Chi conosce Martina Menichini per la prima volta non può non notare che tra le qualità che più spiccano in lei c’è indubbiamente l’intraprendenza. Nata a Roma nel 1988, ha iniziato a recitare a soli tredici anni, età in cui aveva già le idee chiare sul suo futuro. Dopo il suo primo ruolo in un cortometraggio interpreterà diversi personaggi in una lunga serie di pellicole fino a ottenere una parte anche nella serie I Cesaroni e poi, studio, impegno e molta determinazione l’hanno portata a recitare anche al fianco di attori come Vincenzo Salemme, Giulio Berruti (Dieci regole per fare innamorare di Cristiano Bortone) e Francesca Rettondini (Nient’altro che noi di Angelo Antonucci).

Stage cinematografici con Giovanni Veronesi, formazione all’Actor House con insegnanti del calibro di Giorgio Albertazzi, Rossella Izzo, Anna Strassberg, Luca Ward, alla Central School of Speech and Drama di Londra, accademie di recitazione e doppiaggio sono solo alcune delle tappe formative che hanno consentito a Martina Menichini di appassionarsi sempre di più al mestiere di attrice, con la consapevolezza che ogni esperienza è un arricchimento, uno stimolo a migliorarsi e a scoprire anche suoi nuovi aspetti caratteriali. Da circa quattro anni coltiva un’altra grande passione che è quella per il teatro collezionando diverse esperienze che l’hanno condotta, quest’anno, anche a collaborare come aiuto regista nello spettacolo Sali o scendo diretto da Davide Santarpia. Abbiamo parlato di questo e molto altro nell’intervista che segue.

Come nasce la tua passione per la recitazione e quando hai capito che quella sarebbe stata la tua strada?

Lo so da sempre e con gli anni ne ho avuto la certezza, alimentata dai film, dalle biografie, fino a capire che non è una passione ma va di pari passo con la mia vita. Prendere questa via è stata una scelta, condivisa con i miei cari ed è una scelta che faccio ogni giorno con il sorriso e l’entusiasmo di vivere di ciò che amo.

Il tuo esordio da attrice è avvenuto quando avevi solo tredici anni con il corto La stretta di mano di Davide Marengo, cosa ricordi di quella prima interpretazione e cosa ti ha insegnato?

È stato divertente, sia il provino sia stare sul set. Ero così contenta che la notte non ho dormito, pensavo a ciò che sarebbe stato il giorno seguente e non sono rimasta delusa tanto da continuare questo meraviglioso percorso che non smetterò mai.

Tra le tue esperienze c’è il film Dieci regole per fare innamorare di Cristiano Bortone, com’è stato recitare al fianco di Vincenzo Salemme?

È stata una bella esperienza, come tutte quelle che ho vissuto in questo campo. Stare sul set, vivere l’attesa prima dell’azione, leggere e rileggere il copione per poi essere te stessa e, nel contempo, al servizio del personaggio… sono emozioni che per me non hanno eguali, solo l’amore per la mia famiglia e il mio uomo Raffaele sono al pari di questo.

Qual è il genere di film che più ami guardare e qual è invece quello in cui avresti voluto recitare?

Che bella domanda! Amo guardare i film romantici ma anche quelli di azione, sono tanti i generi che mi appassionano. Faccio scorpacciate di film! Ammetto però che vorrei recitare in tutti! In particolare, ogni volta che guardo Titanic, avrei voluto essere Rose, vivere una storia d’amore come quella, andare contro il contesto sociale di quel tempo per seguire il cuore.

Negli ultimi anni ti sei dedicata moltissimo al teatro. È un’arte che preferisci a quella cinematografica?

No, ma è quella che si può fare più facilmente, puoi farla da solo o in compagnia.

Tra i tuoi ruoli televisivi c’è anche la partecipazione alla celebre serie I Cesaroni. Sono trascorsi molti anni ma che ricordo conservi di quell’esperienza?

Ero molto piccola, ma è stata un’esperienza che conservo nel cuore e che mi ha fatto approfondire ancora di più l’amore che provo per questo mestiere.

Oltre ad aver avuto una ricca formazione ed esperienze come attrice di teatro, televisione e cinema, ti sei cimentata nella conduzione e, quest’anno, anche come aiuto alla regia nello spettacolo teatrale Sali o scendo di Davide Santarpia. Quale di queste è stata più gratificante e perché?

Tutte mi danno qualcosa, diciamo che andando avanti con l’esperienza si acquista maggiore sicurezza delle proprie capacità e si sente la necessità di sperimentarsi in nuove esperienze. Quest’anno mi sono scoperta nell’aiuto regia e mi è piaciuto molto, ha tirato fuori una parte nuova del mio carattere, quella decisionista.

Nel tuo percorso professionale quali difficoltà hai incontrato per emergere?

Le incontro giornalmente. Non è un mestiere sicuro, ogni giorno mi devo “guadagnare la pagnotta”, ma è il lavoro più bello del mondo e lo amo per tutte le difficoltà che ha, perché è uno sprono per fare di più e a fare sempre meglio.

Quanto è difficile oggi lavorare nel mondo dello spettacolo e che consigli senti di dispensare a chi vuole intraprendere questo mestiere?

Consiglio di studiare, di essere preparati e di non perdere tempo.

Con chi sogni di poter lavorare un giorno e quali sono i tuoi progetti per il prossimo futuro?

Sono tanti i maestri con cui vorrei lavorare, italiani e stranieri, da Sorrentino a Spielberg, ma la lista sarebbe davvero lunga. Ho ripreso da poco il mio percorso da doppiatrice e mi sto concentrando su questo, sapendo che ci vogliono tempo, pazienza, perseveranza, caratteristiche che però non mi sono mai mancate… Oggi desidero lavorare con i grandi direttori di doppiaggio. Grazie a tutti e ci vediamo al Teatro Petrolini dall’8 all’11 novembre con la commedia Mi suicido con calma.