circostanza storica ha originato la costruzione, a scopo difensivo, di un grande numero di castelli, distribuiti uniformemente su tutto il territorio nazionale, dalle Alpi al Carso, dal litorale, fino alla pianura pannonica, al confine con l’Ungheria. In passato si calcola che ve ne fossero oltre mille, oggi ne sopravvivono una trentina, degli altri rimangono soltanto ruderi, oppure sparse testimonianze, che talora riaffiorano in antichi documenti e stampe.

I primi castelli risalgono all’Alto medioevo, sorti in secoli caratterizzati da lotte tra feudatari, invasioni ottomane e rivolte dei servi della gleba, e furono edificati in prossimità di pareti a precipizio, in cima a massicci o protetti da grotte carsiche, in modo da sfruttare le possibilità difensive offerte dalla natura del suolo. A partire dal 1400 e in particolare nel secolo successivo, molti castelli furono trasformati in possenti fortezze in stile rinascimentale, che contribuirono a salvare le popolazioni locali dalla violenza offensiva degli eserciti della mezzaluna. Nel corso del diciassettesimo secolo, la struttura dei tetri manieri venne ingentilita e via via vennero soppiantati da palazzi nobiliari, ricchi di affreschi, sculture, stucchi e fregi, in linea con lo stile artistico imperante, il barocco. Oggi palazzi e castelli ristrutturati ospitano musei e gallerie d’arte, oppure sono sedi di manifestazioni culturali e di cerimonie, mentre altri sono stati trasformati in alberghi esclusivi ricchi di charme (Mokrice, Podvin, Otocec) o in ristoranti di pregio. Al termine di quindici giorni d’entusiastica cavalcata da un castello all’altro, sparsi tra mare e monti nei diversi angoli del pur piccolo ma rigoglioso paese, abbiamo percorso 2516 km in un concentrato di storia, arte, cultura e natura idilliaca. Da raccomandare a chiunque.

Castello di Predjama
Nella Notranjska - Carniola interna - nove chilometri a nord dalle grotte di Postumia (37 km dal valico di Fernetici, sulla E70-A10 per Lubiana) si giunge davanti al scenografico castello di Predjama; costruito all’ingresso di una grotta, su una parete rocciosa a strapiombo, è l’unico castello della Slovenia ad essere situato in una posizione così originale e inaccessibile. Per quanto gli elementi architettonici più antichi del maniero risalgano al 1100, il suo aspetto attuale è dovuto a opere di ristrutturazione di epoca rinascimentale: esso ricalca in tutto e per tutto il classico stereotipo di castello, con tanto di ponte levatoio su di un torrente impetuoso, segrete anguste, torri e feritoie, dalle quali veniva gettato olio bollente sui nemici.

E’ localmente noto come “maniero di Lueghi”, dal nome del cavalleresco bandito, di nobili origini, Erazem Lueger, che, sorta di Robin Hood sloveno, depredava i ricchi per poter donare ai poveri, ed era un acerrimo nemico degli Asburgo, in quanto sostenitore dell’indipendenza. Nel 1483 un battaglione dell’esercito austriaco si posizionò davanti al castello con l’intento di catturare Lueger e i suoi accoliti, ma dalla parte più antica della costruzione, che è nascosta dalla roccia ed è appunto detta “la tana di Erasmo”, si dipartiva un cunicolo segreto che comunicava con l’esterno e permetteva a coloro che vivevano nel castello di approvvigionarsi di viveri. Ciò rendeva il maniero praticamente inespugnabile. Difatti, soltanto grazie al tradimento di un servitore infedele, gli austriaci poterono portare a compimento il loro assedio e uccidere Erasmo.

Oggi, la visita al castello di Predjama è un’esperienza affascinante, anche per i turisti più esigenti: all’interno si possono ammirare quadri, armature, mobili, monili e reperti archeologici risalenti al neolitico, rinvenuti nelle vicinanze, mentre, sopra e sotto il castello si apre una enorme grotta di origine carsica, con annesso fiume sotterraneo. Essa misura tredici chilometri, ha un intricatissimo dedalo di cunicoli e deviazioni, che si dispongono su cinque livelli, ma soltanto 700 m della sua superficie sono accessibili ai visitatori, accompagnati da guide, il resto è regno di speleologi e archeologi.

Il Castello di Bled
Tornati a Postumia, dalla serpentina di Planina proseguiamo verso nord-ovest lungo la statale 102. Dopo i rustici affreschi del Gowerkenegg (“castello della miniera”), situato nel centro storico di Idrija, percorriamo la strada deserta all’interno del Triglavsky Narodni Park, che da Bovec segue la fertile valle del Soca, sale il passo del Vrsik (1818 m), e in tre comode ore ci conduce alla stazione turistica di Kranjska Gora (809 m), nella regione della Gorenjska - in Alta Carniola. Non distante, su di un ripido picco roccioso alto un centinaio di metri, si erge il castello di Bled (600 m) che domina l’omonimo lago d’origine glaciale. Quello di Bled è il castello più antico della Slovenia, risalente al 1004, epoca in cui la proprietà passò dall’imperatore Enrico II al vescovo di Bressanone. Il suo primo nucleo costitutivo consiste di una torre romanica, protetta dalle mura cittadine. In seguito furono innalzate altre torri e consolidato il sistema di fortificazione.

L’edificio del castello fu aggiunto nel periodo barocco e concluse lo sviluppo architettonico del complesso, che si compone di due parti: una interna con ali abitative e cappella e una esterna con fabbricati rurali, protetti da mura romaniche col camminamento di ronda, una poderosa torre di difesa, fossati colmati e ponte levatoio. Nell’ala barocca a sud del castello, ora è ospitata una ricca collezione museale, che documenta la storia di Bled, dall’età preistorica a quella feudale, per finire con l’età contemporanea, che ha visto la zona affermarsi come località turistica. Notevole è anche la cappella d’età rinascimentale, impreziosita da affreschi barocchi, che raffigurano il vescovo Arduino nel momento in cui riceve l’investitura a vescovo-conte da parte dell’imperatore del Sacro Romano Impero.

La piccola chiesa, dedicata a Sant’Arduino, è disseminata di monete e banconote, offerte da coloro che si affidano al santo per invocare una grazia. Gli arredi del castello, benché non siano originali, forniscono tuttavia una testimonianza delle diverse culture abitative e stilistiche, che si sono avvicendate in epoche passate, soprattutto quella rinascimentale e barocca. Nello spiazzo interno riservato al ristorante, dopo cena è possibile assistere alla rappresentazione in costume d’episodi di vita medievale o ascoltare suggestivi concerti.

Castello di Ljubljana
Ripresa la guida a lato del fiume Sava, dopo la scalata alla cittadella di Kranj e all’austera fortezza di Skofia Loka (XV sec.), continuiamo il viaggio ormai prossimi al cuore del paese. Da uno sperone roccioso avvolto da alberi centenari, il castello di Ljubljana si erge sulla capitale dello stato sloveno, città che vanta opere architettoniche del miglior barocco mitteleuropeo. La zona che si prestava, per le sue caratteristiche morfologiche, a dare risposta a esigenze difensive, fu fortificata già nell’età del ferro, all’epoca in cui i Celti si stanziarono nella regione. Dopo la colonizzazione romana, sul colle venne edificato un avamposto, sulle cui fondamenta, nell’Alto medioevo venne eretto un castello, che andò distrutto a causa di un terremoto agli inizi del 1500.

Il maniero venne quasi completamente ricostruito per volontà dei duchi di Carniola, che dell’originaria struttura medievale mantennero la pianta pentagonale, le mura di cinta e il fossato esterno. Vennero, invece, costruite ex-novo nell’ala sud, una torre pentagonale, detta dei fischiatori, e una cappella votiva, dedicata a San Giorgio, che vanta pregevoli stucchi ed affreschi. Fu, inoltre, ampliato e valorizzato il cortile interno al castello. Tali lavori di ristrutturazione, se obbediscono ai dettami e al gusto dello stile rinascimentale, furono volti anche a rendere più efficace la funzione difensiva del maniero.

Terminata la signoria dei duchi di Carniola ed entrata la Slovenia nel novero dei territori sottoposti al dominio Asburgico, il castello di Ljubljana fu adibito, in un primo tempo, a caserma e nel corso dell’Ottocento, all’epoca gloriosa del risveglio nazionale delle popolazioni irredente, esso divenne un famigerato carcere, nel quale furono internati molti patrioti, tra cui Silvio Pellico. Nel corso del secondo conflitto mondiale, all’epoca dell’occupazione nazista dei Balcani, il castello fu pesantemente bombardato e danneggiato, ma in seguito riparato nel rispetto del suo aspetto tardo-medievale. L’unico apporto contemporaneo riguarda l’estensione della torre col belvedere, che permette ai visitatori di ammirare, nelle giornate di bel tempo, un panorama che spazia dalle vette del Triglav a quelle dei monti Nanos. Oggi, il castello di Ljubljana è una sorta di centro polivalente per spettacoli, mostre e cerimonie protocollari, che sono celebrate in un contesto autenticamente principesco, ma anche un luogo di incontro, ove cenare, sorseggiare un caffè o un aperitivo al tramonto.

Castello di Ptuj
Da Lubiana all’elegante Kamnik, e poi verso est sulla tortuosa 225 che affonda l’asfalto ai piedi delle Alpi della Stajerska (Stiria): in 70 km ci conduce al maestoso castello di Celje (XIII sec.) e in 120 km a quello cittadino di Maribor (XV sec.), lussuoso palazzo barocco che vanta la più bella scalinata del Paese. Venticinque chilometri più a sud, ove inizia la steppa pannonica alle porte della vicina Ungheria, si eleva sopra la Drava il castello dell’antica cittadina di Ptuj, edificato all’inizio del XII secolo, come estremo baluardo difensivo dell’omonima città e dell’intera regione contro la potenza offensiva delle orde barbariche orientali unne e mongole. Dell’originario castello medievale, voluto dagli arcivescovi saliburghesi, signori feudatari della Stiria, oggi è rimasta la sola torre occidentale, mentre sono evidenti le tracce di diversi stili, che testimoniano le modifiche apportate dalle varie famiglie nobiliari, che nei secoli hanno eletto il castello a loro dimora. Sono d’epoca rinascimentale, le mura merlate, il porticato e il duplice ordine di logge, che si affacciano sul cortile interno, mentre sono in stile barocco, l’ala est del maniero, edificata nel XVII secolo, e la cappella votiva.

Oggi il castello di Ptuj è divenuto uno spazio adibito a mostre museali. Il piano terra custodisce una ricca collezione di strumenti musicali sei e settecenteschi, conservati in apposite teche di vetro, con accanto un registratore grazie al quale si può ascoltare il suono originale di ogni singolo strumento. Il primo piano è invece dedicato alle sale d’epoca, pregevole quella dei cavalieri, che assieme a numerose altre impreziosite da quadri, armature, arazzi fiamminghi, mobili castellani e ninnoli, dà un’idea delle diverse culture abitative dal medioevo all’ottocento. Al piano nobile, notevole è la “turcheria”, la più grande collezione europea di ritrattistica turca: generali, nobili e cortigiani, i cui tratti furono riprodotti secondo lo stile occidentale a metà del XVII secolo. Da non perdere, per chi ha interessi etnografici, il museo regionale, che espone maschere e costumi della valle del Drava, detti kurent, vestiti di pelle di pecora, minacciose maschere antropomorfe, campanacci e mazze di legno, che sono oggi protagonisti delle processioni e delle feste popolari.

Castello di Otocec
Seguendo a sud-ovest le stradine più prossime al confine croato, attraverso il bellissimo Spominski Park, abbiamo visitato i castelli di Statenberg, con sale riccamente decorate ma in rovina, Brezice (1515), che ospita la famosa sala dei cavalieri, Mokrice (XVI sec.), ora prestigioso hotel circondato da un vasto campo da golf, Kostanjevica, ricolmo di sculture d’arte moderna, e Metlika (Bela Krajina), col suo caratteristico porticato interno adibito ad osteria molto vivace. Ma il castello più conosciuto nella Dolenjsca - Bassa Carniola - è quello di Otocec, che rappresenta anche l’unica fortezza fluviale della Slovenia. Si erge al centro del fiume Krka, su di un’isola artificiale sorta nell’Alto medioevo in seguito all’escavazione di un canale lungo la riva sud, creato per opporre resistenza agli assalti dei Mongoli.

A metà del 1500, il castello fu acquistato dal barone Ivan Lenkovic, comandante supremo della marca militare croato-slavonica; da quell’epoca in poi, esso ebbe la duplice funzione di avamposto difensivo e dimora patrizia. Fu anche la base del comando che cacciò i turchi da Kostanjevica. Ai lavori di ristrutturazione d’epoca rinascimentale, rivisti negli anni '50 a seguito di gravi danneggiamenti subiti durante la Seconda guerra mondiale, il castello di Otocec deve il suo aspetto odierno: pianta rettangolare, uno stretto cortile centrale su cui poggiano le arcate del pianoterra e le logge dei piani superiori, mura di cinta con basse torri circolari e all’interno affreschi con scene di caccia.

Oggi il castello è divenuto l’albergo di lusso Gran Otocec, collegato alla terraferma da due traballanti ponti di legno, che le auto percorrono a passo d’uomo. L’hotel è arredato con mobili in stile ed è dotato del salone di caccia, ma è rinomato soprattutto per il suo raffinato Restauracija Castello, che offre i migliori vini sloveni e specialità di selvaggina e funghi, serviti da camerieri in abiti tradizionali. Peculiarità del Gran Otocec è il ricevimento alla castellana con musica rinascimentale, illuminazione di fiaccole e carrozza, che trasporta gli ospiti nei dintorni. Qui si svolgono regolarmente happening culinari, party e serate con tematiche varie.

La via più veloce per raggiungere il castello, situato un chilometro ad est del villaggio di Otocec, è la E70 che costeggia il fiume Krka, mentre quella più suggestiva è certamente la provinciale semideserta a sud del castello, che da Kostanjevica porta a Novo Mesto: una stretta striscia d’asfalto che serpeggia tra ali di pini altissimi e penetra una fitta boscaglia. A 13 km da Kostanjevica, subito dopo l’agriturismo Seruga, un minuscolo cartello giallo indica a destra lo stradello, ancor più bello e vergine, che conduce prima al lago e poi all’isola del Grand Otocec, circondata da acque piatte, cigni e salici. All’arrivo, si parcheggia nel piccolo spiazzo antistante l’ingresso, presidiato da una graziosa statua di bronzo, o nel parco sulla riva nord. Appena dentro, a sinistra si sale al casinò, mentre a destra si trova la sala reception, passaggio obbligato per l’animata pista da ballo del Restauracija Tango.

Da non perdere
La verde e ordinata Slovenia, con appena 2 milioni d’abitanti, fu terra di incontro per molti popoli e ciò si riscontra nei diversi stili urbanistici a seconda della regione che si visita: sulla costa domina il veneziano, all'interno prevale l’ungherese e sulle Alpi Giulie il germanico. Ovunque si respira il rispetto per l’ambiente e tanta quiete. Anche nei centri più animati, basta chiudere gli occhi per udire soltanto il rumore dei passi e null’altro. Nessun vociare o chiasso superfluo. Così il nostro peregrinare tra castelli dalle forme diverse ci ha portato anche qualche piacevole imprevisto “da non perdere”:

1) Le grotte di Predjama: si entra 25 metri sotto il castello e si esce un’ora dopo 25 metri sopra al castello. La guida procura a ciascuno una grossa torcia con batteria a tracolla e si seguono bui sentieri sotterranei, che conducono ad ampie caverne fangose popolate da migliaia di piccoli pipistrelli (3-7 cm). Nei passaggi più ripidi è stata posta una scala con ringhiera in alluminio. La temperatura varia da 12 a 14°C (-2 in inverno) ed è bene indossare scarpe e abiti adeguati. Tenete presente che è molto facile distrarsi, perdere il contatto col gruppo, seguire il cunicolo sbagliato e perdersi: “A noi è successo”, e sono dovuti venire a cercarci. A differenza dei percorsi di Postumia, Skocjan o Planina, questo è più naturale, per cui se ne coglie la genuinità dell’ambiente.
2) La visita all’isolato e intatto castello di Sneznik (37 km a SE di Postumia), al suo borgo rurale, con la taverna accanto al laghetto, e la sosta notturna nella stupenda pineta che lo circonda. Suoniamo il campanello e la studentessa di turno alla custodia del maniero ci accompagna per sale, stanze e appartamenti ricolmi di pregiati arredi, rimasti in sostanza immutati nei secoli. Ambiente di forte atmosfera.
3) La visita “privata” al castello di Rihemberk, utilizzato per manifestazioni culturali in piena estate e poi chiuso. Esplorando la circonferenza del castello, situato su una ripida collina subito a sud di Branik, abbiamo trovato un varco nelle mura posteriori e siamo entrati. Era tutto aperto e in stato d’abbandono, realtà che ci ha concesso di perlustrare liberamente ogni angolo dell’enorme e suggestivo complesso medievale, dai sotterranei e piazzali interni alla cima panoramica della cilindrica torre ornata da merli. Emozionante!
4) Appresso, 8 km sulla via per Sezana, l’antico villaggio semi abbandonato alle spalle del castello di Stanjel, sulla valle enologica del Branica.
5) La discesa negli abissi della miniera di mercurio di Idrija, fino al 19° piano che si trova a 100 metri di profondità, attraverso gallerie scavate 500 anni fa sotto il centro della città. In disuso da quasi mezzo secolo. Visite guidate alle 10 e alle 16.
6) L’incredibile Partizan Bolnica Franja del 1943, ospedale da campo partigiano nascosto in una stretta gola fra i monti. Non è un castello ma una sorta di fortilizio naturale situato 5 km a nord-est di Cerkno. Da Idrija seguite la statale verso nord per 14 km, girate a destra per Cerkno e continuate per altri 10 km di strada panoramica fino a Dolenji Novaki (rist. Gacnk). Un chilometro più avanti, sulla sinistra trovate il ripido sentiero asfaltato che in 1,5 km conduce al piazzale del Bife Franja, da dove s’inizia a salire scalini scavati nella roccia per circa un chilometro, tra angusti passaggi, cascate e rapide, fino alle baracche mimetizzate che ospitano sale operatorie e testimoniano sacrificio e intensa umanità: un luogo veramente unico.

Prima di lasciare la Slovenia, non perdetevi l’enclave vinicola incentrata nei castelli di Dobrovo e Smartno, situata a nord di Nova Gorica, una cena al ristorante del castello di Kromberg, sulla Grajska, e il castello mediterraneo di Koper (Capodistria), nella piazza centrale della cittadina.

Notizie utili
Allo scopo di favorire la trasformazione dei castelli in centri culturali e turistici, è nata un’apposita organizzazione, la Zdruzenje Gradov na Slovenskem (ZGS) - associazione dei castelli sloveni - il cui compito costitutivo è quello di conservare e animare gli edifici storici, che sono divenuti meta di itinerari turistici, e in grado di unire storia, arte ed enogastronomia.
Tel. +386 (0) 63800120
e-mail: kozjanski-park@kp.gov.si

Ente del Turismo Sloveno a Ljubljana
Sede generale
Tel. (+386) 1-5891840;
www.slovenia.info

Ogni città ha un proprio distaccamento del turismo, che fornisce informazioni e materiale specifici della regione.

Ente del Turismo Sloveno in Italia
Galleria Buenos Aires
Milano
Tel. 02-29511187; 02-29514157
e-mail: info@slovenia-tourism.it

Numero unico di emergenza: Tel. 112
Soccorso stradale AMZS (equivalente all’ACI)
Tel. 1987 attivo 24 ore su 24
www.amzs.si

In autostrada, col cellulare si può chiamare la Centrale di Ljubljana al +386-1-5305353 oppure, tramite i telefoni autostradali, richiedere espressamente l'assistenza AMZS. Gli automobilisti soci dell'ACI sono soccorsi gratuitamente.

Polizia: Tel.113
Ambasciata d'Italia
Snesniska Ulica 8
Ljubljana
Tel. +386-1-4262194
cellulare per le emergenze, 00386-41-736773
www.amblubiana.esteri.it

Il prossimo appuntamento è per il 17 Novembre.