Dilu Miller è una cantante molto duttile e talentuosa che proviene dalla Giamaica. In Italia è arrivata dopo anni di lavoro all’ambasciata americana di Kingston, che le hanno permesso poi lunghe tournée negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. La Miller ha un curriculum di tutto rispetto: si è esibita a supporto di Mariah Carey e Jestofunk, ha partecipato al prestigioso spettacolo Free American Voices, ha poi cantato con Arthur Miles, Ginger Brew and the All Star Gospel Insomnia e Mad Professor, collaborato con Enrico Montesano prima di un nuovo deciso ritorno al blues sui palchi più importanti della penisola. Adesso per la sua carriera è già tempo di bilanci con un libro in preparazione che andrà a ripercorrere le fasi salienti della sua carriera, levandosi qualche sassolino dalle scarpe. Di questo e altro ci ha parlato con grande trasporto e piacevolezza: “Se devo pensare al ‘mio’ libro - esordisce - allora mi emoziono un po’. Sarà una sorpresa. Let me say this in English, ‘It’s worth waiting for, because it’s gonna be the revelation story of a lifetime - My 50 years on Earth’. Everyone’s involved. The Good, The Bad, and the Evil ;-)”.

Quando e come ti sei scoperta artista e quali sono state le tue prime ispirazioni?

Nice question! Mia mamma mi rese cosciente della mia vena artistica e le mie ispirazioni sono state innumerevoli. Ho un piccolo cofanetto per contenere i miei oggetti di valore. Sono molto preziosi e molto cari per me, come le mie ispirazioni. Fin da piccola guardando i film di Shirley Temple, Doris Day e Ava Gardner ho sempre voluto essere una grande showgirl, una cantante, una star sul palco. Questo era il mio sogno. All’età di 18 anni ho partecipato a una gara di bellezza e di canto vincendola, poi ho fatto un’audizione per far parte di un’importantissima compagnia teatrale e sono stata scelta. Un’esperienza piena di emozioni fortissime, un’esperienza indescrivibile e indimenticabile. Ma la mia vita era chiesa, casa, famiglia, amici, scuola, lavoro, teatro, cinema e sound system. Musica a 360°. Ascoltavo dal reggae fino al rock ‘n’ roll. Essendo giamaicana diciamo che sentivo in giro molto reggae, ma dal sound system di mio papà era un po’ difficile sentire solo reggae, era curioso anche di altre musiche e quindi sentivamo anche Bob Marley, Jimmy Cliff, Dennis Brown, Byron Lee, ma anche Elvis Presley, Sam Cooke, Ray Charles, Curtis Mayfield, Ben E King, Mavis Staples, Ella Fitzgerald… Mio Dio quanti talenti! Mentre mia mamma prediligeva Nina Simone, Miriam Makeba e Mahalia Jackson, c’era spazio anche per Wilson Pickett, Donna Summer, Diana Ross, Michael Jackson, Aretha Franklin, Whitney Houston, Marvin Gaye, Stevie Wonder, Donny Hathaway, Rolling Stones, Earth Wind & Fire, Kool & The Gang, The Temptations, The Drifters e potrei continuare per ore… Le mie prime ispirazioni sono venute proprio da loro, i miei genitori, i cari Estella e Gerald, e la loro grande musica degli anni 60/70. I miei amavano la musica, specialmente mamma, lei cantava sempre… Sapevo a memoria i testi delle canzoni più conosciute di quegli artisti perché ogni weekend il sound system di mio papà chiamato VIKING Sound era sempre piazzato in qualche piccolo paesino per qualche street party. Quando mia mamma mi sentì cantare quei brani un giorno mi disse “Figlia mia, tu sarai un’artista”. Mi ricordo benissimo quel giorno come fosse oggi, ero molto felice di sentirla dire cosi e mi ha riempito di gioia.

Quali sono state le tappe della tua vicenda artistica che ricordi con maggiore piacere?

Fare un riassunto della mia vita come artista è sempre difficile, proverò a pensarci e dire tutto di un fiato. Partirei dalla compagnia teatrale LTM Pantomime (Little Theatre Movement) in Giamaica. Viaggiavamo molto, facevamo musica dal vivo, avevamo un set brillante, costumi colorati e temi positivi. Poi dalla Giamaica in Europa fino a Dubai al Jumeirah Beach Hotel, ho lavorato con la band di mio fratello Emanuel Adoyah Miller, un cantante/dj e percussionista che nel 1985 faceva parte della tournée di Bobby Solo e Little Tony insieme al gruppo dei Bravo. Nel 1988 iniziò la sua collaborazione con vari discografici Italiani e gruppi come i Jesto-Funk accompagnandoli nel tour europeo di cui anch’io facevo parte. Dai tour allo studio di registrazione in cui hanno preso vita i miei primi single disco/dance con Roberto Cipro e Paolo Aliberti e un single eletronic-house con Andrea Cerrato, Giuseppe Sandro Coriolani, Luca Martinelli e Paolo Ottimo della B.I.T (Beats In Time). In seguito ho registrato il mio primo cd rhythm ’n’ blues con la band CISCO Blues. Altre tappe fondamentali della mia carriera artistica sono la mia partecipazione nel tour teatrale I Più Amati del grande attore Italiano Enrico Montesano in tutti i teatri dal centro al sud Italia e nel suo spettacolo televisivo per la RAI: TRASH - Non si butta via niente. Ho partecipato a numerosi festival blues, soul-funk e gospel collaborando con moltissimi artisti internazionali come Tony Coleman al Trasimeno Blues e al Moncalvo Blues Festival; Mariah Carey nel Rainbow Tour e Billy Cobham al Babele Music Festival.

Quanto è difficile essere artisti oggi in Italia?

Mai ho vissuto difficoltà enormi così in tutta la mia vita come in questo momento storico, Sergio Cammariere in una sua canzone dice che la “La vita d’artista è una vita da cani, senza una lira per settimane”. Essere artisti oggi in Italia è difficilissimo per i problemi economici, politici e commerciali, per il cambiamento drastico dei generi, per l’aspetto artistico, per la scomparsa di luoghi tradizionalmente riservati all’arte. Ricordo che facevamo in media 250 concerti all’anno, oggi è arduo raggiungere anche solo lontanamente questi numeri. Diciamo che ora, più che mai, non si dà valore agli artisti. Sono molto importanti per me le parole del grande pittore Andy Warhol, nel suo libro Pop in cui spiega nel modo più semplice cosa serve a un artista per farcela: “Per avere successo come artista bisogna esporre in una buona galleria. È soprattutto una questione di marketing. Se si vuole comprare qualcosa che aumenterà di valore l’unico modo per farlo è affidarsi a una buona galleria che “trovi” l’artista, lo promuova e faccia sì che il suo lavoro sia mostrato nel modo giusto alla gente giusta. Non importa quanto sei bravo, se non ti promuovono nel modo giusto, il tuo nome non sarà tra quelli che verranno ricordati”. Credo davvero sia così! Vale per tutti gli artisti del mondo. Credo che se non riusciamo a raggiungere la più alta qualità possibile mantenendola e confrontandoci assiduamente con i propri colleghi, sarà difficile.

Quali ritieni sia stato l’incontro più importante della tua vita?

Wow! L’incontro più importante della mia vita è stato con il personaggio che diceva “uha” [lol] Sapete chi è? Allan Stewart Konisberg, il grande attore cinematografico, teatrale e cantante Italiano, Enrico Montesano. Perché “uha”? Perché, agli inizi, cantava in un’orchestra cubana dove rinunciò perché gli proponevano sempre e soltanto di fare “uha” ; per approfondire consiglio un libro di Enrico che si chiama Siamo nati per soffrire e ci siamo riusciti. Non dimenticherò mai quel giorno che ho ricevuto la sua telefonata shock e incontrai questo grandissimo artista a Roma, ero con la grande cantante Cheryl Ascione Nickerson, grandi emozioni, felicità e gioie indescrivibili.

E invece la delusione più cocente?

In realtà la delusione più grande per me è che dopo 30 anni di carriera come artista debba discutere ogni volta per monetizzare il mio valore. Io penso che un’artista di comprovato valore non possa e non debba farlo. Non è l’artista a farsi quotare o adattarsi a quanto stabilito. No, non è così, invece sei tu che devi decidere quanto vali.

La tua voce è particolarmente evocativa, ma il tuo approccio cambia a seconda del brano da interpretare? Qual è il tuo metodo o modo di confrontarti rispetto al repertorio che scegli?

Direi di sì, perché credo molto che da una stessa canzone si possano ricavare decine di idee usando esperienza, tecnica, stile e creatività. Il repertorio che scelgo è strettamente legato al metodo o modo di confrontarmi con la mia audience perché dettato da vari fattori, quali tipi di evento, la formazione, il genere musicale e la location. In ambedue i casi sono le emozioni che fanno da padrona.

Si dice che uno nella vita impara sempre ma non arriva mai ed è splendido essere sempre aperti per farlo. E a questo proposito, vorrei chiederti un consiglio speciale per chi sta dedicando tutte le proprie energie allo studio del canto, del ballo o di altre forme artistiche...

Siate umili, cordiali e pazienti nel cercare le vostre strade, siate originali e naturali, non copiate nessuno, ascoltate molti generi musicali, studiate molto, non rinunciate ai vostri sogni, non mollate mai per nessun motivo, lavorate sempre sulla vostra immagine artistica, promuovetevi, siate costanti, preparatevi mentalmente perché la strada è lunga e tortuosa. Abbiate fede, pregate molto, ringraziate Dio tutti i giorni, miglioratevi sempre, non criticate né giudicate perché non serve a nulla e siate fiduciosi.

Quale potrebbe essere la tua definizione di successo?

La mia definizione di successo è costruire con costanza, continuità e umiltà. Dare più di quanto possiamo, realizzare i nostri sogni, raggiungere gli obiettivi, fare del bene tutti i giorni, migliorare noi stessi, affrontare le sfide, avviare collaborazioni, collaborare e farsi conoscere, studiare, scrivere e creare. Facendo tutto questo ogni giorno, ogni minuto alla fine della giornata per me questo è un SUCCESSO.

La tua fede ti aiuta a mantenere salda un’etica professionale, valore oggi spesso dimenticato?

La mia fede è immensa. I miei genitori mi hanno cresciuto nella fede. Ho un fratello Pastore, Elder Vincent e uno dei suoi capitoli favoriti della Bibbia è Romano 10:17, che disse: “Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Dio.” Allora, sì! La fede mi aiuta moltissimo a restare salda in questo mondo complesso fatto di scelte difficili, di valori perduti e di continua immoralità.

Cosa ti aspetta nei prossimi mesi?

Nei prossimi mesi porterò a termine alcuni dei miei obiettivi su cui sto lavorando, sia nello studio di registrazione sia nella preparazione del Miller’s Summer Tour 2016. Restate sintonizzati…