L’incontro con Luigi Maiello nasce durante il mio ‘peregrinare’ in rete. Un viaggio che ritengo straordinario, come straordinari sono i personaggi che il ‘caso’ mi concede di incontrare. In verità, credo che la linea di confine tra reale e virtuale sia davvero sottilissima, talvolta inesistente. Considero la rete uno strumento di ricerca e conoscenza dalle potenzialità uniche nel suo genere. Luigi ne è un esempio brillante. Girovagando nella ‘scrittura online’, ci incrociammo, e fu subito feeling. Ciò che mi attrasse in particolar modo fu proprio il suo modo di porsi, sicuramente non convenzionale, piuttosto schietto e diretto, profondo, intelligente. Luigi è curioso, e mi incuriosisce. Ha inizio così il nostro speciale rapporto epistolare che mi ha portato, oggi, a voler raccontare di lui.

Luigi Maiello nasce il 31 ottobre del 1984, la notte di Halloween, in un paese che ora ha cambiato nome. Un dettaglio che lo ha sempre affascinato, perché la clinica sorge lungo una strada che sale ed è a metà tra due paesini. Luigi è un ragazzino tranquillo e silenzioso, vive circondato da un numero imprecisato di cani: ama la natura e anche i videogiochi, li ritiene un modo per imparare, per stimolare l’ingegno, ma anche per superare le difficoltà attraverso prove e tentativi.

Studia musica e suona il flauto traverso per diversi anni, questo gli ha imposto il senso della disciplina: tutti i giorni doveva ripetere le scale musicali per almeno un’ora. La musica è fondamentale anche nello scrivere: “Mi piace che i miei testi abbiano ritmo e scorrevolezza. Non so se ci riesco, ma - sottolinea - mi piacerebbe se fosse così”.

Luigi Maiello vive in un paese in provincia di Napoli. Ama la sua città, perché lo sorprende e lo stimola continuamente. Poi per uno come lui, sempre alla ricerca di storie, è davvero facile trovarne, annidate tra i meandri ‘invisibili’ in ogni stradina. Luigi è giovane e pieno di entusiasmo, uno col ‘sole in fronte’. Lungo la sua strada, si ferma spesso a parlare con le persone che, anche solo per condividere un problema o una preoccupazione, raccontano tutto di loro. E proprio dentro le parole trova sempre uno spunto per riflettere e, infine, anche per sorridere.

Se pensiamo ai grandi personaggi della commedia napoletana come Di Giacomo, Totò, De Filippo fino a Massimo Troisi, per tutti loro l’allegria si abbina sempre un po’ alla malinconia; così ridere diventa anche un modo per neutralizzare le piccole e grandi avversità della vita.

Luigi ha studiato e lavora a Napoli, ma vive in provincia. Spesso si pensa alla provincia con connotazioni negative, ma è proprio in questi luoghi che sono disseminati i germogli di una forza umana unica, carburante potente per una rigenerata creatività. A un certo punto della sua vita percepisce chiaramente che gli piace anche altro: scrivere, appunto.

La passione per la scrittura è qualcosa di relativamente nuovo per lui. Ha sempre avuto interesse per il marketing e la pubblicità. Si iscrive all’università e frequenta Scienze della Comunicazione, perché vuole diventare un pubblicitario. Poi, con la laurea specialistica in Comunicazione d’Impresa, si appassiona sempre più al marketing, anche per merito di personaggi come il Prof. Umberto Costantini, relatore della sua tesi della specialistica. Un punto di indiscusso riferimento per lui.

Per Luigi è necessario ripensare al modo di comunicare delle imprese. Viviamo in un momento storico in cui molte ‘certezze’ stanno venendo meno, per questo il consumo è in gran parte un consumo di storie, soprattutto per il contributo che le storie possono dare ai nostri processi identitari. Emerge, dunque, la necessità di ripensare alcuni concetti classici come quello di ‘target’. In un’ottica relazionale, oggi bisogna pensare alle persone, che chiedono sempre di più alle imprese, in un dialogo che è continuo e diretto. Diventano sterili, quindi, i messaggi sensazionalistici, a vantaggio di una relazione basata su qualità e fiducia. Oggi bisogna emozionare, si deve creare un legame emotivo, questo fa la differenza per rendersi riconoscibili in un mondo pieno di stimoli e di rumori di fondo. E ciò è possibile soprattutto attraverso le storie.

La comunicazione aziendale deve necessariamente prendere posizione sui grandi problemi del mondo, proprio per trasmettere un lato più umano. L’attenzione ai temi ambientali, alle persone in difficoltà, ai diritti umani, può essere una chiave importante per differenziarsi. Un aspetto che lo affascina tanto del suo lavoro è il fatto che, interessandosi a un preciso argomento, questo lo porti anche a un altro. Si crea così una personalissima narrazione, e mentre scrive su qualcosa, ne intreccia anche tante altre. Una ricerca che si fa incontro e, nello stesso momento, viaggio.

“Ora cerco di dare forma a quella narrazione” mi racconta Luigi. “Come in ogni ambito, anche per la scrittura, vale la formula ‘tempo più esercizio è uguale a risultato’. Oggi, infatti, se mi ritrovo a rileggere articoli e storie che ho scritto tempo fa, mi viene sempre voglia di cambiare qualcosa: eliminare una parola, aggiungere una frase o chiarire un concetto. Credo che la ricerca di una migliore forma letteraria si leghi anche a una diversa forma mentis, a un modo nuovo di vedere le cose. Una condiziona l’altra in un corpo a corpo in cui le storie vissute, quelle lette o solo immaginate, riscrivono continuamente la mia biografia. E se c’è una cosa che io so, è che la scrittura nasce dalla tensione, la tensione tra ciò che sta dentro e ciò che sta fuori”.

Dal punto di vista professionale, Luigi ritiene che sia di fondamentale importanza l’elemento umano, non solo per le relazioni che si creano sul lavoro, ma anche quando fa e pensa a come comunicare sul web. Non dobbiamo mai dimenticare, infatti, che dall’altra parte dello schermo ci sono sempre delle persone con le loro emozioni, paure e desideri. In questo senso, linfa vitale per lui è leggere tanto, sia saggi che parlano dell’uomo, che narrativa. Leggere aiuta a conoscere il modo di pensare delle persone; dunque, anche il proprio modo di pensare, in un continuo confronto, scambio, crescita.

In passato ha svolto diversi lavori, in estate spesso lavorava con suo padre e i suoi zii nel mercato ortofrutticolo. In quel periodo incontra tante persone e già si va delineando il suo profilo. Apprende presto le leggi del mercato e la legge del prezzo che dipende dalla domanda e dall’offerta. L’equilibrio tra la domanda e l’offerta lo ritrova anni dopo, quando affronta l’esame di Microeconomia all’università. L’importanza dei dati e delle informazioni è quanto mai centrale ora nel suo lavoro.

Dal 2014, fa parte attiva dello staff di Intertwine, un social network per lo storytelling in cui ognuno può raccontare le proprie storie liberamente, da solo o in modo collaborativo. Può anche aprire dei magazine, che sono dei veri e propri blog personali. Intertwine per Luigi è una grande avventura, con colleghi che sono prima di tutto amici. Appassionati e ispirati, disposti a mettersi in gioco e a lasciarsi coinvolgere personalmente.

È in questo periodo che comprende ancora di più cosa gli piace fare nella vita: imparare tanto, dare sfogo alla sua creatività, conoscere le persone. Un lavoro quotidiano di confronto, tra lui e i tanti componenti della community con cui cerca di avere sempre un rapporto diretto e confidenziale, in un continuo scambio di pensieri e opinioni.

Riguardo agli scrittori e alle storie, Luigi ha le idee molto chiare: da sempre l’uomo si rapporta agli altri e dà senso al mondo che lo circonda attraverso il dialogo e la narrazione. Per questo gli scrittori esisteranno sempre. Ovviamente in questo scenario di innovazione continua, anche il mondo della scrittura si rinnova. Così dalla carta si passa allo schermo, dalla penna alla tastiera. Dai caffè letterari alle community sul web. In un mondo votato alla condivisione, all’utilizzo sempre più forte e predominante di immagini e alla cultura dello storytelling, anche l’editoria e la scrittura devono rinnovarsi. Lo scrittore diventa un autore: con una brand identity, un registro letterario e un suo specifico target.

“I social sono un ottimo modo per farsi conoscere, ma non possiamo sempre ‘surfare’ sulle informazioni e sulle nozioni”, afferma Luigi Maiello. “C’è bisogno di approfondire, di scendere nella profondità e nella complessità delle cose. Fenomeno che sui social network non sempre avviene, proprio per la natura del mezzo”. Infatti, è presente su un gran numero di social network, che utilizza per raccontare la sua storia: quella di tutti i giorni, creando un rapporto empatico con le persone.

Tornando al suo lavoro, egli pone l’accento sul fatto che l’attenzione è forse l’elemento più scarso della nostra epoca. Proprio per questo diventano sempre più importanti i contenuti di qualità, per distinguersi nel rumore del web e creare una relazione con il pubblico che sia basata sulla credibilità, dunque, sull’autenticità. “Io non cerco la costruzione di mondi nuovi, quello è compito dei grandi scrittori”, si confida. “Io non scrivo opere letterarie, ma storie in cui ognuno può riconoscersi un po’. Cerco di provocare delle emozioni semplici: descrivere una sensazione che ricordi qualcosa che è accaduto a chi legge; richiamare alla mente un dettaglio, provocando così quella nostalgia in cui è sempre piacevole rifugiarsi in questi tempi incerti. Viviamo sospesi tra le storie vere e immaginate, tra i racconti di ieri, oggi e domani. Tra le storie già scritte, e quelle ancora da raccontare”. Riguardo i progetti futuri gli piacerebbe fare più formazione, conoscere e dedicarsi maggiormente a realtà aziendali anche dal vivo.

Lo storytelling può indubbiamente fare molto all’interno delle aziende, non solo nella comunicazione verso l’esterno, ma anche verso i pubblici interni. Le storie possono sensibilizzare, motivare, creare desiderio e ispirazione. Oltre a veicolare i valori e la storia dell’azienda.

Sapersi raccontare e saper raccontare un brand, un prodotto o un progetto è una skill differenziante in questo periodo storico. “Mi piacerebbe anche diventare sempre più uno storyhunter. Se lo storyteller è colui che crea progetti narrativi per veicolare i valori, la storia, i progetti di un brand; lo storyhunter è colui che scova le storie che vale la pena raccontare. In questo caso la prospettiva è più personale, perché spesso ciò che distingue una storia, come diceva Nabokov, sono proprio la struttura e lo stile”.

Dello storyhunter lo affascina il recuperare le storie, riscoprire le individualità, i dettagli, il perché di alcune scelte. Esplorare le storie, cercare tracce biografiche, comprenderne i valori, le emozioni, le idee e le conoscenze serve a spaccare la genericità della parola ‘gente’ per poter collezionare i vissuti, i bisogni, il modo in cui ognuno entra in contatto con gli altri e anche il contributo che ognuno può dare. Questo è importante anche a livello aziendale, ora che il fattore umano sembra essere tornato centrale e si parla sempre più spesso di soft skill. Qual è la tua storia? Cosa mi racconti di te? A cosa stai lavorando?

In fondo sono proprio queste le domande a cui Luigi ha risposto raccontandoci la sua bella storia.