Il Vino Nobile di Montepulciano racchiude in sé tutte quelle peculiarità che ne fanno un prodotto carico di identità e personalità, con il carattere legato fortemente al suo territorio di origine, Montepulciano, la Toscana del Nobile: una zona di produzione che è molto circoscritta e comprende solo il territorio del comune di Montepulciano, città rinascimentale della Toscana, in provincia di Siena. Una qualità indiscussa che affonda le sue radici nella storia del territorio, lega la campagna e i vigneti alla Fortezza di Montepulciano, divenuta il simbolo di bellezza e territorialità indiscusse, biglietto da visita capace di raccontare il suo vino in tutte le caratteristiche e sfumature.
Simbolo della città e della fierezza del suo popolo, qui ha sede l’Enoliteca, 300 metri quadrati, che comprende il banco di accoglienza, la sala per le degustazioni che affacciano su un magnifico giardino interno, e una vista panoramica che spazia sul Tempio di San Biagio, dalla Val di Chiana alla Val d’Orcia.
Qualità indiscussa che ha posto le sue basi con il disciplinare di produzione dal 1966 salvaguarda tutte le sue caratteristiche distintive, a partire dal forte legame con la zona di origine, alle metodologie di produzione, dando ampio spazio a tutti quei fattori che lo rendono un vino di eccellenza. Solo le vigne situate ad un'altitudine compresa tra i 250 e i 600 metri sul livello del mare possono rientrare alla produzione della DOCG.
Ecco, quindi che si parla di un vino di territorio, terroir, come lo chiamerebbero i francesi, che a Montepulciano si ritrova in aree particolarmente vocate e appositamente mappate; sono quelle che in gergo vengono definite “micro zone”, dei piccoli fazzoletti di terreno dove oggi si concentra la maggior parte del Vigneto Nobile, la carta di identità di questo vino.
I vitigni previsti dal disciplinare, che tutela il Vino Nobile di Montepulciano, sono per lo più quelli storici, autoctoni per chiamarli col giusto termine, tra i quali prevale il Sangiovese, che a Montepulciano prende il nome di Prugnolo Gentile, e deve essere presente per almeno il 70 per cento nell’uvaggio, cioè nella costruzione del vino, per terminare fino ad un massimo del 30 per cento con altri vitigni a bacca rossa, cosiddetti complementari, idonei alla coltivazione nella Regione Toscana: tra questi sono frequenti il Colorino, il Mammolo, il Canaiolo, ma anche alcuni vitigni internazionali come il Merlot o il Cabernet Sauvignon, che intercorrono a dare uno stile più locale, oppure internazionale.
Dalla vigna, alle pratiche di cantina, le regole sono rigide, soprattutto per quanto riguarda l’affinamento del vino, momento nel quale il Nobile acquisisce quelle caratteristiche organolettiche principali, le stesse che poi fanno sì che la qualità di questo vino sia universalmente riconoscibile, ma nello stesso momento è capace di rivendicare la personalizzazione dei singoli produttori e la loro distinzione.
Le operazioni di vinificazione e di invecchiamento devono essere effettuate soltanto nelle cantine situate nel territorio di Montepulciano; l’invecchiamento deve durare almeno due anni, conteggiati a partire dal primo gennaio successivo alla vendemmia. Entro questo periodo il produttore può quindi decidere se far maturare il Nobile per 24 mesi in legno, oppure 18 mesi in legno e i restanti in altri recipienti, oppure almeno 12 in legno, sei in altri recipienti e sei in bottiglia… insomma scelte importanti in mano al produttore. Non solo, il Vino Nobile di Montepulciano nella tipologia Riserva, che come dice il nome stesso, ha un invecchiamento più lungo, e in questo caso sono almeno tre gli anni di affinamento in legno e almeno sei mesi in bottiglia.
La qualità non è solo un fatto di nobili origini, ma soprattutto di costanza, infatti, sono passati più di quarant'anni di storia della DOCG che racconta il vino italiano di qualità. È il 1980 quando il Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste rilascia la prima fascetta che identificava una denominazione vinicola come garantita, la D.O.C.G., che apre una nuova era per il vino italiano. Questa fascetta, serie AA n° 000001, è oggi conservata negli uffici del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano ed è l’immagine simbolo.
La storia della fascetta AA 000001 è molto lunga. Ci sono voluti circa 11 anni tra riunioni, incontri, richieste a partire dal 1969, quando il Consorzio fece richiesta della DOCG, fino a quando questa è stata riconosciuta. Il Consorzio del Vino Nobile, primo in Italia, divenne così un vero e proprio rompighiaccio nel mare della burocrazia enologica: il 1° luglio 1980 fu l’allora Presidente della Repubblica Italiana, Sandro Pertini, a firmare il decreto che sanciva l’ottenimento della DOCG per il Vino Nobile di Montepulciano.
Il percorso non finiva qui. Infatti, dal momento che non c’erano precedenti fu proprio il Consorzio del Vino Nobile, d’intesa con il Ministero dell’Agricoltura e con la Camera di Commercio di Siena, a mettere a punto tutto il sistema dei controlli e fu creata la prima commissione camerale, la N.1. Nel 1980 furono 450 mila le bottiglie di Nobile di Montepulciano DOCG, ed oggi il Vino Nobile di Montepulciano è una delle denominazioni italiane più riconosciute nel mondo.
Ma, il Vino Nobile di Montepulciano nella storia risale al 1350, compare in uno dei primi documenti al mondo conservato all’Archivio di Stato di Firenze. Il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano ha avviato negli ultimi anni una serie di ricerche sulle tracce dei vini storici poliziani e sull'importanza di questi nella vitivinicoltura toscana e nazionale del passato che ha portato negli ultimi anni ad avviare una serie di ricerche sulle loro tracce e sull'importanza di questi nella vitivinicoltura toscana e nazionale che hanno avuto fin dal passato.
Uno dei documenti più interessanti e antichi, che testimoniano l'esistenza di un distretto produttivo e di commercializzazione del vino di Montepulciano risale all'epoca medievale, è un raro contratto di mercatura del 17 ottobre 1350, conservato presso il fondo Madonna de' Ricci dell'Archivio di Stato di Firenze. Si tratta della registrazione notarile di una società di commercializzazione e esportazione del vino prodotto nelle vigne di un esponente della famiglia signorile dei del Pecora di Montepulciano, attraverso l'intervento del mercante Jacopo di Vanni di S. Fiora.
La pergamena, una vera e propria rarità documentale sia per la datazione che per il contenuto, testimonia come ci dice il Repetti nel suo famoso dizionario (Firenze, 1839) che il "vino squisito di Montepulciano, ... si inviasse all'estero da tempi assai remoti" e fu scritta pochi anni dopo la redazione degli statuti di Montepulciano del 1337 che normavano la produzione, la vendita e la fiscalità del prodotto enologico per il quale la città era già nota in quel profondo passato.
Le oltre 40 aziende che producono di Vino Nobile di Montepulciano con la vendemmia 2021 hanno selezionato ulteriormente quelle particelle destinate ad avere un appellazione in più in etichetta, quella di Pieve (che rientrano in quelle che vengono definite Unità Geografiche Aggiuntive), con una previsione di 500 mila le bottiglie annue in uscita, con un disciplinare molto rigido, infatti, possono essere utilizzate solo Sangiovese per l’85%, e vitigni autoctoni per un 15%, quali Mammolo, Canaiolo, Ciliegiolo e Colorino, coltivate all’interno delle UGA; ugualmente per la vinificazione e l’imbottigliamento che devono essere fatte all’interno del territorio della Pieve, con un affinamento di minimo tre anni, di cui sono obbligatori almeno uno in botte e uno in bottiglia. Passaggi che vanno a garantire al consumatore finale la massima qualità.
Ma quali sono le Pievi? Ascianello, Argiano, Badia, Caggiole, Cerliana, Cervognano, Gracciano, Le Grazie, San Biagio, Sant’Albino, Valardegna e Valiano, che vanno a raccontare il territorio di Montepulciano, da nord a Sud, Est ed Ovest, attraverso le loro sfumature, attraverso un nuovo percorso e approccio ad un vino storico.
Una visione lungimirante, quindi, che lega in modo indissolubile e preciso territorio e storia, ha visto l’adesione e il supporto di tutte le cantine aderenti al consorzio, con l’idea di creare per il Vino Nobile di Montepulciano una nuova tipologia e attraverso la menzione Pieve, con la quale si va a legare ancora di più il vino al territorio di origine. Sono state molte le ricerche a partire dal punto di vista geografico, geologico e pedologico, tema che il Consorzio ha a cuore già dagli anni Novanta, quando fu il primo a zonare il territorio di produzione; naturalmente non sono mancati gli approfondimenti nelle biblioteche e archivi storici, fino al Catasto Leopoldino del 1800.
Le Pievi così vanno a caratterizzare ancora di più la territorialità del vino, individuando 12 zone, ciascuna con le proprie caratteristiche geofisiche e pedoclimatiche distintive, che guardano alla storia e alle radici delle antiche Pievi in cui era suddiviso il territorio già dall'epoca tardo romana e longobarda: un approfondimento di tipo storico, paesaggistico e produttivo vitivinicolo che va a ribadire e codificare una realtà fisica con antica matrice storica, che ha da sempre caratterizzato il territorio poliziano fino all'epoca moderna e che trova la sua eco anche nel catasto Leopoldino dei primi decenni del XIX secolo, che andava a suddividere il territorio in sottozone.
Non solo. Sostenibilità come approccio e contributo alla viticoltura del futuro.
Infatti, dal 2022 quella del Vino Nobile di Montepulciano è la prima denominazione italiana ad aver raggiunto la certificazione di sostenibilità secondo la norma Equalitas attraverso un percorso in cui si sono impegnate gran parte delle imprese vinicole del territorio, che hanno contribuito con le proprie attività al raggiungimento della certificazione.
Il 98% delle aziende ha ridotto i trattamenti convenzionali in vigna; il 59% ha messo in campo pratiche legate all’agricoltura integrata: quasi il 70% delle imprese ha scelto l’agricoltura biologica, il 3% quella biodinamica; il 97% ha guardato alla salvaguardia della biodiversità; non solo, investimenti in formazione e sensibilizzazione su sicurezza e ambiente, ridimensionamento dell’utilizzo di fitofarmaci e fitosanitari in campo, pratiche per la riduzione dell’utilizzo di risorse idriche per il processo di vinificazione; infine, per quanto riguarda le emissioni di CO2, il 75,8% ha avviato pratiche per la riduzione di emissione di gas climalteranti e anche messo in piedi attività di recupero o riciclo di materiali proveniente da scarti di produzione, valori che si mettono in pratica verso la sostenibilità.
Tutto questo ha portato il Vino Nobile di Montepulciano ad essere la prima denominazione italiana ad aver ricevuto il marchio di certificazione di sostenibilità secondo lo standard Equalitas. Una visione di sostenibilità che parte da lontano, nel 2015 il progetto della Carbon Footprint del Vino Nobile di Montepulciano diventa un modello su scala nazionale. Il sistema che calcola l'impronta di carbonio del ciclo produttivo di una bottiglia di Vino Nobile, ovvero le emissioni di CO2 che derivano dalla realizzazione del pregiato vino a Denominazione di Origine Controllata e Garantita, è stato riconosciuto da un gruppo di istituzioni ed aziende che operano ai massimi livelli nel campo della qualità e delle relative certificazioni.