Ce lo insegna Darwin con il concetto della pressione evolutiva mediata dalla bellezza.
Tra i lasciti del lavoro di Charles Darwin sull'origine delle specie del 1859, ciò che è divenuto preminente è il concetto della selezione operata dall'ambiente che ha portato alla sopravvivenza del più adatto e con lui la sua discendenza, creando una continua differenziazione adattativa biologica.
Ma all'interno dei suoi studi era presente con un peso altrettanto considerevole un altro concetto che funzionava come ulteriore strumento di selezione, la bellezza. Difatti alcuni anni dopo l'uscita dell'“Origine delle specie”, fu mosso dalla necessità di integrare il primo scritto, nel quale si rese conto di aver dato troppo peso alla pressione ambientale come strumento di selezione, pubblicando nel 1871 dal titolo “L'origine dell'uomo e la selezione sessuale”.
I tempi non erano quelli giusti per una rivoluzione di pensiero come quella elaborata da Darwin, i tempi erano quelli dettati dalla ristretta ideologia sociale dell'Inghilterra Vittoriana. La bellezza essendo un'astrazione rispetto alla tangibilità degli eventi catastrofici, geografici, botanici, climatici e di forza fisica ed appartenente all'ambito della soggettività e non della oggettività, fu bandita dal presupposto da parte del corpus scientifico ottocentesco. Non era ammissibile che la scelta dell'individuo più adatto avvenisse anche sulla base di un elemento estetico e quindi riferibile ad una valutazione soggettiva della controparte.
Tanto più che la possibilità che la direzione evolutiva fosse determinata dalla scelta della femmina, sulla base dell'interesse sessuale mediato dalla attrattiva della bellezza, fù considerata una ideologia blasfema.
Proviamo a riflettere sulla bellezza delle specie animali, le quali scevre dai condizionamenti sociali rappresentano istintivamente la natura nella sua purezza originaria.
Tra i due generi, maschile e femminile, nel mondo animale la bellezza è del maschio. Esistono tanti esempi in natura in tante specie animali, le farfalle ad esempio, per prime analizzate da Darwin, gli insetti in generale, i cervi, gli uccelli e molti altri esseri viventi. Ma non sempre la selezione sessuale collabora con quella evolutiva, pare in realtà che molte volte ne sia ostacolo o meglio si ponga in contrapposizione.
Pare infatti che l'apparato sessuale secondario, quello estetico, delle grandi ali delle farfalle, dei grandi palchi dei cervi, delle piume colorate, dei canti, delle danze, della struttura delle ali di alcuni uccelli, se da un lato ne fa un ornamento di bellezza per vincere la competizione sessuale tra gli altri esemplari dello stesso sesso, nei confronti della femmina della loro specie, ne determina diversamente un ostacolo alla sopravvivenza confliggendo con lo scopo della selezione positiva.
Pensiamo nello specifico al pavone con le sue meravigliose piume lunghissime ed estese. L'individuo capace di mostrare un piumaggio più appariscente avrà più possibilità di essere scelto dalla femmina, perché più bello e dare luogo alla prosecuzione del suo patrimonio genetico recante le informazioni vincenti. Dal punto di vista delle capacità di sopravvivenza però la presenza di un così pesante apparato estetico ne fa facile preda, poiché costituisce un impedimento alla fuga, i suoi voli sono brevi e lenti, come accade parallelamente per il fagiano, per la loro tipologia sono infatti uccelli essenzialmente camminatori. Altro caso analogo è quello del Monachino delizioso studiato dall'ornitologo Richard Prum, che trae il suo strumento di bellezza dal suono prodotto dallo sfregare delle ali.
In questo caso lo strumento di selezione sessuale è la meravigliosa “musica” paragonabile ad una nota suonata su di un violino, che risiede nella struttura dell'ulna non cava a differenza degli altri uccelli, e che produce con lo sfregamento con le altre piume dell'ala. Un richiamo sessuale ed allo stesso tempo un rischio di sopravvivenza per l'appesantimento dello scheletro. Stessa cosa per i cervi, l'avere i palchi molto sviluppati se da un lato li avvantaggia nella lotta tra pretendenti, dall'altra ne costituisce un ostacolo nella agilità del correre nei boschi.
Allora qual è il fine del vincere la competizione attraverso la selezione sessuale se questa mette in pericolo il genere maschile della specie?
Dov'è il senso di trasmettere i caratteri relativi alla bellezza se poi questa pone in situazioni di pericolo la prole che la eredita?
Il genere femminile è così elemento determinante su quale sia linea genetica alla quale consentire prosecuzione.
La bellezza è del maschio ma la scelta di selezione è femmina? Non abbiamo sempre saputo del contrario?
E lei che porta con se lo straordinario processo di generare la vita e quindi è l'elemento essenziale per assicurare la continuità, lei deve scegliere il migliore genotipo per assicurare ai suoi eredi una lunga e produttiva prospettiva di vita, il fatto che ciò comporti al maschio di essere più vulnerabile è secondario, compensato comunque dalla forza, dal coraggio e dall'intraprendenza, fattori essenziali alla sopravvivenza (che rientrano nel primo concetto di selezione) e costituiscono l'elemento comune tra i due elementi operanti: ambiente e bellezza.
Se volessimo solo tentare di capirci qualcosa, sembrerebbe che alla natura interessi replicare e farlo generando un essere vivente sempre migliore ed attraente a prescindere dai rischi. Per questo Charles Darwin si batté fino a poche ore prima della sua morte in un convegno di zoologia, affermando che due sono gli strumenti di selezione che portano all'evoluzione delle specie, l'ambiente e la bellezza, nonostante l'ostruzionismo che gli fu mosso da queste convinzioni.
La natura è bellezza, e la si comprende nella strutturazione dei rapporti armonici delle forme, delle proporzioni matematicamente ripetute come la sezione aurea, o nel complesso universo delle reazioni chimiche infinitesimamente piccole ma che permettono agli esseri viventi di essere tali in tutta la loro perfetta, equilibrata complessità ma allo stesso tempo plastici, potenzialmente capaci di adattarsi attraverso una lentissima evoluzione ai cambiamenti, questa è la più potente capacità latente che possiedono gli esseri viventi, affinché il miracolo della vita possa continuare.