Non si parla d’altro, sembrava fino a ieri che il metaverso dovesse scoppiare da un momento all’altro ma è -quanto meno da noi- scomparso. Da tempo tutti, quindi anche coloro che non ne sanno nulla, ed ovunque parlano, anche se non sempre con cognizione di causa, dell’Intelligenza Artificiale. Esattamente come accade in questo momento anche a me, che sento il bisogno di aggiungere qualcosa al mare magno di parole già spese su questo tema.

Se l’argomento, per quanto nuovo ed anzi innovativo, è perfino inflazionato, che cosa non è ancora stato detto, scritto o -visto il successo dei video- mostrato? Si potrebbe perfino sostenere che la quantità e soprattutto qualità di cose “fantasiose”, dette a proposito ed a sproposito, ha raggiunto livelli tanto alti da poterle ritenere superate solo dalle teorie dei terrapiattisti.

Non verrà di certo trattato cosa si può fare, ed ovviamente come farlo, con l’Intelligenza Artificiale, contenuti peraltro e per forza di cose superati fin dal momento della pubblicazione. Nemmeno ci si comporterà come in una delle tante disquisizioni cui tocca assistere sui cambiamenti indotti da questa tecnologia, peccato che di regola i relatori poco o nulla sappiano dell’argomento per cui al titolo altisonante della conferenza fa riscontro ben poco.

Forse invece potremmo affrontare la paura espressa da molti nei confronti di novità ormai mature e che sembrano destinate a sconvolgere la nostra vita? No, non si tratta nemmeno di questo, anche se ciò si avvicina più degli altri aspetti a quello con cui ci stiamo per scontrare.

Da sempre ciò che è nuovo eccita alcuni e spaventa altri. Si narra che mia bisnonna -io non sono giovane ma nemmeno centenario- abbia considerato ormai giunta la fine del mondo quando vide sopra la sua testa passare il primo aereo e così mia nonna non ha mai risposto al telefono, che allora era ovviamente fisso, in quanto atto da considerarsi contro natura. Oggi tutto ciò fa sorridere, così probabilmente fra qualche anno rideremo allo stesso modo delle nostre paure attuali. Ma chi lo spiega ai diretti interessati, leggermente intimoriti, davvero spaventati o addirittura terrorizzati che siano?

Di certo, al contrario di certi intellettuali di scarso calibro -ma anche quelli importanti (secondo chi?) che riconducono l’argomento su quanto a loro più congeniale, rendendo inutile ogni ragionamento-, giornalisti tuttologi e così via, questi “poveri di spirito” non sanno spiegare quello che sentono dire ma lo percepiscono come una vera e propria minaccia, nei confronti di loro stessi ma anche dell’intera società. Il che è comprensibile, se a dirlo fossimo noi comuni mortali, meno nel caso di chi ha ben altro ruolo nella società ma si comporta come quelli che anziché guardare alla luna puntano sul dito.

Quello che viviamo in un certo senso non è altro che la riproposizione della rivoluzione industriale! Oggi però niente macchine da contrapporre al lavoro operaio, oggi questa nuova forma di lavoro “automatizzato” va a cozzare con l’operato impiegatizio, se non quello intellettuale a tutto tondo. In altri termini, vengono ora colpiti i colletti bianchi anziché le tute blu. Ciò fino a poco tempo appariva semplicemente impossibile, anche dal punto di vista teorico, con buona pace di chi vorrebbe avere alcune certezze, magari non solo la forza di gravità ed il sole che sorge ad oriente e tramonta ad occidente. Su quest’ultimo fatto/immagine dovremmo ragionare, non solo a livello simbolico!

Ricordiamo, specie a chi, nutrendosi di immagini meno che infantili, non lo crede, che il risultato della sostituzione del lavoro manuale con quello meccanizzato ha comportato un benessere diffuso mai provato prima, in barba agli uccelli del malaugurio. Semmai sono state concesse -ed effettuate- operazioni non lecite, con buona pace di tutti i conniventi, esattamente come avviene anche oggi, e che ci fa ritenere che non potrà che succedere anche domani.

Vero che il concetto di disoccupazione è nato in questo periodo, altrettanto reale però come prima tutti lavorassero nel solo modo a loro possibile, ad esempio nel pezzetto di terra posseduto dalla famiglia, col risultato spesso di fare la fame… ma erano occupati, eccome!

Tornando all’I.A. o -all’inglese- A.I. che ci succederà non appena questo straordinario strumento sarà diffuso in modo capillare? Molti andranno a stare meglio, non c’è dubbio e come sempre, delegheranno, infatti, alla macchina, proprio come avvenne un tempo con la fatica, le attività noiose che ci rubano tempo. Non solo, questi assistenti virtuali saranno di aiuto pressoché in tutte le attività fino a far sì che chi ne sia dotato e sappia utilizzare l’Intelligenza Artificiale farà -non è un mito- di più e meglio! Ovviamente in meno tempo e con sforzo più basso!

L’intelligenza artificiale non è però quello che si immagina chi non la usa, e subisce il fascino di questo nome, amplificato da esperti che non sono tali. Chi invece la usa, non per scopi ideologici o d’immagine, ma per esserne aiutato nota, e pure si lamenta, di aspetti sostanziali, metodologici ma pure di concreto risultato non sempre ottimali. L’evoluzione della cosa è, come noto, settimanale, con annunci che hanno fatto diventare normale quello che ritenevamo sensazionale, però è inoppugnabile come spesso le risposte che l’interazione ci fornisce non sono esatte, per non indicare che sono completamente errate, tanto che si parla di “allucinazioni” e che vi sono sistemi che limitano il proprio operato ai soli dati da noi forniti, proprio per non finire altrove, per non divagare.

Anche sui modi più di qualcosa si può affermare: non esagero se indico che quanto meno alcuni di questi sistemi sono accondiscendenti per non dire ruffiani, a volte a dir poco logorroici ma soprattutto ben altro che infallibili. Io stesso ho contestato molte risposte -non consigli o pareri!- raccogliendo l’ammissione degli errori e perfino le scuse del caso. Forse questo strumento oggi non è intelligente come si vorrebbe far credere o comunque vien da pensare... eppure fa già paura!

Il problema, infatti, non sono questi “eletti” ma gli altri, le persone che, poco importa il motivo, si trovano in conflitto con questi artifici. I primi sono coloro che, per partito preso, non per un vero motivo, sono contrari a tutte le innovazioni. Ragionare su questi giochini non vale la candela, con ogni probabilità e poche eccezioni si va dallo snobismo fine a sé stesso al voler mascherare la propria incapacità di relazionarsi con il nuovo, il che ci ricorda la famosa volpe che non riusciva a prendere l’uva.

Più interessanti -ai fini del ragionamento che stiamo per svolgere- coloro che sono stati, o stanno per esserlo, sostituiti da macchine che fanno di più, spesso anche meglio, sbagliano meno, non sono mai stanche, costano una frazione del nostro compenso, non si ammalano, non vanno in ferie, non rivendicano diritti, e così via. Non fa ridere ma è vero, ad un corso il formatore dopo averci raccontato delle sue disavventure in azienda con i nuovi assunti della generazione Z, ci ha consigliato di non fare nemmeno i colloqui ma di “istruire” qualche forma di Intelligenza Artificiale in modo che lavori per noi proprio come noi vogliamo, con buona pace della solidarietà tra le generazioni.

Se queste persone, nate tra la seconda metà degli anni novanta del ventesimo secolo e la prima metà degli anni duemiladieci, diciamo più o meno tra il 1995 ed il 2015, non entrano nel mondo del lavoro, come sopravviveranno? Nonni e genitori se ne andranno, ma la pensione di reversibilità spetta agli eredi solo fino al compimento del ventiseiesimo anno.

Invece i ben più vecchi boomers, nati tra il 1946 ed il 1964, pur se si dice che non hanno alcuna intenzione di passare il testimone, vanno ormai tutti in pensione, e con quel nome non possono certo essere pochi. Restano quelli di mezzo, ovviamente ad alto rischio di obsolescenza! Una parte si adeguerà, con risultati “variabili”. Quanti del resto non avrebbero voluto lavorare con l’elaboratore elettronico ma si sono dovuti arrendere? Dove sono nascosti gli impiegati che lavorano ancora a mano? La nuova “normalità” prevede e prescrive l’uso del pc, piaccia o non piaccia, prendere o lasciare. Fra un poco lo stesso avverrà con l’intelligenza artificiale, solo pochissimi potranno chiamarsi fuori: dotatissimi, privilegiati, altro. La cosa ci interessa ben poco, la stragrande maggioranza della popolazione “attiva” non potrà esimersi dal confronto, pena la sopravvivenza economica.

Un’altra, senza dubbio alcuno, non troverà alcuna difficoltà, anzi! Sono i tecno-entusiasti, appassionatissimi degli strumenti che via via ci vengono messi a disposizione. Questi non costituiscono una vera e propria avanguardia, sono banalmente persone che vivono il proprio tempo!

Ci sono anche coloro che, pur senza alcun trasporto, non vogliono rinunciare alla possibilità di liberarsi di un sacco di scocciature, di lavori ripetitivi ed in generale tutto quello che non farebbe altro che portarci via del tempo, che ovviamente potremmo meglio utilizzare in attività più ricche ed arricchenti. Tentando un paragone, sicuramente forzato per essere chiaro, sarebbe come se un paladino del lavoro manuale non utilizzasse, anzi rifiutasse, il trapano elettrico per fare un buco nel muro di calcestruzzo armato!

Non basta, ci sono anche coloro che hanno una posizione terza, né di qua né di là, quindi dove? In un certo senso, c’è chi parte (e viaggia) e chi resta a casa (bello comodo?) ma chi non sta né di qua né di là vivrà una vera e propria deriva, per cui non ha una destinazione ma nemmeno è fermo.

Che possiamo dire o fare di questi-altri? Potremmo ricondizionarli, come si fa coi prodotti danneggiati, mandati a riparare e quindi rimessi nel mercato, in condizioni definite pari al nuovo ma non lo sono, tanto che il prezzo è più basso! Non credo di essere il solo a ricordare la recente esperienza di chi era stato chiamato – e pagato- per “traghettare” gli espulsi verso nuovi lavori, naturalmente previa acquisizione di nuove competenze in corsi extra-rapidi, tanto veloci che -senza generalizzare- alcuni tra coloro che li hanno seguiti affermarono di non aver compreso alcunché, nemmeno il senso della cosa, ed anzi non hanno imparato nulla che potesse essere speso per una nuova occupazione.

Abbiamo pure assistito alle polemiche sul mancato rinnovo del contratto di questi assistenti ed al loro trovarsi senza lavoro (leggi: stipendio), con ogni probabilità per mancanza di risultato: chi avrebbe dovuto aiutare gli altri a sbarcare il lunario non è stato capace di farlo nemmeno per sé stesso! Non ci interessa disquisire sul fatto specifico o sulla parte politica che ha partorito questo gioiello ma solo far presente che, anche in relazione al tema che ci siamo dati qui, avverrà di sicuro la stessa cosa, riproponendo gli stessi schemi, fatti di titoli altisonanti -da riportare nei telegiornali- cui non corrisponde nulla sul piano reale. Come noto, però, chi non impara dai propri errori ha un destino segnato!

Il divario tra gruppi omogenei di persone, che definire classi sociali sembra troppo, è destinato ad aumentare! Noi da che parte staremo? Tecno-entusiasti, tecno-refrattari o indifferenti?

Lo abbiamo già scritto. Chi, specie se dotato del giusto spirito critico, sposerà la prima causa non potrà che averne un grandissimo vantaggio, in termini di produttività ma anche di benessere personale a tutto tondo. Chi si adeguerà o comunque avrà un atteggiamento utilitaristico non vivrà questo entusiasmo ma riuscirà a sopravvivere, economicamente ma anche mentalmente. Scontato come il problema vero, opportunamente evitato da destra e da sinistra, da sopra e da sotto, da davanti e da dietro, ricade su chi non appartiene alle categorie già indicate. Questi non sono oggetto né dei corsi per imparare ad utilizzare l’Intelligenza Artificiale né provano -lasciamo stare i risultati- a resistere contro tutto e contro tutti. Hanno, infatti, una sorta di posizione terza, che però non ha nulla in comune con la neutralità cui siamo abituati a pensare.

Forse si potrebbero paragonare queste categorie a quelle del “fare” contrapposto al “non- fare” cui aggiungere l’elemento intermedio che non “fa” ma nemmeno “non-fa”, per il quale non resta che suggerire l’uso-definizione del termine “subisce”. Nulla di allegro, non resta che distrarsi, le alternative però/per fortuna non mancano: il calcio, innanzitutto, ma anche l’attività sui social network, infine i video-giochi e le lotterie. Il processo sembra, implacabilmente, indicare il tragitto che dalla presunta “normalità” si muove verso il completo annullamento della persona. L’intelligenza artificiale però non c’entra.