Essere umani significa essere un soggettivo archivio storico dall’anatomia mutevole.
Siamo individui narrativi fin dalla carne: la ricostruzione storica individuale parte dalla nostra pelle che si rende cartina indicativa di evoluzioni soggettive.
Le parole della cute sono i segni che ci manifesta: somatizzazioni figlie di pensieri nomadi ma anche i lividi, le cicatrici, i nei.
Siamo figli di intrecci mitologici, proveniamo da credenze narrate oralmente dalla notte dei tempi, costituendo il frutto di racconti secolari tramandati primariamente dalla potenza della parola pronunciata resistente alle intemperie temporali.
Possediamo menti intessute da narrazioni millenarie le cui particelle si dispongono consciamente o inconsciamente su pensieri quotidiani.
Nella morfologia dell’esperire umano è manifesta un’esigenza: raccontare e raccontarsi.
Alterniamo la nostra intera esistenza tra l’essere creatori e passivi ascoltatori che nell’atto di ricevere divengono attivi vettori partendo dalla pelle raggiungendo il foglio, attraverso le parole pronunciate e quelle scritte, mediante i disegni, le serie tv, i videogiochi e la letteratura.
Inconsapevolmente partecipiamo ad un viaggio che si attua attraverso il processo di emancipazione delle epoche, dai contesti e dai mutamenti culturali.
Nell’epoca contemporanea, la tecnologia ha ridefinito le regole del processo narrativo ed aderendo all’implicita esigenza descrittiva dell’essere umano, si concede un consistente spazio al racconto attraverso l’interattività e dinamismo.
In Instagram, TikTok, l'intima essenza del rivelarci attraverso parole scritte o pronunciate consente la costituzione della versione idealizzata di noi stessi a cui è permesso di raggiungere il collettivo nel solo tempo di un click, sancendo, tra le altre cose, una democratizzazione del processo narrativo.
La creazione di foto, video, frasi simboleggianti la migliore parte della nostra essenza, è infatti concessa a chiunque e nella sola costruzione implora la richiesta di innumerevoli sguardi.
Attraverso l’introduzione sistemica del digitale nell’organismo, ogni attimo della vita come un’uscita con gli amici, un incontro di famiglia, una serata al cinema, una serie Netflix, si trasforma in un potenziale contenuto veicolabile.
E se questa modalità di narrazione promuove la connettività globale, l’immediatezza, nuove prospettive di monetizzazione e interazione, presenta tuttavia degli svantaggi tra cui l’isolamento sociale, la distrazione dagli attimi quotidiani e l’abbassamento della soglia dell’attenzione che comportano una richiesta di consumo di contenuti contraddistinti da brevità.
Tra le implicazioni di risposta alla scarsa tolleranza al durevole c’è il Multiscreen Viewing o “Multischermo” - corrispondente all’atto del guardare una serie, un film o semplicemente la TV attuando una visione incrociata e simultanea tra schermi di diversa natura - inteso come fenomeno preponderante capace di influenzare il processo di visione.
Se l’intera esperienza poggia sull’abitudine di osservarla e raccontarla attraverso il filtro di un dispositivo tecnologico, l’atto di fruizione della narrazione audiovisiva accoglie una piega patologica.
I Social si sovrappongono facilmente ai dialoghi cinematografici, ai prodotti seriali e televisivi che costituiscono uno sfondo acustico. Fungendo da narrazione sabotatrice che implica la non comprensione di racconti altri.
La conseguenza è che nella totalità orchestrale di parole, suoni, immagini non è umanamente permessa la comprensione ottimale che si otterrebbe nella fruizione singola di una espressione alla volta.
Di risposta non è evitabile che avvenga un’acquisizione del dato ed un annessa proiezione dei produttori.
Il processo di creazione mediale ne è inevitabilmente influenzato e la direzione in cui verte si struttura nella semplificazione del prodotto stesso.
Dunque i contenuti mediali in voga si caratterizzano da confondibili dialoghi istantanei e piatte immagini immediate, capaci di permettere una comprensione tempestiva nonostante l’attenzione parziale.
Si va dunque nella direzione di un fenomeno definito “Tv ambientale” nel 2020 da Kyle Chayka del New Yorker per riferirsi a produzioni come Emily in Paris.
Termine che concede una descrizione in grado di spiegare il processo di semplificazione dell’audiovisivo che punta più alla comodità di chi visiona piuttosto che allo sforzo di comprensione dello stesso.
Un articolo sul tema denominato Netflix e l’era della TV di sottofondo, come le abitudini digitali stanno sacrificando la qualità dei contenuti afferma:
Secondo The Hollywood Reporter, alcuni showrunner hanno ricevuto dai servizi di streaming note del tipo “rendilo più second screen“, mentre il podcast Miss Me della BBC ha svelato l’esistenza di veri e propri “second-screen pitch”, in cui le idee per nuove serie vengono valutate in base alla loro adattabilità a un pubblico che guarda con distrazione.
Di fronte a questa tendenza è in atto una reazione che concede la coesistenza con un altro formato che predilige i prodotti centralizzanti la componente sonora aderendo ai contesti in cui l’ascolto è più pratico della visione.
Nonostante i film e le serie tv possiedono un ruolo centrale nell’intrattenimento grazie alle piattaforme streaming, i podcast hanno acquisito uno spazio egualmente valido nei momenti specifici in cui l’ascolto è più funzionale della visione.
L’oralità, che ha accompagnato la nostra essenza dalla notte dei tempi, manifesta oggi la ramificazione della sua resistenza con una nuova forza attraverso i podcast.
Questa forma di fruizione narrativa in grado di concedere una immersività sonora totalizzante, patteggia facilmente con la simultanea esecuzione di attività, collocandosi in linea con le esigenze odierne, dunque vestendo la domanda di “Multitasking” richiesta dell’utenza.
Il podcasting offre una modalità di ascolto attuabile in qualsiasi luogo ed in qualsiasi momento risultando essere ampiamente adatta a quelli che sono i ritmi quotidiani.
Non è una casualità che in Italia il mercato dell’audio digitale cresca vertiginosamente e riprendendo l’anima della radio, concede la possibilità di selezionare una vastità di prodotti di diversificati argomenti.
La creazione di un podcast si rivela essere più economica rispetto la produzione di un contenuto audiovisivo.
I temi prediletti tra gli ascoltatori di podcast vanno dal Business alla Società e\o Cultura giungendo alle News e nel compimento della natura mediale si favorisce l’interazione, attraverso la capacità di unire gli ascoltatori resi protagonisti dalla possibilità di eseguire interventi esterni.
La semplicità della veicolazione vocale che contraddistingue questo media, vince in termini di immediatezza a differenza del contenuto scritto.
Dalla pelle all’orecchio, si è partiti dal corpo e si è spontaneamente ritornati, in un percorso tracciabile tra storie sorrette da diversificati strumenti.
Se qualcosa ci è certo in questa esistenza è che non ci è dato conoscere il futuro. Ma se dalla notte dei tempi l’individuo fonda e solletica il personale tempo di cui dispone attraverso il potere di esperire e generare delle storie personali e collettive, nell’offuscato ed interrogativo orizzonte chiamato domani, è possibile intravedere la continuità nella presenza di una chiave di volta dalla forma non attualmente prevedibile, capace di custodire il senso di una significazione narrativa per noi visceralmente familiare conservante nell’innovazione futura i fondamenti del passato.