La situazione attuale non sembra far pensare a un superamento di scontri e di pregiudizi, di barriere e di vincoli. Ancora oggi il razzismo e la xenofobia imperversano, come un tarlo nella mente e nelle azioni. Ancora oggi le resistenze mentali, segno di chiusura e di ripiegamento su di sé, colpiscono e intaccano la mente, frenandola nei suoi sviluppi e nelle sue potenzialità.

Al contrario, l’evoluzione non può che essere un’apertura al futuro, mai una chiusura. Ogni fenomeno di chiusura mentale è un freno ai processi di cambiamento, rappresentando di fatto un limite reale. La resistenza mentale al cambiamento è in psicologia un meccanismo di difesa: la mente si difende chiudendosi al nuovo, senza pertanto elaborare strategie e senza industriarsi per trovare soluzioni. La resistenza mentale attuata in modo massiccio rappresenta un serio limite al pensiero, ai processi di apprendimento, di cambiamento, ai fenomeni sociali e anche a quelli economici.

Le migrazioni rappresentano un movimento di popoli e di pensieri, alla base di esse sta una grande e a volte disperata voglia di vita e di cambiamento. Oltre tutte le parole spese, ai fenomeni migratori bisogna riconoscere la loro funzione di spinta per la vita, di motore di un cambiamento e di uno sguardo appassionato verso il futuro. L’evoluzione si attua attraverso l’uso sapiente delle risorse a disposizione e per il tramite di processi adattativi continui, nei quali il nuovo costituisce una continua scommessa per la vita. L’evoluzione sta nella relazione con gli altri, nel confronto, nella conoscenza reciproca.

Per questo io propongo di far leva sugli aspetti culturali al fine di gestire i fenomeni di movimento di popoli. La convivenza civile si può attuare attraverso il rafforzamento degli aspetti culturali, che vanno mantenuti, messi a confronto, presentati agli altri, in maniera reciproca.

L’utilizzo sapiente delle matrici culturali non deve avvenire in modo doveristico, bensì tramite il piacere, perché conoscere altre culture è bello, arricchente, è una sorta di viaggio reciproco. Il futuro è la relazione, la curiosità, l’apertura al nuovo. Che lo si voglia o no, il futuro è evoluzione, è adattamento, adattamento continuo: il futuro si servirà e farà leva sulla cultura, vera matrice del cambiamento. Ma vediamo nel dettaglio che cosa succede a chi si sposta.

Ogni persona che si trovi a vivere in un altro paese, per lavoro, per studio o perché migrante per vivere o ancora come rifugiato politico, sentirà il bisogno di portare con sé la matrice culturale della propria origine. Tale matrice si può manifestare attraverso un attaccamento a qualche elemento culturale, come può essere la lingua, o aspetti religiosi, oppure la musica, o ancora la cucina. Questi elementi, magari anche soltanto in minima parte, vengono “portati” nel nuovo paese e vengono talvolta citati o utilizzati.

Il bisogno di far conoscere e di condividere tali aspetti è fortissimo nella persona che si trova in un altro paese e lo diventa ancor più se il portatore è un gruppo anziché un singolo. D’altra parte, anche le persone che accolgono uno straniero hanno interesse di far conoscere la propria cultura e le proprie caratteristiche. È proprio in questo scambio di conoscenze che si realizza la strada ottimale per la convivenza civile tra i popoli.

La curiosità, la presentazione della propria cultura d’origine, attraverso i canali possibili, lo scambio di conoscenze: questa è la strada dell’adattamento evolutivo, che arricchisce entrambi e che consente l’evoluzione dei popoli.