Molto tempo fa ho trascorso per diversi anni le vacanze estive a Fano, ospite di mia cugina Claudia. Erano gli anni felici della giovinezza inquieta, del senso dell'eterno, dell'errore veggente, dell'illusione.
Ecco cosa accadde.

È una serata estiva, di quelle che non si dimenticano per la bellezza del luogo e per gli eventi premonitori che lì sono avvenuti. Insieme a mia cugina e ad alcuni amici - le mie amicizie estive, quelle che per un breve periodo restano, poi vanno e infine ritornano - sono a cena in un delizioso ristorante sul mare. Nel gruppo c'è Nicola che noi chiamiamo Tadzio per la sua incredibile somiglianza con il giovane attore del film Morte a Venezia di Visconti. Naturalmente non è l'adolescente del film eppure ne porta intatta la memoria. Ci sono altre coincidenze, sua madre è una nobildonna polacca e suo padre un medico tedesco che cura i suoi pazienti soprattutto con le erbe. C'è intorno a lui un'aura di mistero che ne aumenta il fascino. Vive con la sua famiglia in una villa solitaria, lontana dal centro, circondata da un grande parco ai piedi del Monte Giove e nessuno di noi l'ha mai vista. Fa parte del nostro gruppo, ma di giorno, in spiaggia o al tramonto per l'aperitivo appare e velocemente scompare. Per questo apparire e sparire nel gruppo si creano leggende.

Questa sera gli sono seduta lontano e quindi "dall'esterno" posso osservare il movimento che la sua persona crea nelle amiche che gli sono sedute accanto. Tadzio ha un fisico elegante, di quelli "che basta un niente" per esaltarne la figura. Indossa una giacca di lino bianco che mette in risalto l'abbronzatura. Pare non abbia né caldo né freddo, neutro. Intorno a lui, invece, prende forma un rito lento ma ben studiato. Con la scusa "ma che caldo che fa" iniziano ad aprirsi bottoni, con movimenti lievi le scollature cambiano aspetto, vengono spostate a destra o a sinistra e diventano più generose: scoprono le spalle e rivelano seni ancora ben sodi.

Nello scorrere del tempo, seguendo il ritmo delle portate e dei calici di vino, i corpi delle due amiche più vicine a Tadzio distrattamente si appoggiano a lui. Le mani si incontrano e stringono leggermente le sue braccia. Avviene tutto così per caso, per distrazione, per il caldo mentre si condividono argomenti e battute divertenti. Mi guardo intorno e vedo il fenomeno allargarsi, dilatarsi alle altre amiche presenti. Nelle risate e nei movimenti sono leggermente eccessive.

Tadzio attrae a sé. Ha il dono della bellezza, dell'ironia, dell'intelletto, della sapienza, della gentilezza ed è anche generoso. Inoltre è eccezionale la circostanza che condivida con noi un'intera serata. Gli altri amici presenti vengono offuscati da tanta luce. E io silenziosa, osservo. Dopo cena mentre si continua a bere e a chiacchierare inizia il rito dei capelli. Le amiche con i capelli lunghi sono le più avvantaggiate. Laura sposta con sapienti movimenti, ora a destra ora a sinistra, le chiome brune, Anna solleva i lunghi capelli biondi, rimane con il braccio sollevato e incornicia il volto come se avesse una ghirlanda, Giulia, lentamente si fa una treccia e altrettanto lentamente se la scioglie, Sara se li inanella.

Tadzio ha mangiato pochissimo e non beve vino però inizia a bere super alcolici con molto ghiaccio. E qui si compie la metamorfosi. Si fa intimo, si scioglie come i cubetti di ghiaccio nel suo bicchiere. Per tutta la sera svelamenti, carezze, sguardi, corpi, gli si sono sedimentati nel corpo e nella mente e ora si organizza per condividerli. Pare dica "Ecco sono qui. Fate di me quello che volete". Ha compreso i segni del nostro desiderio - anche io mettendo in campo l'indifferenza tento la seduzione suprema, ma forse sono la più colpita - e può scegliere una a caso, magari la più vicina. Oppure quella che questa sera gli piace maggiormente, ma la sua disponibilità si apre a tutte. E mi vien da dire, a tutti.

Lui deve sedurre donne, uomini, cani e gatti: tutti gli esseri che gli passano accanto. Chissà se seduce anche le piante e forse il parco della sua dimora, così rigoglioso, dipende dai suoi veloci passaggi. Apparentemente non accade nulla, ma allunga una mano, si lascia andare a una carezza veloce. Si rende disponibile, abbandona le difese. Credo non esista seduzione più potente. Mentre io mi ritraggo, Tadzio ci dona la sensazione che tutto sia possibile. Se non è questa sera, sarà domani, comunque sicuramente avverrà. Nel rituale della seduzione risveglia il nostro desiderio e lo fissa su di sé. Conversiamo amabilmente, ridiamo, qualcuno lancia l'idea di fare il bagno della mezzanotte. In realtà circola tra di noi "un ascoltami" sussurrato e una sua promessa alla nostra richiesta.

Qui l'eccezione sta nella circostanza che la seduzione non avviene tra due ma coinvolge più persone. E l'operazione è talmente perfetta, studiata, preparata nei minimi dettagli da apparire persino autentica, improvvisata. Invece tutto è previsto, nel gioco della seduzione nulla è dovuto al caso. In Tadzio c'è una giusta proporzione tra un Don Giovanni che regala solo illusioni e un Casanova che possiede il dono dell'ascolto e vive il piacere della condivisione.

Ecco quello che accade.

Molto viziata e corteggiata nelle storie d'amore, per la prima volta, ho provato il tormento della sconfitta. Ritraendomi, fino ad allora, ero riuscita a creare con lo sguardo e con le parole, la condizione del sospetto, del dubbio che avrebbe potuto esserci un'attrazione reciproca. Qui invece si compie l'eterna lotta tra Eva e Psiche, tra l'anima e il corpo. Mi ritiro, semplicemente, come l'anima si ritira sempre davanti al corpo, soprattutto al corpo altrui. Certo, facciamo il bagno, l'acqua è in ardore, i nostri giovani corpi nudi brillano come stelle cadute dal cielo per illuminare la notte e si danno all'acqua come all'amante che accoglie e protegge. Ridiamo, scombiniamo gli elementi, eppure mentre Tadzio, appena accertato il successo si ritira, io sento la vertigine e l'eclissi si abbatte su di me.
Nulla accade.

Marina Cvetaeva in una lettera a Rainer Maria Rilke:

... L'amore odia il poeta. ... si reputa un Assoluto, l'unico Assoluto. Non si fida di noi. ...la magnificenza è sempre anima, e dove ha inizio l'anima finisce il corpo. Gelosia, Rainer, la più pura. La stessa che l'anima prova per il corpo. Ah, sono sempre gelosa del corpo: così celebrato! Il piccolo episodio di Paolo e Francesca. Povero Dante! Chi ricorda più Dante e Beatrice? È dell'umana commedia che sono gelosa. L'anima non è mai amata quanto il corpo. Al massimo lodata... Chi mai si è dannato per un'anima? E se anche uno volesse - è impossibile: amare un'anima fino alla dannazione significa già essere angeli. Dell'inferno intero siamo stati defraudati! ..."