SOMMA & C Srl, azienda di Fidenza specializzata in maglieria luxury Made in Italy, ha fondato il brand “SVEVO” nel 1892, quando Nicola Somma, abile commerciante di maglieria, arrivò a Bari dalla Campania e aprì una catena di negozi di maglieria da uomo e da donna, la cui distribuzione puntava – allora come oggi- su qualità e autenticità. Quanto il castello normanno svevo, edificio simbolo di Bari e della Puglia in generale, ha influenzato sulla scelta del nome stesso del brand?

Abbiamo scelto di identificarci con il sito più iconico e rappresentativo di Bari per non dimenticare le nostre origini, a cui teniamo molto. Nei primi anni Novanta la scelta di ampliare il comparto manifatturiero rilevando un’antica azienda a Fidenza, oggi nostro headquarter, specializzata nella produzione della maglieria di pregio, non ha impedito di mantenere inalterata la nostra identità originale.

Il primo maglificio SVEVO venne fondato dal figlio di Nicola Somma, Mario Sr., nel 1955, concentrandosi sulla produzione di maglieria di altissimo pregio in cashmere, lana e seta. Oggi ogni fase di lavorazione richiede 24 fasi distinte, di cui oltre la metà realizzate a mano. Quali processi prevedete di implementare in futuro?

Nella moda oggi c’è un termine che, ben lontano dall’avere un’accezione negativa, costituisce l’asse portante dell’innovazione: ‘contaminazione’. È infatti attraverso il dialogo costante tra vita reale, ispirazione, sogno e commistione di materiali che la moda riesce a sedurre il consumatore contemporaneo. Per questa ragione la mia ‘nuova creatura’, di cui vado fiero, è la somma di tutti questi elementi. Con la SVEVO 6TLK (Tech Luxury Knitwear) stiamo traghettando la maglieria nel futuro.

Per cosa si caratterizza la nuova capsule collection “SVEVO 6TLK”?

Risponde innanzitutto all’esigenza di proporre uno stile contemporaneo e versatile, ad alta prestazione. Con la capsule 6TLK, SVEVO ricodifica i valori dello stile e della qualità attraverso nuove credenziali high-tech volte al benessere e alla protezione avanzata della persona. Cosa unisce il cashmere e il carbonio? Un unico stile di vita. Cashmere e carbonio rappresentano la punta di diamante dell’eccellenza. Il primo nell’ambito della tradizione e il secondo nell’innovazione. Sono le due facce del lusso contemporaneo e noi abbiamo trovato il modo di unirle in un brevetto che ci consente, attraverso un innovativo processo produttivo, di produrre capi con membrana di carbonio abbinata alla maglia di cashmere/seta/carbonio; capi double, reversibili, dove il cashmere/seta/carbonio e la membrana di carbonio possono diventare alternativamente protagonisti in base ad esigenze estetiche e di benessere.

Il vostro brand rappresenta un talento manifatturiero d’eccellenza nel panorama della maglieria, o meglio, dell’arte della maglieria: il segreto di questo successo?

Posso dire che il segreto risiede nella nostra famiglia senza rischiare di essere “troppo italiano”? La SOMMA & C. è arrivata alla quarta generazione non per caso, continuando a svolgere la stessa attività, di decennio in decennio, e al tempo stesso innovandola di continuo. Il segreto è quindi anche nella continuità e nella coerenza. Da una parte preserviamo modalità produttive che potrebbero scomparire e le tramandiamo nel tempo, dall’altra scommettiamo, senza nessun azzardo, nella ricerca e nell’innovazione, mettendo sempre al primo posto la creatività, che era ed è un punto di forza della nostra famiglia.

Per la primavera estate avete prodotto un gilet con fibre nobili e naturali, come la lana e seta, adatto alle mezze stagioni, molto apprezzato per il valore e l’unicità del Made in Italy. Come avviene l’ottimizzazione della qualità dei filati nel vostro centro di produzione, oggi a Fidenza?

Per ottimizzare al massimo i filati li ripassiamo all’interno di uno speciale macchinario, che attraverso lo scorrimento di appositi dischi rilascia una quantità di paraffina naturale necessaria e corrispondente al tocco e alla morbidezza che si desidera raggiungere. In una fase successiva il filo naturale è messo in umido in appositi contenitori per ottenere la massima delicatezza. Infine ogni rocca di filo è stoccato all’interno di un armadio-contenitore umidificante, dove la fibra naturale riposa per circa tre giorni acquisendo ulteriore elasticità e duttilità. Per semplificare, usando una metafora, è un po’ come se fossimo ‘négociant-manipulant’. Non produciamo direttamente il filato, ma, dopo averlo selezionato accuratamente, lo trattiamo perché possa produrre il miglior… champagne!

In qualità di Creative, Commercial and Marketing Director dell’azienda, quali sono le maggiori sfide che state affrontando oggi e difficoltà, soprattutto dopo gli anni della pandemia? Nuove strategie comunicative?

Siamo capaci da sempre di realizzare un prodotto eccellente, ma dobbiamo fare di più per farlo conoscere e apprezzare. Il tempo della pandemia ci ha fatto riflettere sull’opportunità di investire di più e meglio per fare crescere il nostro brand, SVEVO, e perfezionare non solo l’attuale distribuzione, che è principalmente internazionale, ma anche l’approccio verso il consumatore finale. Stiamo quindi lavorando per potenziare il canale dell’e-commerce che ci permetterà di comunicare di più l’essenza del nostro marchio attraverso un’immagine completamente rinnovata rispetto al passato.

In qualità di direttore commerciale, quali sono i mercati dove esportate maggiormente e per quale motivazione?

Siamo molto apprezzati all’estero e principalmente in quei mercati decisamente maturi, che sono quindi in grado di apprezzare prodotti che, come il nostro, sono tra le massime espressioni del Made in Italy. Parliamo di Stati Uniti, Giappone, l’Europa e i paesi dell’ex federazione russa. Siamo a Zurigo, Bruxelles, Sankt Moritz, Dubai, Johannesburg, Hong Kong, Las Vegas e a Porto Cervo. Siamo necessariamente internazionali perché il nostro prodotto è apprezzato e richiesto in tutto il mondo, in particolare negli itinerari del lusso.

Ha sempre sentito la responsabilità di far parte di una famiglia con una lunga tradizione manifatturiera alle spalle, come ha vissuto la sua infanzia?

Come vivo adesso, con creatività e con la consapevolezza che per crescere bisogna inventare sempre cose nuove.

Tre aggettivi per descrivere il brand e una caratteristica della sua personalità che si riflette nella sua azienda?

I tre aggettivi per il brand sono: lifestyle, artigianalità e coerenza. Una caratteristica della mia personalità che si riflette nell’azienda è in particolare la coerenza.

Nel 1958 Nico Somma, figlio di Mario e primogenito della terza generazione, affianca alla produzione delle collezioni maschili una fabbrica dedicata alla maglieria femminile ed al bambino. Come mai negli anni successivi l’azienda si è specializzata sulla linea uomo?

L’orientamento verso una proposta maschile è derivato dalla ‘specializzazione’ della moda uomo verso prodotti che fossero più sganciati dal dictat della tendenza ad ogni costo a favore di una ricerca di stili più nettamente affini al mantenimento della qualità. L’uomo spesso non insegue le regole dettate dalla moda, le stabilisce. Per questo motivo ci siamo trovati, nel tempo, maggiormente in sintonia con il consumatore maschile.

E’ sempre più un trend delle aziende che vestono principalmente l’uomo di puntare alla donna con un prodotto che viene minimamente modificato rispetto alla proposta maschile. Come mai? Sarà perché la donna contemporanea ama la comodità dei capi maschili?

Esatto. Oggi le donne stanno vivendo una nuova rivoluzione, forse simile a quella attuata da Chanel che per prima le liberò dai bustini. Oggi anche il pubblico femminile desidera appunto trovare maggiore comodità e performance nei capi che indossa e quindi ecco che, senza dover rielaborare troppo nella modellistica, già oggi si vende oltre il dieci per cento delle nostre collezioni a clienti finali donne. Ce lo segnalano spesso i nostri partner commerciali.

Il capo SVEVO che non deve mai mancare nell’armadio di Mario Somma?

La cravatta blu… e non sembri una contraddizione. Chi mi conosce sa che l’indosso solo quando è strettamente necessario. Non deve mancare nel mio armadio perché rappresenta uno storico brevetto di mio padre Nico. Era riuscito a creare cravatte in maglia a “pezzo unico” senza tagliarle, con un telaio customizzato ad hoc. Con il geniale escamotage del ‘filo calato’ la piegatura era naturale. Ad oggi nessuno è riuscito a imitarci.

Visto che l’azienda ha più di 120 anni ad oggi, quali sono i valori che cercate di tramandare alle generazioni future?

Oltre alla capacità di gestire la complessità manifatturiera nell’ambito della maglieria, c’è il welfare. Da sempre il benessere dei nostri dipendenti è ai vertici dei nostri obiettivi. Fare impresa significa anche fare crescere il proprio territorio. È una fondamentale questione etica.

Parteciperete a giugno a Firenze al Pitti Immagine Uomo, la fiera più importante in Italia e all’estero per l’abbigliamento maschile, aspettative? Presenterete qualche novità?

Sarà un’eccezionale vetrina per la capsule 6TLK che rappresenta perfettamente il carattere attuale del brand e rappresenta l’azienda al cento per cento. Ma non solo questo. Lanceremo tre capsule realizzate in materiali 100% sostenibili con certificazione Gots: cotone/cashmere, cotone/seta, cotone tricot denim.

Coco Chanel, rivolgendosi alle donne, affermava che nessun uomo avrebbe mai potuto far sentire protetta e al sicuro una donna come un cappotto di cachemire, condivide?

Sì e penso infatti che, parafrasando il noto headline dei diamanti, si può anche aggiungere che un capo in cashmere è per sempre, se lo si tratta bene!