La mia bisnonna paterna, Elvira De Rose era una donna legata profondamente alle tradizioni del suo tempo e del suo luogo.
Madre di Salvino Cesareo, nonna di Raffaele Cesareo, mio padre e dunque mia bisnonna, indossava con grazia questo abito, un simbolo di appartenenza e identità.
Insieme alle gentil donne di un piccolo borgo del sud Italia, portava avanti una cultura ricca di storia, tramandata di generazione in generazione.
Guardia Piemontese si erge solida e massiccia da un’altura di 514 metri sul livello del mare, sembra sospesa tra cielo e terra.
Popolata a partire dal XII secolo da coloni prevalentemente valdesi, provenienti dal Regno D’Arles, dalla Provenza, dal delfinato e dalle valli Occitane del Piemonte, è l’ultima enclave occitana a custodire la cultura e la lingua dei loro antenati giunti in Calabria.
Conosciuta originariamente come La Gardia per via della torre che dominava la collina, utile roccaforte difensiva per eventuali avvistamenti di navi nemiche, successivamente fu ribattezzata Guardia Lombarda e infine Guardia Piemontese.
Chi la guarda da lontano, dalla stazione ferroviaria di Paola a 25 km più a sud, non può non restarne affascinato.
Il Paese appare come un piccolo presepe arroccato, un circolo perfetto che domina il panorama.
Passeggiando per il borgo, le strade conducono a punti panoramici che lasciano senza fiato; da un lato il mare che si estende all’orizzonte, dall’altro la montagna che si inerpica fino a 1100 metri verso i laghi di Fagnano Castello.
Nel tardo pomeriggio, quando il cielo è limpido, il tramonto regala uno spettacolo unico: l’orizzonte si dipinge di rosso, di rosa o di arancione e con un po’ di fortuna si possono intravedere le sagome lontane delle Isole Eolie.
Ma è la sera che Guardia svela la sua anima più convivale, salendo dal parcheggio verso il convento, ci si immerge in un’atmosfera serena e autentica.
In estate i residenti, insieme ai visitatori, si ritrovano qui per scambiare due chiacchiere, mentre la brezza marina porta con sé un fresco sollievo, anche nelle giornate più calde.
Il clima mite e l’aria leggera fanno di questo luogo un rifugio ideale per chi cerca pace e bellezza.
L’abito femminile tradizionale di Guardia Piemontese viene generalmente attribuito al XV secolo, periodo in cui iniziò ad evolversi rispetto al modello originario portato dal Piemonte in territorio calabrese. Tuttavia non esistono documenti che attestino con certezza la sua storia o la sua reale provenienza. È plausibile ipotizzare, osservando la complessità e la ricchezza dei dettagli, così come le preziosità dei tessuti utilizzati, che questo vestito abbia avuto origine tra gli ambienti aristocratici di Tolosa.
Successivamente fu ulteriormente impreziosito dapprima dagli Occitani - Valdesi provenienti dalle Valli torinesi e in seguito fondendosi con le influenze calabresi che caratterizzavano il territorio di Guardia Piemontese.
Questi scambi culturali, da sempre presenti nella regione, hanno dato vita a un abito che racconta un’identità ricca di contaminazioni.
In origine era confezionato con tessuti più adatti al clima del nord Italia, ma nel tempo subì un processo di trasformazione e adattamento per rispondere alle esigenze del luogo che lo accolse.
Come presso accade, la tradizione si evolve rimanendo fedele a se stessa ma adattandosi alla nuova realtà. La tramontana esiste in tre versioni principali:
la versione quotidiana, adatta alla vita di tutti i giorni;
la versione da matrimonio chiamato Dourn’, più ricca e decorata per celebrare le nozze;
la versione da lutto, anch’essa denominata tramontana, ma caratterizzata da dettagli distintivi che ne riflettono il significato simbolico, come il copricapo e il grembiule che assumono il colore nero.
Ogni fase del vestito contribuisce alla sua complessa struttura, composta da più livelli di tessuto, tipica della moda del Rinascimento.
Il primo elemento è la camicia bianca, di cotone, ampia e lunga fino alle ginocchia. Questo capo che potrebbe anche essere definito camiciola, è pensato per offrire comodità e adattabilità, consentendo di essere indossato anche in caso di cambiamenti fisici, come una gravidanza.
La camicia, come anche il resto, non presenta chiusure moderne, ma solo bottoni e passamanerie, che permettono di regolarne il volume intorno al corpo.
Il girocollo è chiuso con dei bottoni, e sullo stesso è applicato un elegante colletto fatto all’ uncinetto. Il secondo strato presenta una parte superiore simile ad un gilet maschile, realizzato con un tessuto più’ corposo, simile al panno lenci, una stoffa ottenuta per infeltrimento delle fibre generalmente di lana cardata.
Questa parte, priva di maniche, si estende sulla parte superiore del corpo, senza aderire ma mantenendo una linea ben definita.
Dalla vita in giù, la gonna copre completamente la camiciola sottostante, lasciando però visibili le maniche bianche e il colletto.
Il terzo componente è l’abito vero e proprio, un capo elaborato, particolarmente ricco nella parte posteriore della gonna, dove si impiega una tecnica di lavorazione chiamata Engrip, ogni colonna contiene 11 pieghe di un centimetro ciascuno, che vanno a formare una plissettatura che circonda la schiena.
Per ottenere questo effetto plissé, sono necessari nove metri di tessuto.
La parte frontale rimane invece liscia, con una scollatura a forma di V ampia e profonda, che viene completamente coperta dal grembiule.
Quest’ultimo arricciato nella parte superiore e cucito su una lunga fettuccia, si avvolge intorno al corpo e si chiude sul davanti.
A completare il tutto ci sono i manicotti, che arrivano fino a metà del gomito, con un risvolto al polso che richiama il colore della gonna, creando un richiamo visivo e proteggendo la camicia bianca sottostante.
Un aspetto distintivo delle donne che indossavano la tramontana era l’acconciatura, che prevede l’intreccio dei capelli con fettucce intorno al Penaglio, una piccola struttura a forma di cuore, da cui partono trecce rigide sui lati della testa.
Questa particolare acconciatura aggiunge un ulteriore livello di sofisticazione e di significato all’outfit. Inoltre il penaglio può essere completato da un fazzoletto, il cui colore e pregio variano; un velo bianco ricamato per la sposa, o un fazzoletto tinta unita per la mise da giorno.
Un altro elemento caratteristico era il foulard, che veniva posizionato nella parte alta del grembiule, spesso sul lato destro o sinistro, e che indicava anch’esso lo stato civile della donna, distinguendo le nubili dalle sposate.
La “tramontana” è stato indossato nella comunità fino agli anni Novanta, ma ancora oggi è possibile ammirarlo durante le manifestazioni culturali o all’interno dei due musei a Guardia Piemontese.
I musei, che custodiscono la memoria storica e le tradizioni di questo affascinate angolo di Calabria, sono la testimonianza di un passato che affonda le radici in secoli di cultura.
Inoltre, la tradizione di vestire le donne con il loro abito per il riposo eterno ha contribuito a renderlo un cimelio raro e prezioso.
Unendo il passato al presente, la visita diventa un’esperienza immersiva, che invita a scoprire non solo il costume, ma anche le storie che esso racconta.
Se decidete di visitare Guardia Piemontese, vi consiglio di dedicare del tempo a esplorare entrambi i musei e a fare un giro alla scoperta del borgo.
Non dimenticate di fermarvi al convento, dove potreste incontrare alcuni membri della nostra vivace comitiva estiva.
Qui, vi troverete ad ascoltare un affascinante mix di lingue: occitano, milanese, romano, calabrese in diverse varianti, cosentino, fuscaldese, cetrarese, ma che tedesco e inglese.
Un’esperienza linguistica e culturale unica, che rende il nostro paese ancora più speciale. A pochi chilometri, Guardia Piemontese marina a ridosso del mare, e in soli 10 minuti di strada potete raggiungere le famose Terme Luigiane, conosciute per le loro acque ipertermali solfuree e salsobromojodiche, che vantano tra il più alto grado sofidrometrico d’Italia.
Le terme classificate come di livello primo super, offrono trattamenti terapeutici per una vasta gamma di disturbi.
E in soli altri 10 minuti, sarete di ritorno al paese, con il contrasto tra mare e montagna che rende questa zona davvero unica.
Dalla costa alla montagna in meno di mezz’ora ;una vera e propria esperienza che stimola i sensi e arricchisce l’anima.
Un viaggio qui è un viaggio nel tempo, ma è anche un luogo che vi lascerà ricordi semplici, ma indelebili. Venite a scoprire la magia di un posto che sa come mescolare il passato e il presente, la cultura e la natura.