Nasceva centodieci anni fa, nel 1915, a Parigi, in piena prima guerra mondiale, Édith Giovanna Gassion, un passerotto per la sua corporatura minuta e la sua voce particolare e indimenticabile, tanto da essere appunto soprannominata Piaf, divenuto poi il suo nome d’arte. L’artista non sarà famosa soltanto come cantante, ma anche per aver promosso la carriera di personaggi come Yves Montand, Charles Aznavour, Gilbert Bécaud, tra gli altri.

La sua straordinaria vita la si deve, forse, alle sue origini umili. Il padre era un artista, così come la madre, cantante di strada italiana di origini berbere. Il nome Édith lo si deve alla memoria di un’infermiera, Édith Cavell, fucilata dai tedeschi per avere aiutato dei soldati francesi a scappare dalla prigionia in quei drammatici mesi della prima guerra mondiale. Allevata dalle nonne per via del lavoro dei genitori, tornò con il padre quando aveva otto anni e prese a vivere nella roulotte di famiglia, passando a chiedere soldi a chi assisteva alle esibizioni paterne. Per ovviare agli scarsi introiti del genitore, la bambina cominciò a cantare. Arrivata ai quattordici anni, Édith si fece affidare l’amica Simone in cambio di soldi da corrispondere settimanalmente alla madre di lei, e così cominciò ad esibirsi in duo con questa, lasciando il padre e andando a vivere da sole.

Diciottenne ebbe una figlia, Marcelle Carolina, che ben presto portò ad esibirsi per strada con lei; per quel motivo il padre della bambina volle la piccola con sé ma, lasciata spesso sola, morì di meningite. Ventenne, Édith fu scoperta da un impresario che la fece esibire in un cabaret dove divenne in fretta famosa per la sua bellissima voce. Morto assassinato il suo impresario, dopo un periodo di inattività, Édith ricorse a Raymond Asso, nuovo impresario che la lanciò verso il successo.

In breve assunse il nome di Piaf e cominciò le tournée per il Paese, legandosi a vari personaggi dello spettacolo, fino a cambiare di nuovo promotore, scegliendo Louis Barrier, per migliorare la propria proposta di lavoro. Trasferitasi in una casa lussuosa, divenne una vera e propria mecenate, invitando nel suo salotto la crema della società francese.

Durante la seconda guerra mondiale, con Parigi occupata dai nazisti, la vita della cantante non fu facile: il suo compagno dovette andare al fronte e lei fu costretta dalle ostilità degli occupanti nazisti a trasferirsi in una mansarda sopra una casa di tolleranza. Édith continuò comunque a cantare, malgrado l’ostracismo nazista, soprattutto a causa dei testi di alcune sue canzoni, non gradite, e per il suo ostinarsi a tenere sulle spalle il tricolore francese quando si esibiva, fatti che le causarono parecchi problemi.

Inoltre, tra il 1943 e il 1944 cominciò ad andare a trovare i prigionieri di guerra francesi imprigionati nei campi di concentramento tedeschi, come lo Stalag III D, facendosi sempre fotografare con i detenuti. Tornata a Parigi, faceva usare le fotografie per produrre documenti falsi utili per le evasioni dal campo. Tornata ad esibirsi nei campi di concentramento, infatti, portò in valigia generi di sussistenza e i documenti falsi, 147, consegnati a 118 persone che riuscirono a fuggire passando come suoi musicisti. Si fece aiutare anche da amici per nascondere ricercati, che spesso teneva anche nelle sue case. Alla fine della guerra fu sottoposta al giudizio del Tribunale per l’Epurazione, ma venne assolta da ogni accusa, ottenendo il riconoscimento dei servigi dati alla nazione.

Sarà proprio durante la guerra, nel 1944, che Édith si innamorò di Yves Montand che deve a lei la sua notorietà. Con lui duettava al Moulin Rouge e registrò “È meraviglioso” dal film Stella senza luci che interpretarono insieme. La storia tra i due però finì presto.

Nel 1946 la cantante scrisse la celeberrima “La vie en rose” che divenne la canzone francese per eccellenza. Sempre nel 1946 cominciò il tour in America, che raggiunse con il piroscafo “Queen Elizabeth”, e dove ottenne un clamoroso successo. A New York conobbe il pugile Marcel Cerdan, campione dei pesi medi, con il quale intrattenne uno scambio epistolare intenso. Nel 1949 Marcel morì in un incidente aereo. Il dolore cambiò profondamente la donna che gli dedicò la “Chanson Bleue”.

Dopo vari anni tormentati, nel 1952 si sposò con Jacques Pills e la sua carriera artistica continuò tra Stati Uniti (compresa la Carnegie Hall dove ebbe un’ovazione di venti minuti) e Francia, dove all’Olympia si esibì per più di cento giorni consecutivi.

Dopo il divorzio da Pills, gli amori e le vicende di Édith furono vari, fino ai suoi problemi di salute che si susseguirono nel tempo. Morirà il 10 ottobre 1963 e i suoi funerali furono un evento che mobilitò a Parigi così tanta gente che, secondo il prefetto cittadino, non si era mai vista dalla festa per la Liberazione, alla fine della seconda guerra mondiale, tanto era il desiderio di renderle omaggio.