Il dolore dell’abbandonare la propria casa e il proprio paese, pur con prospettive di vita migliori, è quanto mai palese in un paesino della provincia di Savona. La progressiva e inesorabile modernizzazione ha portato all’abbandono di molte zone rurali, spesso fuori mano e con precarie prospettive per il futuro. Un abbandono che trasforma piccoli e ridenti borghi in cittadine fantasma. Una situazione che porta a degrado e saccheggio in molte realtà che, complici le vie di comunicazione troppo lontane e il disinteresse verso le località periferiche tendono a essere abbandonate all’incuria del tempo.

Tra gli altri casi, eclatante quello di Balestrino, in provincia di Savona. Questo comune al momento è abitato da poco più di 500 persone, le altre hanno seguito l’ondata migratoria che ha portato le tante famiglie prima presenti ad andar via. Camminare tra le strade di Balestrino dà una sensazione difficile da spiegare: il senso di abbandono che la solitudine del posto riporta sembra quasi tangibile, mentre l’eco dei luoghi e il rimbombo dei passi trasmettono una sorta di timore atavico. L’architettura delle case e la loro costruzione fanno immaginare un abbandono lento e inesorabile, soprattutto perché non si tratta di case vuote o di muri scrostati, ma di utensili della quotidianità che sono stati riposti nei mobili ormai coperti di polvere. Ogni cosa dà l’idea di una quotidianità spezzata dalla necessità di vivere altrove mentre la natura torna a impossessarsi della materia, basti guardare i ciuffi d’erba che vanno a ricoprire le strade o le piante che stressano i muri delle case ormai in disuso.

Visto l’alto numero di case abbandonate, pullulano molte leggende legate più che agli antichi abitanti a nuove e più misteriose presenze. Una suggestione senza fine che tocca le corde dell’inquietudine dell’animo umano tra pagine di quaderni ingialliti, fogli e documenti abbandonati. Sono profonde le riflessioni che emergono pensando a questo borgo: da una parte è inevitabile e condivisibile la volontà di allontanarsi da un luogo siffatto, ormai abbandonato e senza prospettive per il futuro; d’altro canto sembra inevitabile la voglia di non perdere le proprie radici. Un’idea, questa, che ci viene trasmessa dai piatti, dai disegni, dall’idea di una quotidianità spezzata e abbandonata alla polvere.

Probabilmente è proprio la visione di utensili appartenenti alla vita quotidiana a far sorgere l’idea, o forse la speranza di un ritorno per chi ha dovuto abbandonare la sua realtà. Balestrino è un paese che ha a che fare con i fantasmi per almeno due aspetti: uno in ossequio a chi vaneggia la presenza di uno spirito che vaghi da un caseggiato all’altro suscitando sgomento nella sua agonia, un altro, lontano stavolta dall’immaginazione, secondo cui “fantasma” è Balestrino, cioè il paese stesso, che si spoglia dei suoi colori e della sua vita inghiottito, ogni giorno un po’ di più, in quella deriva di malinconica lontananza.