La Triennale di Milano festeggia gli ottant’anni dell’artista milanese Grazia Varisco. Allineamenti scorrevoli ricorrenti è il titolo della mostra, curata da Elena Volpato, con la direzione artistica di Edoardo Bonaspetti, Curatore Triennale Arte. La sua città meneghina ha avuto il piacere di rendere omaggio all’artista attraverso una ricca e dettagliata antologica, per "restituire la sapienza con cui l'artista riesce a forgiare spazi e orizzonti variabili, trattenendo l'opera in uno stato di disequilibrio poetico", spiega la curatrice Elena Volpato.

Grazia Varisco si è formata a Milano all’Accademia di Belle Arti di Brera, partecipando al fermento creativo milanese degli anni Sessanta. In quegli anni ha condiviso con altri artisti e amici come Gianni Colombo, Giovanni Anceschi, Davide Boriani e Gabriele Devecchi l’esperienza del Gruppo T. Sono anni molto intensi durante i quali la Varisco oltre a lavorare come grafica presso la Rinascente, muoveva i primi passi nel mondo artistico con le sue prime mostre personali e collettive.

I suoi incontri professionali e personali sono stati fondamentali per la sua formazione. Personaggi di notevole spessore come Lucio Fontana, tra i suoi primi acquirenti, o Bruno Munari, fonte di ispirazione determinante soprattutto per tutta la sua generazione, nonché Guido Ballo al quale la Varisco vuole dedicare la mostra. È stato il suo maestro, la accompagnò con il suo insegnamento durante gli anni del liceo e poi quelli dell’Accademia. Il suo supporto è stato indispensabile: il sostegno e l’incoraggiamento sono stati preziosi nella fase iniziale in cui la Varisco iniziava a destreggiarsi nell’arte programmata e cinetica.

Il percorso espositivo abbraccia un arco cronologico abbastanza vasto che inizia dai primi anni Ottanta, con opere come gli Gnomoni, sino a giungere ai recenti lavori come la serie dei Quadri comunicanti e dei Ventilati del 2015. Lo spazio è ben calibrato, scandito dalla simmetrica geometria delle opere di Grazia Varisco, le quali hanno sempre disegnato l’ambiente circostante, scandendo la luce e la percezione del tempo attraverso angoli e ritmi visivi. Pur essendo realizzate in decenni diversi, il forte legame che unisce i vari lavori restituisce allo spettatore l’idea di osservare un’unica installazione, un unico progetto espositivo.

Allineamenti scorrevoli ricorrenti racchiude dunque il pensiero dell’artista, ovvero già dal titolo fa sottintendere il lungo percorso artistico che si sviluppa visivamente. Una ricorrente trasformazione che si manifesta nel passaggio da una forma all’altra, ingannando i sensi e le aspettative del fruitore con l’ausilio dello spazio stesso, il quale subisce involontariamente le influenze della luce e del movimento, modellandosi di conseguenza.