Dal 5 al 7 maggio 2025 il Cinema Farnese Arthouse di Roma ospita, in esclusiva assoluta, la proiezione di Aspettando Re Lear, documentario diretto da Alessandro Preziosi che intreccia arte, teatro e cinema in un racconto immersivo e poetico. Presentato come evento speciale alla presenza del regista nella serata inaugurale, il film segna un nuovo capitolo nella riflessione visiva su Shakespeare, sulla funzione dell’arte e sull’identità contemporanea.
Aspettando Re Lear non è solo un backstage o un diario di prove: è un attraversamento. Preziosi, anche autore del progetto insieme a Tommaso Mattei, accompagna lo spettatore in un viaggio che va ben oltre la messa in scena del celebre dramma shakespeariano. La narrazione si articola tra gli spazi reali e simbolici del Teatro Goldoni e di Venezia – città eletta a specchio emotivo e mentale – toccando luoghi emblematici come le Prigioni Nuove, il Palazzo Ducale, l’Arsenale e la Fondazione Cini. Questi scenari diventano palcoscenici dilatati, sospesi tra realtà e visione, capaci di amplificare le tensioni emotive e tematiche dell’opera.
Elemento cardine del documentario è il dialogo artistico con Michelangelo Pistoletto, figura fondativa dell’arte contemporanea e teorico del Terza paradiso, che unisce arte, scienza e responsabilità sociale. Fondatore di Cittadellarte a Biella, Pistoletto ha sempre creduto in un’arte attiva, capace di generare trasformazione nella società. I suoi celebri Specchi e la riflessione sul tempo, sull’identità e sul rapporto tra individuo e collettività trovano nel Re Lear – e nel documentario – un’eco profonda. Le sue opere non si limitano ad arredare la scena ma diventano elementi vivi della drammaturgia: superfici che riflettono e moltiplicano, che pongono domande e frammentano certezze. La lunga intervista in cui Pistoletto dialoga sul senso dell’eredità, della responsabilità tra generazioni e sulla funzione speculare dell’arte è uno dei momenti più intensi del film.
Per comprendere la portata innovativa del documentario, è utile ricordare come il Re Lear sia stato nel tempo una delle tragedie più radicali e oscure del canone shakespeariano. Rappresentato per secoli come metafora del crollo dell’ordine patriarcale e del disfacimento della ragione, il dramma ha visto versioni che ne attenuavano il pessimismo – basti pensare all’adattamento settecentesco di Nahum Tate con lieto fine – fino alle letture più crude e politiche del Novecento, da Peter Brook a Giorgio Strehler, che ne hanno esaltato il potenziale tragico, esistenziale e simbolico. Preziosi si inserisce in questa tradizione con uno sguardo personale e trasversale, spostando l’asse dal testo alla condizione emotiva e mentale degli interpreti, e facendo della messinscena stessa una metafora del nostro tempo disorientato.
Alessandro Preziosi, noto al grande pubblico come attore di cinema e televisione, si conferma qui regista sensibile e raffinato, capace di fondere la dimensione artistica con quella spirituale. Già interprete di ruoli shakespeariani, ha sempre dimostrato una profonda attenzione per i percorsi interiori dei personaggi e per il potenziale catartico del teatro. In Aspettando Re Lear, la sua visione si fa più matura, più radicale: il Lear non è solo un testo, ma un varco psicologico, un luogo dell’anima dove attori e spettatori si confrontano con la fragilità, la solitudine, il bisogno di ascolto.
Il cast, guidato dallo stesso Preziosi, vede la partecipazione di Nando Paone in una delle sue interpretazioni più drammatiche e intense, accanto a Roberto Manzi, Valerio Ameli e Federica Fresco. La sperimentazione si estende anche al costume, realizzato attraverso Fashion B.E.S.T. della Fondazione Cittadellarte con la direzione di Olga Pirazzi, e le firme di Flavia La Rocca e Tiziano Guardini. Un processo produttivo sostenibile, etico e tracciabile che sottolinea come il gesto teatrale possa essere anche gesto politico e ambientale.
Completano il quadro le musiche originali di Giacomo Vezzani, che firma una colonna sonora capace di accompagnare il racconto come un’eco sonora e drammatica, esaltando la profondità concettuale e visiva del film.
Aspettando Re Lear è un'opera che sfida le categorie tradizionali: non è solo documentario, né solo performance o arte visiva. È un’installazione in movimento, un sogno a occhi aperti, un’eco shakespeariana che si riverbera sul nostro presente inquieto. Un invito a riflettere, attraverso la lente del teatro e dell’arte, su ciò che siamo diventati – e su ciò che potremmo ancora essere.