Il Giappone, vittima del più devastante attacco atomico della storia bellica è stato da poco ancora vittima di un altro terribile disastro nucleare che ha colpito centinaia di miglia di persone e minato la crescita e la salute della popolazione più giovane. Per alleviare e attenuarne le conseguenze sulla salute di bambine e bambini, numerose associazioni a livello mondiale si occupano di offrire ai piccoli vacanze e soggiorni in luoghi salubri e rigenerativi. In Italia e a Milano, in particolare, se ne occupa Motoko Tanaka - che lavora nella città come interprete e traduttrice da più di dieci anni dopo essersi laureata in lingue straniere e perfezionata in italiano presso l’Università statale di Osaka - a cui ho rivolto alcune domande per illuminarci sulla sua attività e sulla situazione in Giappone.

A 4 anni dalla tragedia di Fukushima, qual è la situazione e quali sono i problemi?

Credo che le zone inquinate e di evacuazione forzata siano ancora lontane dal concetto di ricostruzione. Per di più le centrali danneggiate di Fukushima Daiichi tutt’ora emettono una quantità di sostanze radioattive nell’ambiente (la tecnologia attualmente a disposizione non permette neanche di avvicinarsi) e questo sarà un grande debito per le generazioni future. I 199.024 abitanti di Fukushima (dati del marzo 2015 dal sito dalla prefettura di Fukushima) sono ancora obbligati a stare lontani dalla loro casa, e non dimentichiamo le migliaia di operai “senza volto” che lavorano tutti i giorni presso le centrali per il raffreddamento dei noccioli e per altre operazioni.

Anche se la commissione d’indagine ha appurato che il disastro è stato causato da un errore umano, pare che nessuno degli alti dirigenti sia stato indagato e nonostante questo terribile evento, sembra che il programma nucleare giapponese non sia stato arrestato. C’è in Giappone una sensibilità ecologica ai rischi del nucleare?

Dopo la tragedia si è costituita l’organizzazione Sayonara-Nukes, promossa da numerosi personaggi di rilevante importanza socio-politica come il musicista e compositore Ryuichi Sakaoto e lo scrittore Premio Nobel Kenzaburo Oe con 8.480.453 firme raccolte a oggi. Il regista di cartoni animati, amatissimo anche in Italia, Hayao Miyazaki si è mobilitato subito per promuovere l’energia eolica e aderisce a un progetto di salvaguardia dei bambini delle zone inquinate per il soggiorno di recupero a Okinawa (1500 km circa da Fukushima). Dunque qualche mobilitazione anche estesa c’è, ma non da poter rovesciare la politica pro-nucleare attuale del governo.

Si dice che la Tepco, prima azienda elettrica del Sol Levante, abbia un peso politico ed economico eccessivo, tale da influenzare decisioni che dovrebbero riguardare invece la salute e la sicurezza dei cittadini.

Del fatto che la Tepco abbia un potere politico ed economico rilevante non ci sono dubbi. Infatti, secondo la deposizione consegnata al Tribunale di Saga dal giornalista Katsuhisa Miyake del 22 marzo 2013, tutte le aziende elettriche del Giappone hanno accettato, come loro dirigenti e amministratori, ben 200 (i dati a settembre 2009) ex alti funzionari del governo, ex politici e studiosi. E perfino ex giudici ed ex procuratori del Pubblico Ministero sono andati a ricoprire questi ruoli altamente remunerati, non solo nelle varie società elettriche ma anche nelle industrie nucleari. Dunque, nel boom economico post-bellico è stata costruita una vera e propria “comunità” pro-nucleare, perfettamente inserita nel tessuto sociale. Questo spiega l’andamento della commissione d’indagine e sarà la mia risposta alla domanda precedente. Credo fermamente che sia importante non solo dire “No-Nucleare” ma anche promuovere una politica che vada verso le energie alternative garantendo la salute e la sicurezza di cittadini, ma anche i posti di lavoro di centinaia e migliaia di addetti ai lavori del settore. Sarà una sfida difficile e l’unico strumento utile e diretto è solo e sempre la politica e, prima o poi, bisogna confrontarsi con il problema del nucleare, come ha fatto la Germania. Noto una grande lacuna relativa a questo punto di vista nella popolazione giapponese, vista la bassissima affluenza alle ultime elezioni (il 59% e il 52% rispettivamente alle politiche del 2012 e del 2014) incluse le votazioni dei residenti all’estero.

Tu, come consigliera dell’“Orto dei Sogni”, stai portando avanti in Italia un progetto di soggiorno estivo di recupero per i bambini di Fukushima: puoi parlarci della tua associazione, delle sue finalità e delle sue attività?

Secondo i dati resi noti dall’Asahi Shimbun (il giornale di Asahi), il 13 febbraio 2015 la prefettura di Fukushima ha dichiarato che tra circa 385.000 bambini/adulti (di età compresa dallo 0 a 18 anni nel 2011 e attualmente dai 4 ai 22 anni) sono stati accertati ben 87 casi di tumore della tiroide. I tassi di incidenza sono di 225,97 casi per milione. Nonostante ciò, il governo e l’ente locale negano qualsiasi relazione con i disastri nucleari, così come quasi tutte le autorità scientifiche internazionali. L’“Orto dei Sogni”, il cui presidente è Morimi Kobayashi, e del quale faccio parte nel consiglio direttivo e sono coinvolta dalla prima edizione del 2012, porta avanti un programma di soggiorno estivo di recupero di un mese in Sardegna per i bambini di Fukushima. Le attività durante il soggiorno a Casa Orto, la nostra casa italiana, sono programmate in base ai 3 principi, “Natura”, “Buon cibo” e “Crescita globale”, favoriti dall’esperienza di una cultura diversa. A parte lo scopo terapeutico del soggiorno di recupero - infatti il livello della concentrazione del Cesio 134 e 137 nelle urine scende drasticamente dopo un mese di soggiorno - puntiamo anche a regalare ai bambini un’occasione di crescita fisica e mentale, sperando di lasciare loro la speranza in un migliore futuro. Le espressioni dei bambini cambiano già dalla prima settimana di soggiorno e sappiamo che l’attitudine verso la vita degli ex Orto Kids diventa più positiva. Il programma è gestito interamente da volontari, ed è sostenuto dai contributi di vari sponsor e singoli cittadini, e realizzato anche da un’accoglienza incredibilmente calorosa della popolazione sarda. Quest’anno abbiamo introdotto un progetto con il Dipartimento di Studi sull’Asia e sull’Africa Mediterranea dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Sei studenti, stagisti che studiano la lingua giapponese presso il Dipartimento, saranno quotidianamente a stretto contatto con i bambini ospiti: non solo potranno approfondire lingua e cultura attraverso le varie attività previste, ma, lavorando come volontari, avranno anche l’opportunità di dare un contributo sociale. Tra i programmi governativi purtroppo non credo che esistano progetti simili, essendo il governo pro-nucleare.

Hai recentemente organizzato a Milano, assieme a Kazuyo Komoda, un’asta benefica presso Sotheby’s nell’ambito di Charity box e la partecipazione della componente femminile è stata rilevante: quale ruolo ricopre oggi la donna in Giappone, in particolare come educatrice ambientale?

Infatti, in qualità di presidente e vice presidente dell’associazione L’Isola della Speranza, Kazuyo Komoda e io abbiamo organizzato questo evento a Sotheby’s Milano. Lo scopo di questo evento è stato inviare i fondi raccolti direttamente nelle zone colpite dove i lavori di ricostruzione sono in ritardo, così come è sempre stato per i vari eventi organizzati dalla stessa associazione. In effetti, pur essendo migliorata, la situazione rimane difficoltosa perché, visto che Tokyo ospiterà le Olimpiadi 2020, la capitale è adesso in pieno boom edilizio e di conseguenza si è alzato il costo di manodopera e i materiali edilizi, di cui i prezzi si sono pure gonfiati, scarseggiano. Questa mancanza provoca il ritardo della ricostruzione, in generale, delle zone colpite decentrate come la prefettura di Miyagi e nel Tohoku (Nord-Est). Almeno dalle mie esperienze negli ultimi 4 anni, sia per L’Isola della Speranza che per l’Orto dei Sogni la partecipazione della componente femminile è sempre stata maggiore: circa 70 - 85%, (l’unica eccezione sono i designer aderenti al progetto Charity Box: i 2/3 sono uomini perché, secondo Komoda, il settore è ancora molto “maschile”). Dal rapporto sulla parità tra uomini e donne nei 142 paesi del mondo, The Global Gender Gap Report 2014, dell’WEF (World Economic Forum, sede a Ginevra) il Giappone non risulta molto brillante: per opportunità d’istruzione è 93°, per partecipazione alla politica 129°, per parità economica 102° e in totale 104°, tra l’altro tutti dati sono peggiorati rispetto a quelli del 2006. Perché in Giappone l’idea di “uomini lavoratori fuori casa e donne per curare la casa e figli” è tuttora dominante, nonostante il trend mondiale dell’alto tasso di apprendimento e istruzione della popolazione femminile. Per quanto riguarda la figura di educatrice ambientale, questa materia interdisciplinare è stata inserita nel programma dell’istruzione obbligatoria del Giappone solo nel dicembre 2005. Secondo i dati del Ministero di Educazione, Cultura, Sport, Scienze e Tecnologie, la percentuale delle insegnanti donne è 62,8% ma le professoresse diventano solo 18,9% e 12,5% rispettivamente presso le strutture universitari e quelle del corso di specializzazione dove mano e mano lo studio e la ricerca diventano più specifici. Nel Dipartimento Education & teacher training – che di fatto sforna futuri professori - in cui è inclusa questa materia, la componente femminile si aggira intorno ai 19-17%.

Il tuo coinvolgimento e la tua “militanza” dimostrano un profondo interesse alle problematiche sociali: parlaci della tua esperienza nella società italiana e milanese in particolare e delle differenze con il tuo paese di origine.

Il mio coinvolgimento inizia e prende forma solo 4 anni fa, appunto dopo i disastri naturali e industriali del Giappone dell’11 marzo 2011, anche se sono cresciuta con una madre sempre attiva e coinvolta nella politica, e un padre grande sostenitore di mia madre. Visto che abito a Milano da 15 anni, non ho molti materiali utili per paragonare i due paesi a questo riguardo. In ogni caso la solidarietà e la generosità dimostrate al momento di chiedere sostegno e collaborazione, nel mio ambito di amicizie sono state totali. Invece, da parte degli amici del Giappone l’adesione è stata scarsa. In generale, l’attenzione e la sensibilità verso la politica e le problematiche sociali, credo che in Italia siano molto più alte, così come il senso di solidarietà più radicato.