Attraverso il medium fotografico Silvia Mariotti [Fano, 1980] interroga l’habitat che ci cir-conda, individuando i nessi esistenti tra ciò che è artificiale e ciò che è naturale. L’occhio fotomeccanico si sofferma su atmosfere sfuggenti, elementi anomali o situazioni enig-matiche; si sforza altresì di isolare lo sguardo dal clangore della vita, ostinandosi a rallen-tarne il ritmo sincopato per afferrare quelle schegge che – se prese singolarmente – costituiscono la trama dell’esistenza, che è costellata di desideri e nostalgie, equilibri e antinomie, luci e ombre.

In tutte le sue opere Mariotti cerca di fare esperienza dei luoghi e delle persone per meglio riflettere sulla situazione ambientale e sociale in cui viviamo. Alcune delle tematiche affrontate in anni recenti sono riconducibili all’irrazionale, l’irreale, l’inadeguatezza, le costrizioni e le contraddizioni; è come se l’artista volesse interrogarsi sulle storie che l’immagine lascia intravedere, fermo restando che non è dato sapere tutta la verità, ma soltanto una sua parte (una piccola porzione, quasi sempre indefinita, quasi sicuramente inconcludente).

Al MAC di Lissone Silvia Mariotti presenta l’inedita serie Attempts, progetto che nasce dalla volontà di palesare un fallimento, perché il raggiungimento di un obiettivo può passare attraverso un’infinita serie di tentativi.

Spiega l’artista: «Il fallimento porta necessa-riamente al controllo, alla difesa, quella stes-sa difesa che istintivamente ci costringe a proteggerci dietro ad una maschera. Masche-ra che è finzione, che vuole abolire o sospen-dere la propria riconoscibilità, svelando così l’estrema difficoltà con la quale ci si muove per sopravvivere».

Con un occhio quasi documentaristico ma pur sempre surreale, le opere in mostra ritrag-gono momenti sospesi nel tempo, in cui non vi è traccia della realtà sociale sebbene trovi le proprie radici in un disagio collettivo.

Il “tentativo” cui l’artista si riferisce è enfatiz-zato da azioni (catturate al loro acme) svolte in uno scenario che assume un fascino inde-finito, in quanto spazio anonimo, non ricondu-cibile a nessun contesto specifico. Altrettanto anonimi sono i soggetti, i quali svolgono azio-ni decisamente realistiche benché misteriose. L’atto che li impegna non è importante nel momento in cui si concretizza, diventa sem-mai rilevante nella sua fase transitoria, quan-do cioè il gesto deve ancora compiersi.

La costruzione del dato oggettivo intende evidenziare una ricerca volta all’esplorazione dell’incertezza che coinvolge tutto il genere umano, indagando l’ambiguità che circon-fonde momenti fortuiti oppure situazioni che sono reali e allo stesso tempo alienanti.

Museo d’Arte Contemporanea
Viale Padania, 6
Lissone (MB) 20851 Italia
Tel. +39 73 97368
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www.museolissone.it

Orari di apertura
Martedì, Mercoledì, Venerdì 15.00 - 19.00
Giovedì 15.00 - 23.00
Sabato e Domenica 10.00 - 12.00 e 15.00 - 19.00

Immagini correlate

  1. Silvia Mariotti, Try n.4, 2013, stampa fine art su carta cotone, 70x100 cm
  2. Silvia Mariotti, Manipolazione atavica, 2014, stampa fine art su carta cotone, 70x100 cm
  3. Silvia Mariotti, Try n.1, 2013, stampa fine art su carta cotone, 70x100 cm