Massimo Meneghin
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Massimo Meneghin

Sui social network mi presento come “architetto curioso, molto curioso”. Naturalmente è vero, sono un architetto libero professionista attento alle situazioni di contorno. Opero da più decenni nel mondo dell’architettura progettando e dirigendo la costruzione, la ristrutturazione e la riqualificazione di edifici di varie tipologie, gestendo l’intero processo dalle analisi preliminari alla redazione dei progetti architettonici, dall’acquisizione dei permessi alla direzione dei lavori, incluso il coordinamento degli specialisti delle singole progettazioni (strutture, impianti, ecc.) e degli esecutori (imprese edili, installatori, ecc.): sono perciò un operatore sul campo, da tutti i punti di vista.

Potrebbe forse bastare, ma l’equazione secondo la quale siamo il lavoro che svolgiamo è imperfetta e ci dice assai poco della persona che davvero siamo. Aggiungo perciò -innanzitutto- di essere “di lungo corso”, ho infatti i capelli bianchi e di acqua sotto i ponti ne ho visto passare tanta, anche la parte di questa che è stata generata proprio da me e che è finita chissà dove. Non sarebbe però più interessante considerare come potremmo essere e definirci -invece- le passioni che viviamo? In questo caso al culmine della ricchissima lista metterei il tema del viaggio, non in senso turistico, per quanto gradito, ma in relazione al percorso, non solo in termini spaziali ma pure temporali. Altro non è che un modo per osservare -e possibilmente comprendere- il mondo in cui siamo immersi, includendo il suo modificarsi giorno dopo giorno. Una conoscenza che naturalmente, è in senso assoluto impossibile ma ciò malgrado capace di migliorare, sia teoricamente che praticamente, la qualità del nostro stare qui ed ora, poco importa se lo si chiami vivere, abitare, essere o in altro modo.

Ma come preferisco muovermi quando effettuo queste ricerche? Tutti i mezzi sono validi, e non sono in competizione tra loro ma complementari, ovviamente la singola scelta dipende dalla distanza da coprire, dal muoversi a piedi -da soli o in compagnia- ai mezzi privati (la bicicletta, il monopattino, la motocicletta, l’automobile, un tempo il camper) e quelli pubblici (autobus, treni, navi ed aerei). Si viaggia però anche con il pensiero, la conversazione, la lettura, il cinema, la musica (il jazz soprattutto!), le esperienze immersive, non certo con la maggior parte, anche se non tutti, dei programmi visibili in televisione. Parallelamente all’attività istituzionale svolgo quindi dell’altro di natura critica e formativo-divulgativa, volta a quanto appena indicato: la comprensione del mondo in cui viviamo, assai complesso e soprattutto molto diverso da quello che sembra, se ci limitiamo ad analizzarne gli aspetti più superficiali. In realtà quello ciò che più conta è, infatti, la nostra relazione con ciò che ci circonda, nei due versi.

Queste indagini perciò non possono che rivolgersi, anche se non esclusivamente, all’ambiente artificiale. Apparentemente quest’ultimo non può che essere come lo vediamo (ma naturalmente non è così), così come sembra succedere al modo in cui ci rapportiamo allo stesso e tra noi, con scontato riferimento alla tecnologia, entrata prepotentemente nella vita di ognuno, al punto da non poterne fare più a meno, anzi di dover ogni giorno aumentare la nostra dipendenza da questi mezzi (che sono tali e non un fine). Da una parte li usiamo in modo sicuramente migliorabile, quindi senza sfruttarli appieno (cioè per quanto potrebbero darci), dall’altra -anche se non ce ne accorgiamo- li subiamo: anche in questo caso sono attivo in prima fila, da tutti i punti di vista.

L’insieme delle due attività appena indicate produce quel corpus di osservazioni che è stato, è e sarà l’oggetto delle pubblicazioni in questa sede. Qui, nel tempo, verranno affrontati temi sul nostro intorno (che abbiamo già definito pressoché del tutto artificiale, cioè fatto ad arte), sia quello reale (cioè fisico) che quello virtuale (legato all’invadenza più o meno spinta della tecnologia).

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