… Gioia, un’alta, altissima gioia del cuore a colui che contro gli dei e i comandanti orgogliosi di questa terra sempre oppone la sua persona inesorabile.

(H. Melville, Moby Dick)

Di tutti gli orrori concepiti dall' umanità nel corso della sua breve e tormentata storia nessuno può superare quello che scaturì dal Nazismo, sia per la portata catastrofica delle sue conseguenze che per la sinistra fascinazione che seppe esercitare sul popolo della nazione ove nacque e che gli permise di raggiungere, pressoché incontrastato, i vertici di un potere assoluto.

La Germania del primo dopoguerra era sicuramente piegata dalle umilianti condizioni in cui la costrinse il trattato di Versailles tuttavia la repubblica di Weimar che da essa derivò fu un esempio di alta democrazia reso però fragile dal malcontento che serpeggiava soprattutto tra la piccola e media borghesia.

Quando arrivò la notizia del risarcimento che la commissione interalleata impose alla Germania per i danni causati con la Grande Guerra, la mostruosa cifra di 132 miliardi di marchi oro, la protesta montò e in breve una spaventosa inflazione, dovuta al disperato tentativo da parte del governo di stampare cartamoneta per pagare le prime rate di tale debito, portò al tracollo la ancora precaria economia tedesca e con essa la sua fragile democrazia.

Così in pochi anni, le umiliazioni e i sacrifici imposti alla popolazione della Germania dalle potenze uscite vittoriose dalla prima guerra mondiale, crearono i presupposti affinché in un popolo di altissimo livello culturale che era all'apice della raffinata civiltà europea, potesse nascere, crescere e conquistare il potere con libere elezioni quella diabolica mostruosità che fu il Nazismo.

Infatti, la presa che la macchina propagandistica di Hitler esercitò sulla opinione pubblica tedesca fu pressoché totale, sicché, durante la dittatura nazista furono pochissimi i focolai di resistenza che cercarono di opporsi, in qualsiasi modo, al formidabile potere di coercizione culturale politica e militare che dominava la Germania.

E tali sparuti focolai, con una spietata meticolosità tutta tedesca, vennero puntualmente repressi con inaudita ferocia.

Infatti, con la sola eccezione del Leone di Munster, il vescovo Clemens August von Galen, che dal suo pulpito tuonò invettive di fuoco contro il regime nazista per tutta la sua durata e che riuscì, grazie a un grande potere personale basato non sul terrore ma sull' amore e la devozione dei fedeli, a sopravvivere vittorioso nonostante i massimi vertici del regime reclamassero a gran voce la sua testa ( fu Hitler stesso, preoccupato per le conseguenze di un simile atto, a rimandare alla fine della guerra la resa dei conti con von Galen), tutte le altre voci di dissenso vennero soffocate nel sangue.

Tra queste voglio ricordare il più puro e luminoso esempio di resistenza al nazismo e al tempo stesso la più straziante testimonianza di eroismo che il popolo tedesco abbia saputo opporre alla brutalità del regime: la storia di Sophie Scholl e della Rosa Bianca.

Sophie Magdalena Sholl nacque nel 1921 a Forchtenberg da Magdalena, la madre, diaconessa luterana e da Robert Scholl, liberale cattolico e sindaco della cittadina.

Quarta di sei fratelli, crebbe in un ambiente agiato sotto la guida dei valori e dei principi cristiani. Dopo una infanzia spensierata, come tutti i ragazzi in quel tempo in Germania, venne iscritta appena dodicenne alla Hitler-Jugend, la gioventù Hitleriana, un organizzazione giovanile creata dal regime per indottrinare i giovani e avviarli a diventare bravi cittadini e perfetti soldatini del “Reich millenario”.

Tuttavia, insieme al fratello Hans cui era molto legata, si rese ben presto conto che l’ ideologia nazionalsocialista era in netto contrasto con i valori cristiani in cui era cresciuta e secondo i quali era stata educata.

Inoltre Sophie, crescendo, si era appassionata alla letteratura e alla filosofia e le voci dei grandi spiriti della cultura tedesca, Schiller, Goethe, Novalis urlavano in lei facendo nascere nel suo animo una profonda avversione al nazismo e di conseguenza la consapevolezza dell’abominio in cui era precipitata la Germania e decise risolutamente di ribellarsi a tale infamia.

Tale ribellione però, secondo i principi cristiani che la animavano, non poteva essere violenta e pertanto si manifestò attraverso un’ opera di persuasione volta a scuotere le coscienze del popolo tedesco affinché risorgesse dall’ abisso in cui era precipitato.

Insieme all’ amato fratello Hans e a uno sparuto gruppo di compagni di studi dell’università di Monaco di Baviera che condividevano le sue idee, fondò il gruppo della Rosa Bianca con il proposito di promuovere, in tutti i modi compatibili con una ribellione non-violenta, una resistenza passiva al nazismo.

Decisero quindi di stampare clandestinamente dei volantini da lasciare nei luoghi più frequentati di Monaco di Baviera, la città del sud della Germania dove si svolse la vicenda della Rosa Bianca.

I volantini stampati dal gruppo furono sei, i testi erano ispirati ai valori del più puro spirito cristiano con ampi richiami alle Sacre Scritture, a Sant' Agostino e a Aristotele.

In essi si faceva appello, anche attraverso le sue voci più illustri, da Schiller a Rilke, da Goethe a Novalis, al cuore della cultura e dello spirito tedesco con toni a volte esaltati e mistici, con passi in cui si proiettava la prospettiva della storia su un piano metafisico proclamando senza mezzi termini che Hitler era l'incarnazione stessa di Satana.

Si denunciavano inoltre pubblicamente le atrocità dei campi di sterminio e l'infamia del programma di eutanasia forzata nei confronti dei cittadini menomati, malati o disabili, la famigerata "Aktion T4" contro cui, con ben altri risultati, si scagliò anche il Vescovo di Munster, quel von Galen che Benedetto XVI ha recentemente beatificato.

Purtroppo gli intellettuali tedeschi a cui si rivolgeva, rimasero sordi al grido di ribellione della Rosa Bianca il cui prezioso, cesellato e fragile stiletto, coraggiosamente levato contro il Moloch nazista, si infranse inesorabilmente contro la dura corazza di quel titanico mostro infernale.

Sophie, con un atto di giovanile baldanza, decise di gettare da una balconata prospiciente l'atrio dell' Università di Monaco, una manciata di volantini proprio all' ora di uscita dalle lezioni ma venne vista da un bidello, bloccata e consegnata alla Gestapo.

Dopo un processo farsa lei e il fratello vennero dichiarati colpevoli di alto tradimento e giustiziati mediante decapitazione. Il coraggio, la incrollabile determinazione e la serena compostezza con cui Sophie Scholl affrontò, a soli 22 anni, il patibolo commosse i suoi aguzzini e perfino il boia disse che non aveva visto mai nessuno morire con tanta forza d' animo.

Qui si chiude la mera narrazione dei fatti: uno sparuto gruppo di giovani ribelli stritolati dalle ganasce smisurate di un mostro immane.

Ma proprio qui, in questa storia di eroismo, si rivela la straordinaria potenza di un tale atto conferendo a quella minuta ragazzina e ai suoi compagni una grandezza capace di annichilire i loro aguzzini con un luminoso rovesciamento prospettico.

Il mistero di un così tenace coraggio, non di un conato istintivo, generoso ma istantaneo bensì di una lunga e ponderata azione condotta nella più assoluta consapevolezza dei rischio mortale che essa comportava, mi riempie di stupore e di ammirazione.

Il funzionario della Gestapo, incaricato di estorcerle una confessione che scaricando la responsabilità sul fratello le avrebbe risparmiato il patibolo, di fronte alla sua fiera resistenza le chiese:”… non si sente colpevole di aver diffuso e aiutato la Resistenza, mentre i nostri soldati combattevano a Stalingrado? Non prova dispiacere per questo?” E lei rispose “ No, al contrario! Credo di aver fatto la miglior cosa per il mio popolo e per tutti gli uomini. Non mi pento di nulla e mi assumo la pena!”.

Aveva solo 22 anni e sacrificava serenamente la sua vita e il suo futuro per testimoniare la sua fede nei valori di pace e fratellanza universale di fronte a quel male assoluto sotto il quale non avrebbe potuto vivere. Ora, su una collina, lungo le sponde del Danubio, nei pressi di Ratisbona sorge un tempio neoclassico voluto da Ludovico I di Baviera: è il Walhalla, creazione architettonica ispirata all’enorme aula nella quale, secondo la mitologia norrena, le anime degli eroi germanici morti in battaglia venivano condotte nella gloria al cospetto di Odino.

L’ edificio fu concepito per ospitare le statue marmoree dei grandi eroi e delle figure memorabili della storia germanica e ora lì, tra Beethoven e Wagner, tra Kant e Schiller si trova Sophie Scholl, piccola e minuta, il busto della quale può stare senza arrossire tra quei grandi spiriti nel nome dei quali ha con gioia donato la sua giovane vita.