1 dicembre 2015

Mariella
Molto spesso per comprendere le nostre vocazioni è necessario percorrere i sentieri della mente a ritroso e ritrovare così noi bambini. Sicuramente in quel luogo risiedono i segni che orienteranno le nostre passioni future. Il mio desiderio, in queste conversazioni con amiche e amici artisti, è quello di comprendere l'origine e lo sviluppo del loro percorso creativo. E così anche per Stefano Calvano le regioni della sua creatività hanno origine nella sua infanzia, sua mamma infatti suonava il piano e suo babbo era un appassionato di musica jazz. Stefano fin da subito - il subito dei bambini - iniziò a suonare usando i bidoni del detersivo. La passione e il lavoro di una vita inizia quindi con i bidoni. Passerà un po' di tempo, ma a 15 anni arriva la prima batteria.

Stefano
Già allora sapevo che quello era il mio strumento. Ho iniziato con la musica jazz, in seguito ho desiderato comprendere altri stili e studiare tutte le percussioni soprattutto quelle etniche applicandole alla Drums. Finite le scuole superiori ho iniziato la mia professione di musicista, pagando con sacrifici e privazioni le scelte artistiche. Non ho il dono della parola scritta né di quella orale, posso dire tranquillamente che mi esprimo completamente attraverso la musica. Ci sono persone capaci di spiegare poeticamente il loro lavoro, poi ascolto la loro musica e provo una gran delusione.

Con il suono mi sono confrontato in tutti i campi dell'arte: danza (Gruppo Amodassalto, Centro Danza Vaganova, Accademia Mother Dance, Arabesque, Almagitana, ecc.) teatro, performance, poesia, fotografia. Nella mia trentennale attività ho realizzato collaborazioni con musicisti e band di musica jazz, rock e ethno (James Carter, Stefano Calvano Project, Enrico Rava, Michele Rabbia, Kenny Wheeler, Paolo Fresu, Tomas Klausen, Karl Potter, James Thompson, Nelson Machado, Alma Latina, Quinto Rigo, Jannifer Batten e tanti altri). In particolare mi piace ricordare i poeti Tonino Guerra e Raffaello Baldini. Ho collaborato inoltre con i solisti della Scala "Mario Marzi", la sinfonica di Trieste, l'orchestra da camera di Parma e della Lombardia, ho suonato per il grande direttore di Broadway Musical Peter Howard e la coreografa Baayork Lee. Dal febbraio 2014 porto in varie città lo spettacolo teatrale Novecento tratto dall'omonimo monologo di Alessandro Baricco.

Queste collaborazioni, che sono tantissime e mi dispiace non poterle elencare tutte, hanno ogni volta arricchito e perfezionato il mio campo musicale. E non solo. Ho incontrato e incontro persone di grande valore morale, oltre che artistico, con le quali condivido il desiderio di cambiare in meglio il mondo proprio attraverso la musica. Credo che il mio trentennale insegnamento di musica nelle scuole del territorio comprenda oltre la tensione verso la poeticità anche quella verso un bene comune. Ma come ho detto prima desidero entrare nel mio campo e narrare in che modo lo rendo fertile.

4 dicembre 2015

Mariella
Incontro Stefano nel mio studio per finire l'articolo. Come accade nelle città di provincia ci si conosce di "vista" tutti, poi a volte accade l'incontro fatale, quello che decreta le affinità elettive che permettono relazioni potenti. Così è accaduto con Stefano. Ha collaborato ai miei eventi e io ho seguito alcuni suoi concerti. Lui è una fonte inesauribile di energia e di creatività. Ha un curriculum ricchissimo e per me, che non ho mai sopportato i curriculum è stato difficile citare e citare artisti così famosi. L'ho fatto perché voglio ancora una volta essere testimone degli artisti di questa città.

Stefano
Cosa vuoi che ti dica Mariella? Credo che chi fa il nostro lavoro sia mosso solo da una grande passione. Per me, ad esempio, l'amore per il ritmo e la musica mi portano anche oggi ad alzarmi di notte e studiare perché un artista non vede mai la fine del percorso. Come punti di riferimento ho esempi, come tanti altri, di maestri irraggiungibili. Poi il resto viene da sé. Io sono un ragazzo di campagna, però, guidato dalla passione e dalla volontà ho fatto molta strada. Penso che il solo sedermi difronte ai miei strumenti mi fa stare bene. Ho già vinto. Ho già tutto quello che mi occorre.

Negli ultimi anni ho prodotto vari CD; quattro sono stati recensiti sulla testata nazionale Musica Jazz. In particolare l'ultimo Art life con Ivano Borgazzi al piano. Sono in arrivo altri due CD: uno con Irene Robbins e al sax James Carter, considerato ora il più grande sax nel jazz, l'altro con il compositore Rai Stefano Ianne e Mario Marzi a oggi il più importante sax della classica contemporanea.

Desidero concludere riportando un brano di Alceste Ayroldi apparso in Musica Jazz del giugno 2014: “Alle percussioni ha dedicato una vita il cinquantaduenne Stefano Calvano, volto noto nel jazz, blues, latin (con Tomaso Lama, Marco Tamburini, Garrison Fewell) e nei musical. Art jungle (Jazztone) è un’opera da solista con tanti amici che compaiono e scompaiono lungo i dieci brani firmati dal percussionista romagnolo ‘and friends’, come specificano le note di copertina. Sì, perché, se è vero che si ascoltano linee tracciate, è comunque l’improvvisazione a farla da padrona, sia nei ritmi più sfrenati sia nelle arie più soffuse e lancinanti, rubate alla tradizione araba. Calvano percuote di tutto – batteria, cajon, tabla, xilofono, tamburi e tamburelli, batteria elettronica – e crea effetti con l’acqua.