Domenica 3 maggio alle ore 11:00 inaugurerà presso la galleria AICA | Andrea Ingenito Contemporary Art, in via Massimiano 25, la collettiva dal titolo “Progetto Pompei”, ideata da Andrea Ingenito e curata da Serena Ribaudo, nata dall’esigenza di rivisitare un sito archeologico famoso in tutto il mondo mettendone in evidenza le matrici storiche e universali. Presentato in anteprima nazionale alla quinta edizione di MIA Milan Image Art Fair 2015, nella sua prima fase esclusivamente fotografica, il progetto continua ora il suo iter di crescita, andando ad inglobare variegate ed eterogenee espressioni artistiche. I protagonisti indagheranno, ciascuno secondo la propria personalissima cifra e il proprio mezzo espressivo, la memoria di un luogo, la sua unicità, la sua più intima essenza.

L’antico che incontra il contemporaneo: immagini visionarie quelle di Suzanne Moxhay e Barbara Nati, fotografie che raccontano il sempre attuale passato di uno dei più rappresentativi luoghi d’interesse storico, culturale, antropologico ancora esistenti. Scatti entro i quali gli elementi pragmatici della realtà pompeiana, che ben conosciamo, sono trasposti in atmosfere oniriche, utopiche, talvolta apocalittiche e, per questo, fino ad ora ignote. Una duplice prospettiva è offerta al nostro sguardo dai preziosi dittici del fotografo ragusano Sandro Scalia. Dal basso verso l’alto, dall’azzurro cielo al soleggiato suolo, dai rivestimenti parietali a quelli pavimentali: scorci racchiusi in due diversi punti di vista, per un’unica visione d’insieme, attraverso un sol colpo d’occhio.

L’aspetto materico si manifesta tramite il linguaggio scultoreo, quello dell’artista siciliano Giacomo Rizzo. Dando voce ad una metodologia estremamente correlata alle note vicende di Pompei e che pervade buona parte di un fare artistico particolarmente dedito all’archeologia della natura, lo scultore realizza ed espone per l’occasione un calco di roccia.

Attraverso il percorso artistico e la presenza di questi protagonisti sarà evidenziata ancora una volta l’importanza di un’eccellenza artistica, già dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO nel 1997.

L’inizio di un viaggio, dunque, con la prospettiva di una sempre maggiore valorizzazione e diffusione dell’accurato progetto espositivo, attraverso tappe nazionali ed internazionali.

Il Progetto Pompei nasce dall’esigenza di rivisitare un sito archeologico famoso in tutto il mondo mettendone in evidenza le matrici storiche e universali.

Attraverso il percorso artistico e la presenza di protagonisti della Fotografia sarà evidenziata ancora una volta l’importanza di un’eccellenza artistica, già dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO nel 1997.

Testo di Serena Ribaudo

Il Progetto Pompei viene presentato ad oggi nella prima fase, esclusivamente, e direi, nella sua unicità, fotografica. Altresì è presto destinato a continuare nel suo iter di crescita, andando ad inglobare variegate ed eterogenee espressioni artistiche: dalla scultura alla pittura alla videoarte.

Nella prestigiosa cornice di Mia Fair-Milano i tre fotografi Suzanne Moxhay, Barbara Nati, Sandro Scalia indagheranno, ciascuno secondo la propria personalissima cifra, la memoria di un luogo, la sua unicità, la sua più intima essenza.

Specularità parallele trovano vita nella fotografia di Suzanne Moxhay: Napoli/Pompei ovvero Pompei/Napoli si presentano come la stura di un percorso animato dalla storia fino ai nostri giorni. Dall’escatologica sospensione di una Pompei condannata dalla crudeltà degli eventi naturali alla distruzione di se stessa, all’odierna Napoli vilipesa dalla cieca ignavia degli uomini ma desiderosa di una riedificazione morale. Con estrema attenzione al particolare le opere della Moxhay evidenziano squarci del contemporaneo in uno spazio ibrido ed immaginifico: sulle mura antiche della città di Pompei la fotografa inglese appone con disinvoltura brani di modernità in un abbraccio tra passato e presente che rende estremamente originale la sua ricerca fotografica.

L’opera fotografica di Barbara Nati mette in evidenza la ri-costruzione umana di un sito come immagine di assemblaggi di cose, di luoghi-memoria, di visionarie metempsicosi. Anch’io come un bambino di sera riposo nel cuore degli antenati è una fenomenologia di cosmiche suggestioni e di archeologie emotive che Barbara Nati riesce a evocare nelle sue opere. Le sue immagini fotografiche sono una summa di contemplazione dal vero e audaci artifici. Un collage originalissimo e surreale: strati che si sovrappongono e intersezioni visive che rimandano a mondi altri contribuiscono a creare un linguaggio singolare, quasi germinativo.

Nei suoi dittici Sandro Scalia ammanta di un velo di sospensione metafisica i tòpoi pompeiani. Scalia propone enigmi figurativi giocando con pieni/vuoti, luci/ombre, concavi/convessi, interni/esterni, linee curve/linee rette. La complessa intavolazione genera effetti di straniamento e l’occhio dell’osservatore è invitato ad un’operazione di ri-creazione ideale e allo svolgimento di un’ermeneutica sentimentale. Scomponendo le immagini attraverso lo slittamento delle superfici, rebus sintattici si innestano ad un senso compositivo concettuale e raffinatissimo. Il colore peraltro saturo e di una purezza adamantina restituisce a questa visione la sua essenza di realtà. - Serena Ribaudo