Anastasia Starovoitova è un’artista russa, che si divide fra Italia, Svizzera e Mosca. La sua arte è astratta e non ha bisogno di spiegazioni. Ognuno trova qualcosa di personale nei suoi quadri carichi di emozioni: la rabbia, la delusione o l’energia pura. La prima mostra personale di Anastasia in Italia Concetto astratto of fellings&emotions ha inaugurato il 26 luglio presso la Fondazione ARKAD di Seravezza.

Com'è iniziata la tua avventura nel modo dell’arte? Quanti anni avevi quando hai cominciato a dipingere?

Dipingo da tutta la vita, è una malattia patologica che ho da quando ero bambina. Mio nonno dipingeva bene, anche mio bisnonno era un artista rinomato in Ukraina. Appartengo a una famiglia aristocratica, la pittura era una delle discipline che i miei nonni avevano imparato con le buone maniere da bambini. Quando il nonno è andato in pensione e ha finalmente avuto del tempo libero, si è messo a dipingere, gli piacevano le nature morte. Io ho dipinto senza sosta per tutta la mia infanzia. Mi bastava una matita o una penna per riempire i quaderni di biologia o di scienze. Ho supplicato mia madre di darmi il permesso di studiare alla scuola d’arte, ma lei ha deciso di mandarmi in una scuola musicale, che odiavo con tutte le mie forze. Dopo aver concluso gli studi, non ho mai più avuto voglia di riaprire il pianoforte, lo strumento che ho suonato per tantissimi anni.

E quindi la tua vita ha subito una svolta decisiva, a causa della decisione di tua madre hai dovuto abbandonare l’idea di diventare un'artista. Sono passati parecchi anni, e nel frattempo sei diventata una business lady di successo, ma la tua passione per l’arte è rimasta forte. Come sei riuscita a realizzare il tuo sogno artistico?

Dopo la nascita dei miei figli ho capito che non potevo essere una semplice casalinga, e poiché mi sono trovata in una casa enorme che doveva essere completata e arredata, sono andata a studiare presso il Moscow Architectural Institute, dove ho ricominciato a disegnare, anche se inizialmente solo piante, sezioni e prospettive. In seguito sono andata a studiare in Francia e in Inghilterra, dove gli insegnanti, dopo aver visto le mie presentazioni, mi hanno chiesto se ero un’artista, cosa che ho sempre negato.

Com'erano tuoi primi disegni? Molto diversi da quelli che fai ora? Riuscivi a riprodurre fedelmente ogni particolare architettonico, ogni lampadina o tenda?

Non mi piace disegnare lentamente, devo riconoscerlo. Quel tipo di lavoro non fa per me, io amo l’ampiezza, la grandezza del quadro.

E tuttavia sei passata dall'essere una business lady a una designer d’interni. Hai cominciato a progettare, ma dipingevi ancora? Chi ti ha spinto a fare questo passaggio?

Collezionavo già arte astratta e conoscevo personalmente tantissimi artisti russi. Sono stati loro a consigliarmi la maestra Elena Vecherina, dapprima per mio figlio, e dopo qualche anno anche io ho cominciato a partecipare alle sue lezioni. Ho capito che non riuscivo a dipingere piccole cose, ad esempio gli uccellini non mi piacevano, non mi interessavano affatto, era troppo poco per me. Dopo alcuni anni mi sono trasferita in Svizzera dove ho conosciuto un’altra artista, Birgit Lorenz, abbiamo cominciato a lavorare insieme, dipingendo anche all’aperto: a volte staccavo il telefono e sparivo per una settimana intera solo per dipingere. Così è nata la mia prima seria di quadri astratti.

Quando e come hai organizzato la tua prima vera mostra?

Venne a trovarmi alcune volte in Svizzera la mia prima maestra, è stata lei a propormi di partecipare a una mostra collettiva a Mosca. Inizialmente questa idea mi sembrava assurda, non mi auto-definivo un'artista, ma piuttosto una dilettante. La mostra ha avuto un gran successo, mi è hanno proposto di presentare i miei quadri all'Unione degli Artisti di Russia, e con grandissima sorpresa mi hanno accettato: sono riuscita a passare l’esame! Anzi dopo quella volta è aumentata la mia autostima e ho capito che i miei quadri non erano da meno di quelli degli altri.

Se ho capito bene, tu non hai mai studiato storia d’arte. Quindi eri come un foglio bianco, hai cominciato a dipingere senza sapere chi fossero Jackson Pollock o Robert Rauschenberg, ad esempio?

Esatto, forse riuscivo a dipingere proprio perché non conoscevo la loro arte né le nuove tendenze, e lavoravo seguendo il mio istinto. Mi sono trasferita in Svizzera, ma i miei quadri continuavano la loro vita a Mosca, partecipavano alle mostre collettive e raccoglievano i complimenti anche in mia assenza.

Lavorando come designer d’interni hai dovuto suggerire ai tuoi clienti anche che tipo di quadri scegliere. Che cos'è più importante: il quadro o l’ambiente?

Quando dipingo non penso mai dove sarà collocato il quadro, sono sicura che troverà il suo posto. Più spesso accade che il quadro domini l’ambiente e io adatti il resto della stanza alla sua presenza. Ho arredato la mia casa di Mosca pensando alla mia collezione di arte astratta russa. Mi piacciono il colore, il ritmo e la grafica, ma non condivido l’arte figurativa.

Tutte le opere sottostanti sono di Anastasia Starovoitova